Da donna a donna. Istruzioni per vivere serenamente una vita “perfettamente imperfetta”. Recita così la quarta di copertina de “Il tempo del cuore”, l’ultimo libro di Elvira Frojo (Edizioni San Paolo), in cui l’autrice propone un Galateo delle donne imperfette che possa rendere l’universo femminile, complesso e variegato nelle sue diverse fasce d’età, in grado di fare della fragilità un punto di forza. La leva con cui sollevare il mondo, si potrebbe dire parafrasando Archimede.
“Un Galateo per ritrovare la gioia di sentimenti e di emozioni autentiche”, spiega l’autrice: “Per combattere una molteplicità di stereotipi che resistono, ancora oggi, nella cultura della società, generando forme, anche subdole, di violenza”.
Un Galateo, insomma, che aiuti ognuno di noi – maschi compresi – “a vivere meglio la quotidianità, le relazioni, la vita”. Un Galateo che possono contribuire a costruire proprio le donne, madri, mogli, single, lavoratrici, donne giovani e anziane, “rese spesso allo stesso tempo simboli e vittime” da un immaginario collettivo amplificato dalla forza spesso deformante e ambigua della Rete. L’obiettivo:
“Generare una rivoluzione interiore che dia un senso alla vita, partendo da debolezze, malesseri, paure e sconfitte. Alla ricerca di un comune sentire in una società che, abbattuti modelli consolidati, sembra annaspare nel definirne di nuovi”.
E’ una sfida che la pandemia d Covid ha rafforzato: “Il mondo colpito dall’emergenza ha visto oscurare canoni ‘vincenti’ nelle relazioni e nella socialità. E le donne, ancora una volta in prima linea, pronte a impegnarsi, accudire, motivare. A dare fiducia e speranza”.
Gentilezza, tenerezza, disponibilità ma anche determinazione, coraggio, coerenza: si può partire da qui, propone Frojo, “per capovolgere gli schemi di una società basata sul potere, sull’opportunismo, sull’ipocrisia dei rapporti. Una società che esalta l’arroganza sottraendo serenità alle relazioni e alimenta disinteresse o ricerca ‘zone di comfort’ dove tutto è permesso ma nulla è vissuto come reale”.
Le donne sono come l’araba fenice: sanno “scendere nella profondità della sofferenza e risalire il superficie”,
anche dopo sconfitte e delusioni, ognuna a modo suo, in molle modi diversi. Il filo conduttore, però, è uno solo: “il desiderio della donna di essere riconosciuta e accettata per quello che è”. I percorsi femminili provocano “dissonanze” dal pensiero comune e da schemi omologati, ma parlano sempre un linguaggio relazionale che rifiuta volgarità e insulti “opponendo all’odio e al rancore sociale la buona educazione”. Il Galateo delle donne imperfette, allora, non è e non può essere un decalogo predefinito: le protagoniste sono donne che “non rincorrono regole da manuale, ma hanno il coraggio di attraversare la vita con pienezza, consapevolezza, coraggio e amore”.
“Il nostro obiettivo – si legge nel volume – sarà quello di poter rivendicare il diritto di essere ciò che veramente siamo e di affermare, con consapevolezza, la nostra identità senza esserne, al tempo tesso, vittime. Sulla fragilità e l’imperfezione possiamo costruire la nostra forza. Limitando ansie che rischiano di trasformarsi in aggressività e abbandono. Mettendosi al riparo da paludi affettive”.
C’è un Galateo per ogni età: per le giovani donne, per le donne mature, per quelle che hanno già attraversato queste due stagioni dell’esistenza. Ad ogni tappa, l’autrice associa un binomio di virtù; “bontà e rispetto”, “libertà e autostima”, serenità e saggezza”. “E’ proprio della donna prendere a cuore la vita”, ricorda Papa Francesco nella prima omelia del 2020: “La donna mostra che il senso del vivere non è continuare a produrre cose, ma prendere a cuore le cose che ci sono. Solo chi guarda col cuore vede bene, perché sa ‘vedere dentro: la persona al di là dei suoi sbagli, il fratello oltre le sue fragilità, la speranza nelle difficoltà”.
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