Per contrastare discriminazioni e settarismi che lacerano il tessuto sociale egiziano è opportuno rimuovere dai documenti di identità i riferimenti alla propria appartenenza religiosa.

È questa la proposta rilanciata da un gruppo di cristiani e musulmani riunitisi nella città egiziana di Minya con l’intento di formulare proposte utili per sostenere una pacifica convivenza civile e disinnescare fanatismi e estremismi alimentati con propagande che strumentalizzano contenuti e linguaggi religiosi. All’incontro, riferisce l’agenzia Fides, hanno partecipato anche alcuni sacerdoti copti insieme a esponenti delle comunità islamiche locali. In Egitto la controversia sulla appartenenza religiosa da indicare nei documenti d’identità è stata sollevata già negli anni Novanta del secolo scorso; finora era stata appannaggio soprattutto di gruppi di atei, agnostici e altri egiziani che non vogliono essere identificati come musulmani, cristiani o ebrei. In alcuni casi, come quello dei seguaci della dottrina baháʼí, il rifiuto di indicare la propria appartenenza religiosa nei documenti di identità personali ha comportato di fatto l’impossibilità di esercitare i propri diritti civili e di usufruire dei servizi statali.

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