Curare il mondo del grande male che lo affligge”.

È l’imperativo del Papa, nel discorso rivolto ai membri del Pontificio Collegio Pio Latino Americano di Roma, ricevuti oggi in udienza. “La pandemia – ha proseguito il Papa parlando in spagnolo – ci ha posto di fronte al grande male che affligge la nostra società. La globalizzazione ha superato le frontiere, ma non le menti e i cuori”. “Il virus si diffonde senza freni, ma non siamo capaci di dare una risposta congiunta”, la denuncia di Francesco: “Il mondo reagisce chiudendo le porte, rifiutando il dialogo e la collaborazione e di aprirsi con sincerità all’impegno comune per un bene che raggiunga tutti indistintamente”. “La cura di questo male – ha spiegato il Papa – deve partire dal basso, dai cuore e dalle anime che ogni giorno ci sono affidate, con proposte concrete nell’ambito dell’educazione, della catechesi, dell’impegno sociale, capaci di cambiare mentalità e di aprire spazi, per sanare questo male e dare a Dio un popolo unito”. “Lottare contro la cultura dello scarto, la segregazione sociale, la sfiducia e il pregiudizio a motivo della razza, della cultura e della fede, affinché il sentimento di fraternità i imponga su ogni differenza”, l’altro invito di Francesco, che – a braccio – ha messo in guardia anche dal ”clericalismo che fa tanto danno e che è una malattia”. L’immagine evocata dal Papa, sempre fuori testo, è quella della globalizzazione: “Ma non come una sfera, che significa uniformità, come un poliedro, per cui ogni popolo conserva la sua peculiarità”.

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