DIOCESI – L’opera delle Caritas Parrocchiali è tanto grande quanto silenziosa e discreta. Ascoltando le voci dei parroci e dei volontari che operano nelle parrocchie della Vicaria Madonna di San Giovanni si può avere l’impressione di quanto siano numerose le persone che versano in condizione di disagio economico. Purtroppo l’emergenza covid non ha fatto altro che aggravare una situazione già precaria e sono a rischio povertà anche persone che fino a poco tempo fa vivevano in condizioni di normalità. A fare fronte a queste crescenti esigenze c’è una rete di volontari che con pazienza, dedizione e abnegazione vengono incontro alle più disparate richieste. Senza troppi giri di parole bisogna dire che si tratta di un’opera preziosa e insostituibile e che spesso supplisce un welfare carente, se non addirittura completamente assente.
Don Federico Pompei, Vicario Foraneo e Parroco delle Parrocchie San Pio V e San Giovanni Battista in Grottammare ci racconta: «La nostra Caritas Parrocchiale assiste 52 famiglie che vengono mensilmente alla Caritas per ritirare il pacco alimentare con i generi alimentari che distribuiamo grazie al Banco Alimentare di Porto d’Ascoli nel quale andiamo una volta al mese per l’approvvigionamento. Per le famiglie che si trovano in uno stato di necessità maggiore interveniamo anche per pagare qualche utenza, affitto o medicinale. Il martedì dalle 10.00 alle 12.00 è aperto il centro d’ascolto per coloro che hanno bisogno di parlare delle proprie necessità ai volontari della Caritas. Le situazioni di difficoltà sono varie. Ci sono anziani che percepiscono la pensione minima e che devono far fronte al pagamento delle utenze, che specialmente nei mesi invernali diventano più onerose. Ci sono persone che lavorano in modo non continuativo oppure stagionali che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Ci sono infine le famiglie numerose con più figli. I bisognosi ricevono anche dei sussidi dallo Stato o dal Comune che si impegna a fornire ad esempio ad alcune famiglie testi scolastici. La nostra attenzione va anche a persone che non sono residenti a Grottammare, ma vi transitano non avendo una fissa dimora. Queste persone richiedono soprattutto medicinali, del denaro per poter viaggiare e altre richieste di carattere personale».
Don Roberto Melone, Parroco della Gran Madre di Dio in Grottammare spiega: «Sono 30 le famiglie seguite dalla nostra Caritas Parrocchiale per un totale di 120 persone assistite. La distribuzione dei viveri avviene una volta al mese tramite i generi alimentari che ci sono donati dal Banco di Rubianello. A volte abbiamo fatto delle raccolte alimentari a livello parrocchiale e interparrocchiale. A volte siamo andati incontro alle famiglie che ci hanno chiesto un aiuto per pagare delle bollette. È necessario valutare caso per caso: la carità implica anche discernimento, valutazione in vista di un’azione concreta mirata a chi ne ha veramente bisogno. La Caritas in tal senso fa assistenza, ma non assistenzialismo: è un’opera sicuramente di sostegno, ma anche di educazione e di promozione della persona. La fascia delle persone che versano in stato di necessità purtroppo si è allargata. Ci sono anche situazioni veramente dolorose come quella di un nucleo familiare che si è diviso, nel senso che alcuni membri sono dovuti tornare nel proprio paese di origine, lasciando invece un genitore a lavorare in Italia e in modo tale da provvedere ai familiari rimpatriati».
Per la Parrocchia Madonna della Speranza, affidata alla cura pastorale di don Dino Pirri, parla la Monica Cancrini, Responsabile Parrocchiale della Caritas: «Per quanto riguarda la distribuzione dei generi alimentari che effettuiamo una volta al mese, sono circa 60 le famiglie che sono coinvolte. Alcune persone si rivolgono a noi perché hanno urgenza di pagare bollette o affitti e si trovano in difficoltà perché magari hanno perso il lavoro oppure sono lavoratori stagionali. Sono diverse le donne con figli con situazioni di abbandono che si rivolgono a noi o anche uomini fra 40 e 60 anni che si trovano in difficoltà. Si rivolge a noi anche un 10% di persone anziane. Purtroppo non si tratta solo di situazioni di disagio economico, ma è diminuita anche la socializzazione: ogni anno in occasione della Giornata Mondiale dei Poveri organizziamo un pranzo, che quest’anno, a causa del covid, non abbiamo potuto svolgere. Manca insomma una rete di relazioni fra persone bisognose. Anche per noi volontari della Caritas non è semplice: se la situazione dovesse peggiorare, saremo costretti a chiudere il nostro centro di ascolto e a riattivare il numero telefonico come abbiamo fatto durante il lockdown».
Don Nicola Spinozzi con le volontarie Fabrizia Giudici e Benedetta Tiburzi ci fa conoscere la situazione relativa alle parrocchie Santi Gregorio Magno e Niccolò e Santi Benigno e Michele Arcangelo in Ripatransone: «La nostra Caritas Parrocchiale è piuttosto giovane in quanto è nata pochi mesi fa, però ci siamo attivati subito per venire incontro ai bisogni delle famiglie. Abbiamo aiutato alcune famiglie con il fondo appositamente stanziato dalla diocesi per queste situazioni di disagio. Per metterci a servizio delle persone che versano in stato di necessità abbiamo avviato una collaborazione con le suore teresiane che hanno già un loro circuito di persone bisognose da aiutare. Ci siamo attivati per reperire materiale scolastico, in particolare libri, per alcune famiglie che ne avevano fatto richiesta. In questo periodo molte sono state le richieste di aiuto per trovare lavoro».
Infine Valter Martelli ci illustra l’opera svolta dalla Caritas Parrocchiale di San Basso in Cupra Marittima, guidata da don Armando Moriconi: «La nostra Caritas Parrocchiale si compone di una quindicina di volontari. Alcuni si occupano dell’ascolto, altri dell’abbigliamento e altri del settore alimentare. Le famiglie assistite sono un cinquantina per un totale di 200 persone. La nostra opera di volontariato si indirizza verso coloro che hanno bisogno, sia italiani che stranieri. Grossomodo 15 sono le famiglie native o residenti nei comuni di Cupra e Massignano, mente 35 sono i nuclei familiari di origine staniera. Due sabati al mese consegniamo alle nostre famiglie i generi alimentari che ci sono forniti dal Banco delle Opere di Carità di Monterubbiano e dalla generosità delle famiglie cuprensi. Purtroppo ci sono diverse situazioni di disagio, soprattutto dovute a problemi di carattere familiare. In tal senso cerchiamo di favorire la maggior comprensione fra i membri della famiglia, però oggettivamente è un lavoro difficile e si ha difficoltà a entrare in certe dinamiche, che a volte sono legate ai diversi contesti culturali. A titolo di esempio posso dire che spesso sono le donne a venire da noi, perché nei paesi d’origine di queste famiglie assistite tutto il carico del lavoro in casa ricade sulle spalle della moglie. Su queste situazioni siamo intervenuti, cercando di invogliare anche i mariti a venire presso la nostra Caritas, svolgendo così anche, se si vuole, un’opera di integrazione».
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