“Questa pandemia – ha osservato mons. Russo – sta mettendo a dura prova la nostra esistenza fisica e il nostro equilibrio mentale. Ci sono però categorie a rischio di sconfinare in vere e proprie patologie: penso ai poveri, alle famiglie che si sono ritrovate a dover assumere ruoli diversi e complessi, ai bambini e agli anziani, ai giovani che devono stare insieme agli altri per apprendere e crescere, ai tanti che hanno perso il lavoro”. Da mons. Russo “un’attenzione speciale a coloro che hanno già disturbi mentali: che non avvenga che siano i primi ad essere emarginati e scartati dalle cure necessarie”. “Anche noi – ha aggiunto -, nella prima fase della pandemia, ci siamo smarriti prima di comprendere come comportarsi e che cosa fare. Siamo nati per essere felici; perciò nei momenti di sofferenza ci chiediamo subito perché? che cosa vuol dire tutto questo? C’è una lezione da apprendere? Nessuno cerca il dolore e la sofferenza, e non possiamo neppure dire che la pandemia sia un’opportunità. Sarebbe un’offesa per chi soffre e per chi non ce l’ha fatta”. È vero però “che ogni momento della vita è un’opportunità e pertanto un’occasione di cambiamento, ma migliora solo chi vuole davvero cambiare”.
“Da quando si è scatenato il Covid-19 ci sembra di vivere in un film, tanto è surreale la situazione, ma siamo consapevoli che siamo nel mondo reale e dobbiamo starci in modo attivo”, ha rilevato ancora il segretario generale Cei . Di qui l’esortazione conclusiva: “Continuiamo a chiederci perché accade questo; la nostra domanda può trasformarci subito in un’invocazione: Signore soccorri i tuoi figli affinché possiamo capire ogni giorno come vivere quella prossimità che ti rende presente e in mezzo a noi attraverso i gesti della misericordia ai quali quotidianamente ci chiami”.