Nel 2019, quasi 2.000 disastri, la maggior parte dei quali dovuti alle condizioni meteorologiche, hanno costretto 25 milioni di persone ad abbandonare la propria casa. “Per combattere il cambiamento climatico, il mondo deve imparare dalla pandemia di Covid-19 e agire con urgenza, pena conseguenze letali e di vasta portata per le persone costrette a fuggire dalle loro case”: lo ha detto oggi Gillian Triggs, assistente Alto Commissario per la protezione dell’Unhcr. “Dobbiamo agire insieme – ha affermato -. Una risposta unilaterale semplicemente non può essere efficace”. Tracciando delle analogie con la pandemia di Covid-19, i partecipanti ad un incontro digitale hanno affermato che il mondo deve proteggere i più vulnerabili, ma anche coinvolgerli nella ricerca di soluzioni. “Se vogliamo risolvere il problema del cambiamento climatico, dobbiamo mettere al centro i più vulnerabili”, ha detto Hindou Oumarou Ibrahim, attivista del Ciad che sostiene la giustizia ambientale e i diritti dei popoli indigeni. Il Ciad e altri Paesi del Sahel sono colpiti da una delle crisi di migrazioni forzate in più rapida crescita e sono esposti in modo sproporzionato agli effetti negativi del cambiamento climatico e dei disastri ambientali, come inondazioni e siccità. L’aumento delle temperature può incrementare l’insicurezza alimentare, dell’acqua e della terra, e allo stesso tempo danneggiare i servizi necessari per la salute, il sostentamento, la stabilità e la sopravvivenza. Tra i più colpiti ci sono gli anziani, le donne, i bambini, i disabili e le popolazioni indigene. L’ultimo decennio è stato il più caldo mai registrato. L’Unhcr ha nominato un consulente speciale sull’Azione per il clima per migliorare la resilienza delle persone costrette a fuggire dai rischi climatici.
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