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Loreto, Vescovo Carlo Bresciani: La Santa Casa modello per le nostre case

LORETO – Venerdì 4 dicembre presso la Basilica della Santa Casa il Vescovo Carlo Bresciani ha celebrato la Santa Messa in occasione della Novena dell’Immacolata Concezione per la Festa della Venuta, iniziata lunedì 30 novembre e che vedrà il suo culmine il giorno 10 dicembre nel quale si fa memoria dell’arrivo della Santa Casa nella città marchigiana. Nei giorni precedenti le celebrazioni eucaristiche sono state presiedute dagli altri Vescovi delle Marche i quali ogni anno si ritrovano nel santuario mariano per onorare la patrona della Regione Marche che è, fra l’altro, anche la patrona della nostra diocesi. Il Vescovo Carlo è stato accolto da un frate che ha portato i saluti di Mons. Fabio Dal Cin, Delegato Pontificio della Santa Casa, che per impegni pastorali non ha potuto essere presente.

Durante la sua omelia il Vescovo Carlo ha meditato sul significato spirituale della Festa della Venuta che ci invita ad accogliere Maria e Gesù nella nostra vita: «Siamo qui in questa casa che custodisce un’altra casa, quella di Maria per prepararci alla Festa della Venuta. Lei ci chiede di essere di casa presso di noi e quindi di avere una dimora, non tanto dal punto di vista fisico o geografico, quanto dal punto di vista spirituale. Ci domanda di essere di casa non solo per lei, ma anche per suo figlio Gesù che è il motivo fondamentale della sua eccezionalità di donna in mezzo a noi. Quella casa che non ebbe al momento del parto, perché è stata rifiutata, la sta chiedendo spiritualmente a noi, ovvero ci chiede di essere accolta. E come madre chiede che, insieme con lei, venga accolto suo figlio. Ogni madre vuole che suo figlio sia accolto, Maria ancora di più. La sofferenza di una madre è quella di vedere rifiutato suo figlio e questa è anche la sofferenza di Maria. Maria dunque chiede una casa spirituale, non solo nella nostra mente, ma anche nel nostro cuore».

Il Vescovo Carlo ha poi riflettuto sulle caratteristiche spirituali della Santa Casa di Loreto che devono essere prese a modello per le nostre case: «La casa della Madonna è innanzi tutto una casa che definirei aperta, nella quale le porte non sono chiuse a Dio: Maria ha saputo accogliere e custodire. È una casa aperta a chiunque cerchi Dio e accoglienza. Noi tutti siamo come qui ciechi di cui ci parlava il vangelo: siamo ciechi non dal punto di vista biologico, ma ciechi sulla nostra vita, su quali scelte di vita dobbiamo fare. La nostra casa per essere illuminata deve essere aperta alla luce di Dio.
È una casa di amore: l’unico requisito per starci è amare Dio e i fratelli come Gesù ci ha insegnato. Qui si fa crescere l’amore che diventa dedizione, servizio, capacità di comprensione e accompagnamento nella vita.
È una casa inclusiva non solo perché Maria accoglie tutti, ma perché viene dato pieno spazio e rilievo al ruolo della donna nella storia della salvezza nella custodia e nella cura di Dio quotidianamente. In questa casa c’è il profondo rispetto di Gesù e di Giuseppe per Maria.
È una casa umile che fonda la sua solidità non tanto sulla ricchezza materiale, ma umile perché sa custodire ciò che è essenziale, ovvero la presenza di Dio. Umile perché è una casa che non presume di poter fare a meno di Dio, nell’illusione che non si abbia bisogno di Dio. Umile perché sa che mettersi davanti a Dio e lasciarsi suggerire da Dio come vivere è la vera ricchezza e solo Dio sa quanto abbiamo bisogno di questa umiltà anche nelle nostre case. Una casa che non si fa prendere dall’orgoglio e dalla superbia. E forse qualche possibilità di pensare a un certo orgoglio poteva anche esserci perché lì si custodiva il Figlio di Dio.
È una casa silenziosa in cui non c’è un assenza di laboriosità, quella c’è da parte di Maria, di Giuseppe, di Gesù, ma è silenziosa perché sa porsi in ascolto di Dio. E per porsi in ascolto abbiamo bisogno di imparare a fare silenzio, di far tacere le nostre parole, perché la sua parola risuoni nella mente e nel cuore».

Al termine della celebrazione eucaristica, mentre i fedeli intonavano le litanie lauretane, il vescovo Carlo ha fatto il suo ingresso nella Santa Casa e ha omaggiato la Vergine offrendo l’incenso.

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Nicola Rosetti: