DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.
«Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio»: così comincia il brano evangelico di questa seconda domenica di Avvento, brano tratto dal Vangelo di Marco e così comincia proprio il Vangelo di Marco, il primo dei Vangeli ad essere redatto.
Possiamo anche dire “inizio della Buona Notizia di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”!
Gesù, uomo di Nazareth, figlio di Maria e Giuseppe è il Cristo, è il Messia, e questo Gesù Messia è il Figlio di Dio, venuto da Dio e la Lui inviato nel mondo.
Gesù, Cristo, Figlio di Dio è la Buona Notizia!
Ma chiediamoci…cosa significa per la nostra vita che Gesù è la Buona Notizia?
E’ la Buona Notizia perché è testimonianza di un Dio diverso da come lo pensavamo: un Dio che si fa carne in mezzo a noi, suo popolo, che si fa compagno di strada di ogni uomo, un Dio che non è giudizio, condanna; una fede che non è ideologia, morale, legge, dovere, ma una persona concreta, una persona con cui dare vita ad una relazione; un Dio che non è separato, lontano, irraggiungibile ma un Dio che ha la nostra stessa vita e che ci chiama ad avere la sua stessa vita.
Ed è una notizia di tale speranza che non può essere non gridata!
È gridata già nell’Antico Testamento, è gridata da Dio stesso che, attraverso le parole del profeta Isaia, dice: «Consolate, consolate il mio popolo. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è finita».
È gridata da profetti e messaggeri: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada al nostro Dio…allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno…».
Ancora: «Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme…ecco il vostro Dio! Ecco il Signore Dio viene con potenza…».
La grida Giovanni Battista, grida la Buona Notizia con il suo modo di vestire e di mangiare; indossa peli di cammello e una cintura di pelle, mangia cavallette e miele selvatico: non è una forma di eccentricità ma il desiderio di ritrovare l’essenziale, quella sobrietà e quella povertà di vita non fini a se stesse ma segni eloquenti di uno svuotamento, di una totale apertura, disponibilità e accoglienza del Dio che viene.
La grida con il suo stare nel deserto, il suo proclamare un battesimo di conversione per il perdono dei peccati: anche qui, non è una forma di penitenza ma un richiamo all’essenziale, un ripartire dal deserto, luogo in cui la Parola trova lo spazio per farsi sentire, e noi possiamo scoprirla nella sua capacità di aprire strade e orizzonti, di dare senso e speranza.
Giovanni Battista grida la Buona Notizia e, contemporaneamente, la attende, perché è certo, come scrive San Pietro nella sua seconda lettera, che «il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa». La promessa di «nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia», la promessa di un nuovo inizio, una nuova creazione, un continuo quotidiano rinascere e ricominciare dal Vangelo, la possibilità, ogni giorno, di cominciare e ricominciare l’avventura con Gesù, Cristo, Figlio di Dio!
Il Signore viene…questa è una notizia bella e certa…la grida Dio, la gridano profeti e messaggeri, la grida Paolo, la grida Giovanni Battista, la gridano apostoli e discepoli lungo i secoli fino ad oggi…ce la sentiamo anche noi di gridarla?
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