ACQUAVIVA PICENA – Sabato 5 dicembre alle ore 18:00, presso la parrocchia di san Niccolò di Acquaviva Picena, il vescovo della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto delle Marche, Sua Eccellenza Monsignor Carlo Bresciani, ha presieduto la santa Messa della vigilia del santo Patrono Niccolò. La Messa è stata concelebrata dal vescovo emerito della diocesi, Sua Eccellenza Monsignor Gervasio Gestori, dal parroco di Acquaviva Picena don Pierluigi Bartolomei, da padre Emil Kisimba vice parroco e da don Matteo Calvaresi, con l’assistenza del cerimoniere Walter Gandolfi, del diacono permanente Giovanni Bettoni e di due ministri della liturgia.
L’animazione della liturgia è stata affidata al coro parrocchiale. Nell’omelia il vescovo Bresciani ha detto: “Dice il vostro Dio: “Consolate, consolate il mio popolo” È l’invito alla consolazione, ad essere operatori di consolazione. In questo periodo sentiamo molto il bisogno di qualcuno che consoli, non solo noi, ma tutto il mondo; per questa enormità di lutti che sta colpendo tutte le nazioni così come sta colpendo l’Italia. A questo punto la domanda è: “Ma chi può consolare?”. Dio, nella Lettura che abbiamo ascoltato, si rivolge a noi, è Dio stesso che ci parla. Ma quali sono le parole di consolazione?. Qui ci troviamo di fronte ad una domanda che non è facile, ma alla quale dobbiamo dare una risposta. La festa del Patrono che voi celebrate, ci da la prima indicazione nel modo nel quale san Niccolò portò consolazione di fronte a situazioni che erano di dolore, che erano di sofferenza. Si racconta di Nicola che si trovò di fronte ad una famiglia disperata, una famiglia che non aveva il necessario per provvedere all’avvenire delle figlie e così provvide lui dando del proprio. Si racconta dei tre sacchi d’oro che in modo incognito fece giungere alla famiglia. fatti di questo tipo vengono ripetuti in molte altre storie legate alla vita di san Niccolò. La consolazione viene innanzitutto quando noi ci prestiamo ad andare incontro a chi è nel bisogno materiale o spirituale. È quello che fa Dio.
Da san Niccolò prendiamo un aspetto, lui si rese benefattore per consolare, ma in modo anonimo, in questo caso imitò Gesù quando disse: “Non sappia la tua sinistra quello che fa la tua destra”. Non bisogna aiutare con ostentazione, ma con umiltà, senza pretendere nulla in cambio. Noi sappiamo che ogni bene che facciamo davanti a Dio non sfugge. Il profeta Isaia ci parla di una consolazione che passa attraverso il donare, che può riguardare cose materiali oppure può trattarsi di donare tempo, può essere donare vicinanza, quella vicinanza che ci è permessa in questo particolare periodo, la vicinanza può essere fisica, ma può intendersi anche vicinanza quella che passa attraverso una relazione anche a distanza. Un’altra consolazione, quella più importante, è quella che viene dalla vicinanza di Dio nella nostra vita. Per quanta consolazione ci possa arrivare dagli uomini, la più grande, la consolazione finale, è solo quella che viene da Dio. Il signore ci ricorda che non dobbiamo mai fermarci al solo dono delle cose materiali, naturalmente necessarie. Lo spirito ha bisogno di un altro tipo di consolazione. Anche quando si ha molto, spesso ci si può sentire di non avere niente. Ciò che ha riempito il cuore di san Niccolò ò stato l’Amore di Dio, che lo ha aiutato a saper donare e ad essere felice nel donare. San Niccolò non a caso è ricordato ovunque come San Nikolaus, santa Klaus, Babbo Natale, cioè colui che è dispensatori di doni, ovviamente con il passare dei secoli ci sono state tante traslazioni, il riferimento però è a san Nicola. Ci stiamo preparando al Natale, siamo in attesa quindi di questa consolazione che attraverso Gesù ci arriva da Dio. La consolazione che viene da Dio è quella che da senso alla vita. Come comunità siamo chiamati a camminare insieme in questo periodo di Avvento e a consolarci a vicenda. Nella Seconda Lettura san Pietro ci dice che “aspettiamo nuovi cieli e terra nuova nei quali abita la giustizia”, giustizia di Dio. La giustizia degli uomini non sarà mai come la giustizia di Dio, dobbiamo agire sempre con lo sguardo rivolto al Padre. Imitiamo Niccolò nel suo donare e facendolo non dimentichiamo la motivazione del donare, perché se non abbiamo anche la stessa motivazione interna che aveva san Niccolò, prima o poi tutto si spegne. In questo modo diventiamo imitatori di Cristo. Noi cristiani puntiamo alla ricompensa eterna, non ci fermiamo alle cose materiali. Invochiamo dal Signore questa consolazione, Egli ci liberi da questa pandemia e ci aiuti ad aiutarci l’un l’altro. San Niccolò ci aiuti con la sua intercessione ad essere suoi imitatori e imitatori di Cristo. Accogliamo il Natale, accogliamo Gesù nel nostro cuore e nella nostra vita, ecco quello che Gesù vuole veramente da noi”.
Al termine della Messa il sindaco di Acquaviva Picena Rosetti ha deposto davanti la statua di san Niccolò le chiavi del paese, simbolicamente ha donato al santo le chiavi di Acquaviva Picena invocando su tutto il territorio acquavivano la sua protezione. La Celebrazione Eucaristica si è svolta nel rispetto delle normative relative alla pandemia. Presenti alla Messa, anche il vice sindaco Balletta, l’amm.ne com.le e il Maresciallo Comandante della stazione dei carabinieri di Acquaviva Picena Sansiveri. Durante la Celebrazione sono stati presentati al vescovo i ragazzi che si stanno preparando a ricevere il Sacramento della Confermazione.