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Sorelle Clarisse “Il Signore ci faccia davvero sperimentare la gioia piena dello stare con Lui”

DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.

Isaia, Maria, Paolo, Giovanni Battista: questi i protagonisti della Parola che la liturgia, oggi, ci propone. Quattro personaggi che hanno in comune una cosa: l’essere voce del Signore, l’essere voce di un Dio a cui sta a cuore profondamente il suo popolo, a cui sta a cuore l’uomo in tutte le sue dimensioni di vita.

«Lo Spirito del Signore Dio è su di me – scrive il profeta Isaia -, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione, mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore». Isaia è voce di un Dio che è cura, custodia, giustizia, libertà.
Fa eco Maria: «L’anima mia magnifica il Signore…grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente…di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote…». Maria, l’anima di Maria “magnifica”, cioè fa grande il Signore per tutto ciò che Egli ha compiuto e sta compiendo attraverso di lei a favore di tutti. Sì, è grande il Signore! Maria lo sa da sempre, vive all’ombra di questa sterminata e rassicurante grandezza e se ne fa voce per tutta l’umanità.
San Paolo, scrive ai Tessalonicesi: «Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi». Paolo si fa voce del desiderio di Dio per ciascun uomo, il desiderio che l’uomo sia pienamente e veramente felice, il desiderio di una relazione tra Lui e l’uomo piena, vitale, coinvolgente, eterna.
Nel Vangelo, Giovanni Battista si definisce lui stesso “voce”. Lo conferma quando, davanti a sacerdoti e leviti che lo interrogano, confessa nella verità di non essere il Cristo, di non essere Elia, di non essere il profeta. Egli è voce di Colui che lo ha mandato, egli è testimone e annunciatore della luce.
Cosa significa tutto ciò per noi?
Dio non può parlare, Dio non vuole parlare se non attraverso di noi, se non attraverso la nostra vita, le nostre scelte, la nostra relazione con Lui.
Non si tratta, da parte nostra, di imparare a memoria quanto il Signore esige che noi diciamo. Dio non vuole indottrinare nessuno, non è questo l’essere voce di cui la Parola, oggi, ci parla.
Isaia, Maria, Paolo Giovanni sono voce perché non possono trattenere per loro l’esperienza di relazione con un Dio che è stato ed è, nella loro storia, amore, misericordia, fedeltà, pace, giustizia, vita, felicità, pienezza…e, come si dice, ma non è solo un modo di dire, davvero Dio solo sa quanto abbiamo bisogno e quanto desideriamo tutto ciò!!
Desideri incalzanti, come quelli che descrive Isaia; canti infiammati, come quello di Maria; pensieri coraggiosi come quelli di Paolo e Giovanni Battista. Tutto questo costituisce la spinta irrefrenabile, per ciascuno di loro, per servire, seguire, annunciare, colui che fa risuonare i loro cuori di vita vera!
Il Signore ci faccia davvero sperimentare la gioia piena dello stare con Lui, una gioia da lasciar traboccare affinché possiamo essere anche noi voce delle meraviglie che, ogni giorno, compie nella nostra vita!

Redazione: