Gabriella Ceraso – Vatican News
Gli impegni della Santa Sede, in termini di cura e salvaguardia dell’ambiente, annunciati da Papa Francesco nel videomessaggio inviato all’High Level Virtual Climate Ambition Summit, si inseriscono nella convinzione propria del magistero pontificio che “l’attuale pandemia e il cambiamento climatico […] ci richiamano alla responsabilità di promuovere, con un impegno collettivo e solidale, una cultura della cura, che ponga al centro la dignità umana e il bene comune”.
Per perseguire l’obiettivo della neutralità climatica – cioè il raggiungimento di un equilibrio tra le emissioni di gas serra e l’assorbimento delle emissioni di carbonio – entro il 2050, lo Stato della Città del Vaticano – come si legge nella Nota esplicativa emessa in merito dalla Sala Stampa vaticana – attuerà progetti sia di riduzione delle emissioni di gas serra sia di valorizzazione delle fonti del loro assorbimento tramite, ad esempio, processi di riforestazione. A tal fine, intensificherà i propri sforzi di gestione ambientale a favore dell’uso razionale delle risorse naturali come l’acqua e l’energia, dell’efficienza energetica, della riqualificazione del proprio patrimonio tecnologico, della mobilità sostenibile, del rimboschimento, dell’economia circolare come nella gestione dei rifiuti.
Da numerosi anni lo Stato dell Città del Vaticano è impegnato nell’adozione di strategie per promuovere uno sviluppo sostenibile che salvaguardi il Creato. Si è proceduto infatti all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili attraverso la realizzazione di impianti fotovoltaici e di solar-cooling, alla riqualificazione delle centrali termiche ma anche all’ottimizzazione dell’utilizzo della risorsa idrica, alla promozione del consumo responsabile – con l’abolizione dal 2019 della vendita di plastica monouso- e infine con la sostituzione del parco automobilistico con autovetture a trazione elettrica o ibrida e la valorizzazione e con recupero e riutilizzo dei rfiuti.
Però per raggiungere l’obiettivo “net-zero”, neutralità climatica – come si legge nella nota – le misure politiche, tecniche ed operative sono necessarie ma non sufficienti . Per una ” cultura della cura” serve anche un “processo educativo” che tra i giovani soprattutto “promuova nuovi stili di vita e favorisca un modello culturale di sviluppo e di sostenibilità incentrato sulla fraternità e sull’alleanza tra essere umano e ambiente”. Da qui il secondo impegno annunciato dal Papa e che vede la Santa Sede impegnata a intensficare l’educazione all’ecologia integrale già avviata. E questo grazie alle 216mila scuole cattoliche e le 1750 università cattoliche punto di riferimento per contribuire alla costruzione di una nuova umanità. C’è inoltre la proposta lanciata dal Papa il 12 settembre 2019 di un Patto educativo globale, “il quale assume un valore ancora più denso di significato in un contesto di crisi che la pandemia ha reso più pesante, specialmente per le persone più fragili”. Il progetto educativo del Patto si “snoda come un cammino di maturazione condivisa che mette al centro la persona e il suo ambiente, approfondendo il senso autentico dell’ecologia integrale, che comprende l’uomo e lo sviluppo in tutte le sue dimensioni, compresa quella di relazione con il creato”.
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