da Vatican News – Fausta Speranza
I leader Ue hanno raggiunto l’accordo sul Next Generation Eu, cioè il cosiddetto piano di rilancio – da 750 miliardi di euro che fa parte di un pacchetto da 1.800 miliardi – trovando un compromesso con Polonia e Ungheria sul bilancio per i prossimi sette anni. Un difficile percorso iniziato con l’accordo di luglio scorso tra i Ventisette, che nei mesi successivi aveva affrontato, prima il negoziato con il Parlamento Europeo (che rivendicava i fondi per la ricerca promessi), poi per il veto di Varsavia e Budapest che si opponevano alla normativa che lega i fondi Ue al rispetto dello Stato di diritto. Dell’importanza di questi provvedimenti abbiamo parlato con il professor Enzo Moavero Milanesi, che è stato giudice di primo grado presso la Corte di giustizia Ue, direttore generale del Bureau of European Policy Advisors, e ministro per gli Affari esteri e in particolare europei in Italia:
L’impatto sui Paesi: una occasione importante
Moavero Milanesi mette anche in luce l’importanza di un provvedimento di questo genere per un Paese come l’Italia, ma anche la Spagna e altri, che avevano, anche prima del coronavirus, criticità di bilancio. Il punto – sottolinea – è che Paesi come l’Italia non possono e non devono perdere la partita fondamentale alla quale sono chiamati: far davvero fruttare questi soldi con investimenti che rilancino l’economia. L’opportunità c’è – chiarisce – ed è ottima e non va persa. C’è poi un altro aspetto fondamentale che Moavero Milanesi rimarca: il salto concettuale che è stato fatto approvando il principio di un debito europeo che ammortizza in qualche modo quelli nazionali. Stati membri più forti, come la Germania, si erano sempre opposti – ricorda – mentre Paesi come l’Italia lo invocano da almeno 20 anni. Anche in questo caso lo studioso raccomanda che venga utilizzato nel modo migliore. In generale il provvedimento Next generation Eu vuole appunto essere a favore delle prossime generazioni e Moavero Milanesi ne sottolinea la potenziale efficacia ma raccomandando che Paesi come l’Italia, che in passato hanno fatto del debito pubblico proprio un’arma contro le future generazioni, non spendano male i soldi a disposizione compromettendo i giovani di domani piuttosto che sostenendo l’economia del futuro.
Il compromesso
Un nuovo stallo sarebbe stato catastrofico per la credibilità stessa dell’Unione. Decisivo è stato il compromesso strappato dalla presidenza tedesca, mercoledì, agli altri 24 Paesi. La più critica era l’Olanda. Moavero Milanesi spiega che in sostanza il compromesso consiste in un allungamento dei tempi. La Commissione può sospendere l’erogazione di fondi Ue in caso di violazione da parte di uno Stato dei principi fondamentali dello Stato di diritto, ma è stata aggiunta la clausola secondo la quale, nel caso in cui uno Stato membro faccia ricorso davanti alla Corte di giustizia Ue, la Commissione dovrà sospendere l’eventuale stop ai fondi fino al verdetto della Corte. Un modo per prendere tempo, prezioso soprattutto per il primo ministro ungherese Viktor Orbán che nella primavera del 2022 deve affrontare le elezioni nazionali. Tra gli altri punti, la garanzia che sarà applicata in modo equo e senza discriminazioni, e solo al bilancio 2021-27 (non dunque ai fondi provenienti dal bilancio precedente), e infine che per uno stop sia necessario un comprovato nesso tra la violazione in questione e l’impatto sugli interessi finanziari dell’Ue.
Via libera al Meccanismo europeo di stabilità (Mes)
I leader Ue “accolgono con favore” l’accordo raggiunto all’Eurogruppo sulla riforma del Mes e l’introduzione del paracadute finanziario (backstop) per il fondo salva-banche, che considerano “un passo fondamentale che spiana la strada al rafforzamento dell’Unione monetaria e dell’Unione bancaria”: lo scrivono i leader Ue nelle conclusioni dell’Eurosummit. I leader inoltre “invitano l’Eurogruppo a preparare, su base consensuale, un calendario di lavoro vincolante su tutti gli elementi che mancano per completare l’Unione bancaria”.
Climate change
Trovato anche l’accordo sul testo relativo alla lotta ai cambiamenti climatici. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, scrive su Twitter. “L’Europa è la leader nella lotta contro i cambiamenti climatici. Abbiamo deciso di tagliare le emissioni di almeno il 55 per cento entro il 2030”.
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