“Quando un credente, mosso dallo Spirito Santo, prega per i peccatori, non fa selezioni, non emette giudizi di condanna: prega per tutti. E prega anche per sé”. A puntualizzarlo è stato il Papa, nella catechesi dell’udienza di ieri, trasmessa in diretta streaming dalla biblioteca privata del Palazzo apostolico. “In quel momento sa di non essere nemmeno troppo diverso dalle persone per cui prega”, ha proseguito Francesco: “Si sente peccatore, fra i peccatori, e prega per tutti. La lezione della parabola del fariseo e del pubblicano è sempre viva e attuale: noi non siamo migliori di nessuno, siamo tutti fratelli in una comunanza di fragilità, di sofferenze e nell’essere peccatori”. Poi il Papa ha suggerito una preghiera, sulla scorta dei salmi: “Signore, nessun vivente davanti a te è giusto – nessuno di noi, siamo tutti peccatori – siamo tutti debitori che hanno un conto in sospeso; non c’è alcuno che sia impeccabile ai tuoi occhi. Signore abbi pietà di noi!”. “E con questo spirito la preghiera è feconda, perché andiamo con umiltà davanti a Dio a pregare per tutti”, ha commentato a braccio Francesco: “Invece il fariseo pregava in modo superbo: questo non è preghiera, questo è guardarsi allo specchio, truccato per la superbia”. “Il mondo va avanti grazie a questa catena di oranti che intercedono, e che sono per lo più sconosciuti, ma non a Dio!”, ha esclamato il Papa: “Ci sono tanti cristiani ignoti che, in tempo di persecuzione, hanno saputo ripetere le parole di nostro Signore: ‘Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno’”.
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