Porre “l’essere umano, la dignità umana e il bene comune” al centro dei futuri negoziati sulla proposta di Patto dell’UE sulla migrazione e l’asilo. È quanto chiede la Comece (Commissione degli episcopati dell’Ue) all’Unione europea e ai suoi Stati membri in una Dichiarazione pubblicata ieri, in vista della Giornata internazionale dei migranti che si celebra il 18 dicembre.
Il testo include una serie di raccomandazioni politiche elaborate da un gruppo di lavoro della Comece, che ha preso in esame il testo proposto dalla Commissione europea il 23 settembre scorso. Gli esperti della Comece hanno quindi messo nero su bianco una serie di considerazioni. “Siamo preoccupati – affermano subito nell’introduzione – per la reale efficacia che il Patto può avere nell’alleviare la difficile situazione, aggravata dal Covid-19, in cui si trovano migranti e rifugiati”. Sono uomini, donne, bambini, in situazioni di vulnerabilità, spesso vittime di tratta, che “necessitano di una speciale attenzione in quanto la pandemia di Covid-19 ha esacerbato la loro povertà, la loro esclusione sociale e la loro stigmatizzazione”. Per questo, gli esperti della Comece ritengono della “massima importanza istituire un meccanismo equo ed efficace di solidarietà e condivisione delle responsabilità tra gli Stati membri, che metta al centro la dignità umana, oltre al bene comune”. Da questo punto di vista, a parere della Comece, il nuovo meccanismo di solidarietà flessibile proposto nel Patto suscita “diverse preoccupazioni”, in quanto “lascia agli Stati membri la facoltà di decidere se accogliere o meno i richiedenti asilo, che continueranno a gravare ingiustamente sugli Stati membri che si trovano ai confini esterni, in particolare sul confine esterno dell’Europa meridionale”. “L’Ue dovrebbe rispondere il più possibile, in uno spirito di solidarietà e generosità, alle esigenze dei migranti e dei richiedenti asilo, e non solo ridurre le pressioni migratorie aumentando i rimpatri”. La Comece riconosce gli sforzi compiuti dall’Ue per incoraggiare gli Stati membri ad espandere le vie legali di accesso come la “private sponsorship” e i corridoi umanitari ma incoraggia anche a dare ulteriore impulso e sostegno a queste iniziative.
Riguardo invece alle frontiere, gli esperti della Comece scrivono: “Temiamo che l’uso di procedure rigorose in materia di asilo e rimpatrio alla frontiera possa in pratica compromettere lo spirito di accoglienza e il diritto di asilo, ridurre i diritti procedurali, mettere in atto una detenzione diffusa e condizioni di accoglienza inadeguate”, con il rischio di aumentare la pressione alle frontiere esterne all’Ue. Secondo gli esperti dei vescovi europei, “la detenzione dovrebbe essere solo una misura di ultima istanza basata su una decisione individuale, strettamente necessaria e proporzionata, limitata nel tempo e regolarmente rivista, che non dovrebbe essere applicata ai bambini o alle donne incinte”. E poi aggiungono: “Sebbene i controlli alle frontiere siano un diritto legittimo degli Stati sovrani, non dovrebbero automaticamente tradursi in muri tra le persone”.
La Dichiarazione riserva una attenzione particolare alla situazione umanitaria alle frontiere marittime esterne dell’Ue: in particolare la Manica, le Isole Canarie e il Mar Mediterraneo, dove “un gran numero di persone compie viaggi pericolosi e spesso fatali per raggiungere l’Europa e all’interno dall’Europa il Regno Unito. Occorre fare di tutto – l’appello – per evitare che le coste dell’Ue diventino immensi cimiteri, intensificando le operazioni di ricerca e soccorso”. Il documento si conclude facendo riferimento alla presenza, alle frontiere dell’Ue, di organizzazioni della società civile, chiese e organizzazioni religiose che con il loro operato consentono e favoriscono “un’accoglienza adeguata e umana dei migranti e dei richiedenti asilo” a sostegno quindi delle autorità pubbliche. “Vengono messe a disposizione strutture” che forniscono ai richiedenti asilo e ai migranti assistenza psicologica, fisica, spirituale, religiosa e sociale. “Il loro lavoro – scrivono gli esperti della Comece – deve essere riconosciuto e il sostegno fornito rafforzato e compreso”.