Daniele Rocchi
“A Gaza è già Natale. Quest’anno, nella Striscia, Gesù è nato all’inizio dell’Avvento. Non ha aspettato la notte del 24 dicembre. Una notizia di quelle vere, uno scoop, non è così che le chiamate, o mi sbaglio?” dichiara al Sir – con un sorriso – padre Gabriel Romanelli, parroco della parrocchia latina della Sacra Famiglia, l’unica cattolica della Striscia, solo 117 fedeli, situata nella zona di al-Zeitun, il quartiere meridionale dove si trova anche la comunità ortodossa (circa 1000 fedeli, ndr.). Nemmeno il tempo di rispondere che subito arriva la spiegazione:
“Abbiamo fatto nascere Gesù Bambino per portarlo in pellegrinaggio nelle famiglie – dice il parroco –. La scelta potrebbe sembrare, diciamo così… un po’ creativa ma è stata dettata dalla paura di nuove restrizioni contro la pandemia di Covid-19. Già alla fine di novembre, infatti, erano in vigore delle chiusure. Il timore che con l’arrivo del freddo la situazione potesse degenerare facendo salire i contagi, cosa che poi si è verificata, ci ha spinto a iniziare questo pellegrinaggio del Bambino nel primo giorno di Avvento”. I fatti gli hanno dato ragione: lunedì 2 novembre i numeri ufficiali parlavano di 7002 contagiati e 34 morti. Il 16 dicembre, i contagiati erano saliti a 30.146 e i morti a 220. Statistiche aggiornate per difetto e basate su una media di soli 1500 test giornalieri.
Le polemiche sugli orari delle messe. In questo lembo di terra dove abitano 2 milioni di persone, dove da 13 anni vige un blocco imposto da Israele, dove le scorte di farmaci essenziali sono minime, l’acqua potabile è contaminata e il sistema elettrico inaffidabile, “sembrano di un altro mondo” le polemiche scoppiate in Italia e in Europa circa gli orari delle messe di Natale, se anticipare o meno la Messa di Mezzanotte. “Gesù Cristo è nato più di 2000 anni fa, il fatto storico è già accaduto – dichiara padre Romanelli -. In questo tempo di pandemia e di lockdown celebriamo come possiamo, è Lui il centro della storia non certo l’orario della celebrazione”.
Sogno natalizio. Il sogno natalizio era quello di “poter celebrare il Natale con tutta la comunità dei fedeli, ma le autorità locali hanno deciso, a causa dell’aumento dei contagi, la chiusura delle scuole – tranne gli asili e l’ultimo anno delle superiori – moschee, chiese, e degli altri luoghi pubblici. Dalle 18.30 della sera alle 6 del mattino vige il coprifuoco. A nessuno è concesso muoversi così i nostri fedeli, alle 16 di ogni giorno, seguono in streaming la Novena di Natale che celebriamo in chiesa alla sola presenza dei religiosi e religiose. L’unica cosa che ci è permessa è fare la visita alle case adottando l’uso della mascherina e dei dispositivi di protezione. Così, in attesa di sapere se potremo celebrare in chiesa, in presenza, le liturgie del 24 e 25 dicembre e anche le successive, andiamo avanti con il pellegrinaggio del Bambino nelle abitazioni dei fedeli”. Intanto ieri, dopo la messa della IV di Avvento, padre Romanelli, il suo vicario, padre Youssef Asaad, e le religiose e religiosi presenti hanno benedetto il presepe e l’albero natalizio, diffondendo il tutto via social.
Momento di vicinanza. In parrocchia la lista delle famiglie cui portare il Bambino è lunga e comprende anche quelle ortodosse. “La visita avviene così: il mio vicario, con due religiose del Verbo Incarnato, portano la statua di Gesù – la stessa che tradizionalmente deponiamo nel presepe parrocchiale durante la messa di mezzanotte – alle famiglie radunate in preghiera. La statua viene posta alla venerazione delle persone malate, degli anziani, dei disabili, dei bambini. L’amministrazione della Comunione e la benedizione chiudono la parte religiosa della visita che prosegue con un momento di festa e la consegna di un dono alla famiglia, una icona di Betlemme. Tra una visita e l’altra la statua del Bambino Gesù viene adeguatamente sanificata”. “Negli anni scorsi – precisa padre Romanelli – il pellegrinaggio natalizio con il Bambino avveniva dopo il 25 dicembre, mentre durante l’Avvento le famiglie cristiane, malati e anziani, erano visitate dai giovani che portavano anche pacchi alimentari. Quest’anno per la pandemia abbiamo anticipato e la gioia dei fedeli è stata grande. Fede e preghiera sono le pietre angolari su cui poggia la nostra vita abituata alla sofferenza. Portare il Bambino sotto la specie eucaristica esprime oggi più che mai la vicinanza della Chiesa ai fedeli”.
La gioia della Nascita ma anche la condivisione. Con il pellegrinaggio del Bambino, la parrocchia ha organizzato anche una gara di presepi e di alberi natalizi e un ‘contest’ canoro con la strenna più bella. “Alle famiglie che visitiamo – afferma padre Romanelli – chiediamo anche condividere il tutto attraverso internet. Le famiglie che avranno realizzato il presepe e l’albero più belli, e cantato meglio la strenna saranno premiate dalla parrocchia”. Ma non è finita: “Il 24 dicembre pomeriggio, dopo la messa solenne trasmessa via social, abbiamo organizzato una tombola in diretta streaming con tutti i parrocchiani. I premi saranno consegnati direttamente a casa dei vincitori il 27 dicembre”. A dare ulteriore speranza alla piccola comunità cristiana gazawa è la notizia di una prossima visita del patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, “pandemia permettendo”. Notizie meno buone invece arrivano da Israele che, dice padre Romanelli, “fino ad oggi non sembra aver concesso visti ai cristiani della Striscia per recarsi a Gerusalemme e Betlemme a pregare per il Natale”.