DIOCESI – Il Vescovo Carlo Bresciani, insieme ai sacerdoti della Cattedrale don Patrizio Spina, don Romualdo Scarponi e don Luciano Paci, ha celebrato la Messa della Notte di Natale che ha avuto inizio alle 19.30 al fine di rispettare il coprifuoco previsto a partire dalle ore 22.00. Hanno assistito al sacro rito i diaconi Walter Gandolfi e Pietro Mazzocchi. La funzione si è svolta nel rispetto delle norme anticovid – distanziamento sociale e obbligo di indossare i dispositivi di sicurezza – misure alle quali i fedeli si sono ormai abituati.
Il Vescovo Carlo ha fatto il suo ingresso in chiesa mentre il coro eseguiva il canto Adeste fideles e, portandosi verso l’altare, ha scoperto il bambinello, sicuramente uno dei momenti dei momenti più suggestivi e commoventi di tutta la liturgia. Nella chiesa hanno poi risuonato le parole del Gloria, inno che si omette in Avvento (come anche durante la Quaresima).
È stata una liturgia inconsueta per l’orario e per il necessario rispetto delle norme anticovid, ma non per questo meno intensa, sentita e vissuta con fede da parte dei numerosi fedeli che hanno occupato tutti i posti disponibili in chiesa. Riportiamo di seguito il video e il testo dell’omelia del Vescovo Carlo.
«“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1). Siamo noi questo popolo che invoca la luce, che sente un grande bisogno di luce dentro le tenebre dell’insicurezza e dell’ansietà che opprime tutto il mondo insieme a noi. Nelle tenebre si fatica a veder ciò che sta davanti e questo rende insicuro il cammino, destando paure e preoccupazioni.
Questa sera anche noi ci sentiamo nelle tenebre, non solo perché fatichiamo a vedere che cosa ci riserva questa pandemia da covid-19 che sembra non voler abbandonare il mondo e mantiene alte le onde della tempesta che ha provocato, ma perché avvertiamo quanto sia fragile, debole e facilmente vulnerabile la nostra vita in questo mondo. Certo, gli scienziati si stanno impegnando al massimo per sconfiggere questa pandemia, e fanno certamente opera che merita tutto il nostro apprezzamento. Non possiamo che augurarci che arrivino il più presto possibile a fornire un vaccino gratuito a tutti, in tutto il mondo.
Ma la pandemia ha messo davanti ai nostri occhi un’altra oscurità che abbiamo bisogno di fugare per dare senso alla nostra vita. Infatti, ci ha messo davanti agli occhi, in modo totalmente nuovo, il fatto che la nostra vita è un mistero, avvolto dall’imprevedibilità degli eventi, mistero che chiede luce, perché la vita mantenga senso.
Senza una luce che illumini e orienti il nostro cammino e dia senso ai nostri passi, siamo come chi vaga senza meta e senza speranza. Per questo, tutti noi invochiamo, più o meno consapevolmente, luce per la nostra vita. Una luce che a volte cerchiamo dove non è affatto possibile trovarla: cosa che avveniva ai tempi di Gesù e che avviene, purtroppo, spesso nella storia dell’umanità. Ci affidiamo a luci che poi si rivelano miraggi che, non appena abbiamo l’impressione di esserci avvicinati, spariscono e ci lasciano l’animo colmo di delusione.
Anche noi abbiamo esperimentato il miraggio di una scienza e di una tecnica capaci di dare tutte le risposte al mistero della vita e di difenderci da ogni vulnerabilità. Molto esse ci hanno donato e ci donano, ma il mistero della vita – lo esperimentiamo ogni giorno – ha bisogno di un’altra luce. Non basta sapere di cosa è fatta la vita e di come difenderci da questo o dal quel virus, cose senza dubbio importanti. Abbiamo bisogno di quella luce che ci doni il senso del nostro vivere e del nostro morire, senza del quale saremo sempre poveri, anche nella salute del nostro corpo.
In fondo è la domanda di sempre: che senso ha la mia vita, la vita dell’uomo su questa terra? Il Natale, carissimi, getta una fulgida luce che risponde proprio a questa domanda. Gesù nasce non tanto nella notte meteorologica: fosse nato di giorno non cambierebbe nulla. Egli nasce veramente per noi, quando nasce nella notte della nostra vita, quando la luce che lui porta nel mondo irrompe nella nostra vita.
Ma di che luce si tratta? Che luce porta nella nostra vita? Questa è la domanda che dobbiamo farci per entrare nel mistero del Natale e accoglierlo come la luce che Dio offre alle nostre tenebre. È, innanzitutto, quella luce che l’amore di Dio dona a ciascuno di noi. Il primo annuncio degli angeli sulla grotta di Betlemme è agli uomini amati dal Signore. Il sapere di essere veramente amati da qualcuno, e da Dio in modo assoluto, dà luce alla nostra vita.
Credo che non ci sia peggior tenebra nella vita di una persona che sentire di non essere amata da nessuno. Sarebbe un vero inferno sulla terra. Non sempre ci sentiamo amati dagli altri come vorremmo, e tanto più è così, tanto più il futuro non ci si presenta luminoso. Non sempre incontriamo l’amore, a volte forse incontriamo tutt’altro; talora dubitiamo perfino della sincerità e del disinteresse di chi parla di amore: in questi casi la nostra vita è gravata da zone tenebrose.
Il Natale, carissimi, è luce su queste tenebre, perché è rivelazione di un amore di Dio che non viene mai meno, che è pronto a tutto; di un amore che è per ciascuno, per me come per ciascuno di voi. Vive il mistero del Natale chi accoglie questa luce e si lascia amare da Dio. Le tenebre più oscure del mondo sono la mancanza di amore, che è fonte di ogni ulteriore male che ci affligge, fonte di ogni violenza e sopruso, di ogni ingiustizia e di ogni mancanza di pace. Non a caso Isaia, nella sua profezia, dice che questa luce “spezza il giogo che opprime e il bastone dell’aguzzino e di conseguenza la pace non avrà fine”.
Il Natale è rivelazione del mistero dell’amore di Dio che illumina il mistero della vita dell’essere umano. Questo mistero della nostra vita trova la sua spiegazione e il suo senso quando, ad imitazione di Gesù che si cala con amore dentro le contraddizioni del mondo nascendo in una umilissima stalla, riconosciamo che, solo imparando ad amare, troviamo la vera gioia. Incontriamo il vero amore imparando a donarlo agli altri. Troviamo la vera gioia imparando a donarla agli altri.
Per far questo, dobbiamo imparare da Gesù a calarci per amore anche in quelle ‘stalle’ in cui vengono spinti gli esseri umani per i quali si dice che non c’è posto per loro, come è stato detto per Gesù, messo, appena nato, in una mangiatoia “perché non c’era posto nell’alloggio”. L’amore di Dio, che si rivela nel Natale, ci indica che per puntare in alto nella vita, bisogna saper guardare in basso e non pretendere grandezza esteriore: da una mangiatoia può venire un amore più grande che dai palazzi dei re e dei dominatori del mondo.
Questa è vera luce per i singoli, ma anche per i popoli. Non a caso Isaia parla di ‘popolo’ che camminava nelle tenebre a cui è stata manifestata la grande luce. Si tratta di una luce che vale per i singoli e per le nazioni. Solo con questo amore sconfiggeremo le tenebre del mondo, quelle morali e spirituali e anche quelle che affliggono il nostro corpo, il quale, anche nella malattia, ha bisogno non solo di cure, ma di cure amorevoli.
Carissimi, Gesù sa che nel mondo c’è il male, fisico e spirituale-morale, e sa che questa è tenebra che ci ferisce e rende arduo il cammino. Per questo viene nel mondo, entra in pieno dentro questa realtà e se ne fa carico, non se ne lava le mani e non sta a guardare, limitandosi a pronunciare false parole compassionevoli. Solo l’amore di Dio rischiara il mistero della nostra vita. Accende così per tutti noi una luce che illumina la strada, l’unica, per sconfiggere la tenebra di ogni male: lasciarsi amare da Dio e imparare ad amare dal suo amore fatto carne -Gesù.
Se con l’aiuto della sua grazia facciamo così, il Natale è entrato nella nostra vita e nella nostra società. Buon Natale a tutti voi, carissimi. La grazia del nostro Signore, nato a Betlemme di Giudea, riempia di gioia e di luce la vostra vita, quella delle vostre famiglie e quella della nostra intera società. Auguro a tutti voi che questa luce entri nella vostra vita, illumini voi e le vostre famiglie e si espanda su tutto il mondo. Buon Natale carissimi».
Al termine della celebrazione don Patrizio Spina, Vicario Generale della Diocesi e Parroco della Cattedrale, ha ringraziato i fedeli per aver rispettato con responsabilità tutte le norme anticovid e ha invitato a fare la stessa cosa all’uscita dalla chiesa esortando vivamente ad evitare assembramenti. L’appello è stato recepito prontamente dai presenti che hanno evitato i consueti e calorosi scambi di auguri, ma hanno potuto godersi lo spettacolo del videomapping, sempre rispettando la norma del distanziamento.