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Tre Re magi alla Santa Casa di Loreto

Di Padre Renato Zilli
LORETO – « Veniamo da molto lontano, dall’Oriente. Abbiamo visto una stella di notte, così brillante e sorridente che sembrava dire « Partite ! » Questa notte è successo un miracolo : è nato Dio. » Così, con queste parole, si presenta tra il commosso e l’entusiasta, Gaspare, uno dei tre Re magi, dai bei vestiti sgargianti e collane orientali. Entrano nella Basilica della Santa Casa. L’arcivescovo Fabio Dal Cin con un largo sorriso li incoraggia ad avanzare. Ad esprimersi davanti a tutti, dopo un così lungo viaggio, pure in zona rossa… È il giorno dell’Epifania, alla messa delle ore 10.00. Si ritrovano di fronte a una presenza impressionante di bambini: è la loro messa. Gaspare aggiunge ancora qualcosa : « L’abbiamo trovato, il Bambino, come una vera sorpresa, tra pecore e pastori : per questo lo abbiamo chiamato « Agnello di Dio ». Tace, nell’aria fa roteare il suo turibolo d’incenso, da un gradevole profumo di rosa selvatica. Sapori d’Oriente.
« Ci siamo persi continuamente per strada » interviene Melchiorre « ma come dice il proverbio : « Se vuoi che il tuo aratro vada diritto, legalo a una stella ». Abbiamo, allora, seguito quella stella più luminosa di tutte…   Poi, precisa, con filosofia: « E’ normale nella vita perdersi, importante è ripartire. Normale è cadere, ma importante è rialzarsi. Il Bambino, nato stanotte, lo dirà sempre ad ogni uomo : « Àlzati e cammina ! Riprendi la tua dignità ». Per questo ho portato dell’oro. È il segno della nobiltà, perchè lui si dimostra così un vero Re.
Anche Baldassare ha la sua da dire. « Ci siamo incontrati con tanti pezzi grossi, personaggi importanti, come il re Erode e grandi sacerdoti. Mai avremmo pensato, alla fine, di capitare in aperta campagna, in una grotta piuttosto scura e fredda, tra confusione di pecore e di montoni. Io ho portato della mirra, perchè è simbolo di umanità, del sentirsi mortale. Questo Bambino divino farà la nostra stessa strada di comuni mortali… Vivere le ansie e le speranze, che ci prendono il cuore, a noi tutti. E ripeterci, poi, continuamente: « Coraggio ! Non vi abbandonerò. Sarò sempre con voi!»
E a quel punto, Baldassare si toglie il turbante e una lunga sciarpa, intorno al viso, intessuta di filo d’argento: scopriamo il volto di Lucky Ogbeide, il nostro amico nigeriano. Great ! Un emigrato lo ha preso in parola…  E così, sembra risuonare nell’aria l’ultima frase del Cristo nel Vangelo di Matteo: “Non abbiate paura… Il povero, il carcerato, lo straniero che incontrerete, sono io. Per davvero!”
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