SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Le mie relazioni con l’Italia sono molto forti e periodicamente torno per gli impegni all’Università di Parma dove seguo, quasi come idea di servizio, alcuni progetti e studenti; tra questi ultimi non mancano quelli che poi mi seguono in Canada per tesi e dottorato”.
Certo non si considera un cervello in fuga il professor Marco Amabili, sambenedettese, ex studente del Liceo Scientifico Rosetti, docente e ricercatore in ingegneria meccanica presso la McGill University di Montreal, dove è giunto e lavora grazie ad un brillantissimo percorso. Dopo la laurea ad Ancona e Bologna, l’ingresso nel mondo della ricerca e la carriera accademica; studioso e autore di numerosissime pubblicazioni, tra cui in particolare due testi per la Cambridge University Press. Per i suoi studi su vibrazioni non lineari, meccanica di strutture a piastra e guscio in materiali tradizionali ed avanzati e biomeccanica dell’aorta umana, è stato chiamato a far parte di numerose accademie internazionali e, inoltre, ha ottenuto nel 2020 due prestigiosi riconoscimenti: la medaglia Worcester Reed Warner da parte dell’American Society of Mechanical Engineers per il suo “contributo eccezionale” alla letteratura ingegneristica ed il premio della Royal Society of Canada, lo scorso 27 novembre.
Un curriculum autorevole, partito dalle aule del Rosetti (dove la comunità scolastica lo attende non appena la pandemia lo permetterà), liceo di cui il professore ricorda con affetto e simpatia ambienti e persone, a iniziare dai docenti; anni passati studiando e praticando atletica, in cui non sono mancati i riconoscimenti che oggi raccoglie in altri ambiti. “Allora ho capito che per raggiungere gli obiettivi occorre tanto impegno perché nessuno ti regala nulla”. Gli studi liceali sono stati la base di quelli universitari “che sono decisi quando si è molto giovani; penso che le facoltà vadano valutate seguendo sì le proprie passioni, ma con un occhio attento ai cambiamenti che inevitabilmente ciascuno si trova ad affrontare- spiega Amabili-. Quindi il mio consiglio è quello di orientarsi, chiaramente in base alle proprie inclinazioni, su quei percorsi universitari che permettano sviluppo e cambiamento. Quando ho iniziato l’università pensavo di occuparmi di macchine e motori, oggi lavoro progettando protesi aortiche, e mi piace moltissimo”.
E se il professor Amabili non nasconde di tifare per ingegneria, di sicuro non manca di sottolineare che moltissime facoltà di ambito scientifico assicurano percorsi interessanti e ricchi di soddisfazioni professionali, in settori spesso tradizionalmente più praticati dagli studenti che dalle studentesse. “Le ragazze oggi, ed in particolare in USA e Canada, hanno tantissime possibilità di carriera, anche nel mondo accademico; c’è grande attenzione alla parità di genere nelle STEM”.
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