Continua la gara solidarietà verso le popolazioni croate colpite dal sisma del 29 dicembre scorso che ha avuto il suo epicentro a Petrinja e nei centri vicini come Glina, Majske Poljane, territori della diocesi di Sisak. Lo scorso 12 gennaio è arrivato a Sisak, dalla diocesi ungherese di Szombathely, un carico di 24 tonnellate di materiali da costruzione, 59 stufe a gas, 21 generatori e quattro furgoni di cibo, forniture per l’igiene e coperte. Anche altri Paesi Ue continuano a mobilitarsi: da Germania, Francia e Austria sono in arrivo sacchi a pelo, strutture per alloggi temporanei, sistemi di illuminazione e materassi. La Slovenia ha consegnato container per abitazioni. Secondo il premier croato, Andrej Plenkovic, da fine dicembre si sono susseguite in Croazia oltre 800 scosse sismiche. A Petrinja il 13 gennaio ha preso il via la vaccinazione anti-Covid della popolazione locale, resa più vulnerabile al Covid-19 dall’emergenza creata dal sisma. Alla zona sono state assegnate le 3.600 dosi della prima partita di vaccino Moderna arrivata in Croazia. Altri aiuti – 9 tonnellate tra generi alimentari, kit igienici, vestiti e lenzuola – sono stati consegnati il 14 gennaio alla Caritas di Sisak dalla diocesi croata di Požega che ha donato anche l’equivalente di circa 83 mila euro frutto di una colletta condotta il 3 gennaio scorso in tutte le chiese della diocesi. Insieme ai tanti gesti di aiuto concreto stanno sorgendo, nel cratere sismico, anche particolari testimonianze di solidarietà e amicizia.
La vera consolazione. Una di queste è la storia di Laura Sučec, giovane della parrocchia della Trasfigurazione nata e cresciuta a Petrinja dove attualmente vive. Dopo il sisma ha espresso tutto l’amore per la sua città natale in un canto.
La giovane svolge volontariato nella Caritas parrocchiale e ha scritto il canto “prendendo ispirazione – racconta – dai volti tristi e inconsolabili della mia famiglia e dei miei amici. Volevo inviare un messaggio a tutti che l’unica vera consolazione è nel Signore”. Emozioni trasformate in musica e immagini contenute nel video diffuso dalla diocesi di Sisak. “Tutto sembrava dovesse finire nel momento della scossa quando per poco sono riuscita ad evitare che il tetto dell’edificio dove lavoro mi crollasse addosso. In quei momenti ho trovato conforto in Dio”. “Con questa canzone – dice la giovane – ho voluto inviare il messaggio che l’unica consolazione è nel Signore. Solo Lui può liberarci dalla paura e farci sorridere”.
In nome della musica. Solidarietà ai terremotati “nel nome della musica” è arrivata anche da musicisti di Zagabria, membri del noto gruppo folkloristico “Ivan Goran Kovačić”. Dopo il sisma, infatti, su iniziativa di un loro collega musicista, Franjo Pećarić, di Sisak, si sono organizzati in piccole squadre e ogni giorno dalla capitale croata si muovono verso Sisak, Glina e Petrinja, le zone più colpite del cratere sismico, per portare cibo, medicine, vestiti alle famiglie sfollate e a quelle rimaste nei villaggi più lontani. A sera tardi fanno ritorno a Zagabria. “A tutti – dicono – cerchiamo di dare anche una parola di conforto e di incoraggiamento”.
La loro presenza non è passata inosservata a Sisak dove prima del sisma era attiva una famosa scuola intitolata al compositore croato “Fran Lhotka”. La scuola è stata gravemente danneggiata dal terremoto e l’opera di volontariato svolta da questi giovani e affermati musicisti – Manuela, Nikolina, Matea, Brigita, Luka, Frane, Zvonimir, Petar, Jurica e Franjo, questi i loro nomi – è doppiamente apprezzata perché svolta anche in nome della musica che unisce e conforta. “Avendo la musica nell’anima riescono a portare grande serenità – dicono di loro dalla Caritas di Sisak – mostrano una particolare attenzione verso i bambini, i malati e gli anziani che visitano con regolarità. La fama di cui godono nel campo musicale non impedisce loro di manifestare modestia e grande sensibilità”.
“Dolce” solidarietà. “Dolce”, in tutti i sensi, è la storia di due anziane donne, Marija Dumbović e Marija Vavro, entrambe di Sisak, che si sono messe a cucinare per i terremotati e per i volontari piatti e dolci tipici croati. “Volevo fare qualcosa per gli altri, ma gli acciacchi e gli anni si fanno sentire così mi sono messa ai fornelli che è una delle poche cose che riesco ancora a fare” dice Marija Dumbović che ha perso un figlio nella guerra in Croazia. “ Se potessi fare di più lo farei sicuramente e soprattutto mi piacerebbe stare tra i volontari. Siccome non posso invito chi può a farlo”.
Le due donne ogni giorno cucinano torte e piatti e quando gli ingredienti finiscono vengono rifornite tempestivamente dai volontari del centro Caritas di Sisak. Marija Vavro si dice felice per questa esperienza anche se non nega che “se fossimo state più giovani ed energiche saremmo state tra le prime a metterci a disposizione come accadde durante gli anni della guerra”.
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