Di Renato Zilio, Direttore Migrantes Marche
MARCHE – «Ma che cosa possiamo fare insieme?» è la domanda che ci dovrebbe sempre inseguire. Ecumenismo, infatti, è fare qualcosa con chi è dell’altra sponda. La settimana per l’unità dei cristiani, che stiamo vivendo, é proprio un appello missionario senza appello. Invito stringente. Deciso. Coinvolgente. Davanti agli occhi ci mette la nostra vera missione : l’unità, la comunione. E in un contesto attuale – da qualsiasi punto di vista lo si guardi – contesto di fibrillazione e di frammentazione la domanda più assillante dovrebbe essere questa, per davvero: « A che cosa devo rinunciare perchè vinca l’unità ? » La comunione sta al di sopra di tutto e di ognuno. Sì, una convinzione fondamentale del cristiano.
Come missionario, per tantissimi anni all’estero spesso mi sono trovato a vivere in un Paese protestante. Ricordo ancora con gioia una celebrazione funebre per un emigrante italiano a Ginevra. Ci si era divisi i tempi con un pastore calvinista: a lui la spiegazione della Parola, a me i gesti di rito come la luce, l’acqua e l’incenso – che i protestanti non contemplano – con il loro commento simbologico. Alla fine, non posso dimenticare come la moglie stessa del pastore ci venne incontro, raggiante, per ringraziare entrambi. La complementarietà dei nostri interventi aveva dato alla celebrazione un senso, un’interiorità, una fede convinta e condivisa. E anche allora il pastore aveva fatto brillare due belle qualità della tradizione protestante: l’essenzialità e l’efficacia.
Ma era anche invitare dei pastori alla catechesi dei giovani, per parlare della loro storia e semmai trattare di temi comuni. Uno sguardo differente non può che arricchire. Organizzare, così, degli incontri e delle conferenze parrocchiali insieme a loro, come testimonianza dei cristiani presenti nel quartiere della città. Una complicità benefica.
Un altro giorno, è proprio durante la celebrazione per un’anziana italiana defunta che noto la presenza di un pastore protestante nell’assemblea. Durante il corteo verso il camposanto, allora, discretamente mi avvicino per chiedergli di improvvisare la preghiera al cimitero. Mi risponde con un’occhiata indecifrabile… Ma, poi, in quel piccolo cimitero che sembrava un giardino, mentre scendeva lentamente la bara nella terra, incominciò forte: «Tu ci hai fatti di terra, Signore, e alla terra noi tutti ritorniamo!», improvvisando, poi, una bella e commossa preghiera finale. Con il suo linguaggio biblico ci inchiodò alla terra. Ci fece sentire tutti semplice argilla. E ci depose, allo stesso tempo, nelle palme accoglienti delle mani di Dio.
Per i presenti fu un momento forte e indimenticabile di speranza. Per me, in fondo, occasioni incredibili di fraternità con pastori protestanti, da sempre appassionati della Parola di Dio. Ecumenismo è costruire dei ponti, lanciare delle passerelle con quelli dell’altra riva. Sapendo che, un giorno, Dio stesso asciugherà il mare che ci separa.