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Non dimentichiamo i Paesi più poveri colpiti dalla pandemia

Di Patrizia Caiffa

Gli indigeni del Roraima, in Brasile, colpiti duramente dalla pandemia e dimenticati dal governo centrale. Le piccole imprese sociali per l’inserimento di persone disabili o svantaggiate nei Balcani, costrette a chiudere o limitare le attività a causa delle restrizioni, con la conseguente perdita di posti di lavoro. I profughi Rohingya in fuga dalle violenze in Myanmar, che vivono da anni nei campi a Cox’s Bazar, in Bangladesh, in una situazione difficile aggravata dai contagi. La povertà endemica in Mozambico e i progetti di sviluppo agricolo in una delle province più povere. I centri delle Caritas diocesane in Bolivia che forniscono cure e farmaci gratuiti.

Bolivia, il centro di pastorale sociale di Caritas Beni – credits: www.insiemepergliultimi.it

64 progetti in 45 Paesi. Sono solo alcuni dei 64 progetti che usufruiranno della raccolta fondi della Campagna “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”  lanciata nel luglio scorso da Caritas italiana e Focsiv per rispondere alla “pandemia della fame”. In questi giorni è stata prorogata ad aprile 2021. 64 iniziative nate nell’ambito delle Chiese e Caritas locali e delle Ong aderenti alla Focsiv, in 45 Paesi di Europa dell’Est, Asia, Africa, Medio Oriente e America Latina. Milioni di famiglie povere e impoverite esposte al rischio di contagio, che rischiano di rimanere senza cure e medicine per mancanza di soldi oppure di non poter più accedere ad alcuni servizi. Gli ambiti d’azione sono diversi: salute e famiglia, donne, migranti e rifugiati, educazione, lavoro.

La mappa dei 64 progetti che saranno finanziati dalla campagna – credits: www.insiemepergliultimi.it

Raccolti 200.000 euro. Ad oggi, spiega al Sir Paolo Beccegato,  vicedirettore di Caritas italiana, “abbiamo raccolto 200.000 euro, un quinto dell’obiettivo che ci eravamo posti, ossia un milione di euro”. Il motivo? “Anche se la solidarietà non manca – osserva– e chi ha un reddito garantito in questo periodo riesce perfino a risparmiare (perché stando a casa ha meno spese) molti altri italiani che non lavorano sono in difficoltà, quindi preoccupati per sé e per i connazionali. Chi dona sceglie di aiutare le famiglie italiane povere”.  Con la campagna “La concretezza della carità” legata proprio all’emergenza sanitaria durante il lockdown, infatti, Caritas italiana aveva raccolto oltre 5 milioni di euro.

La sensibilizzazione delle comunità. In un momento in cui tutta l’informazione è centrata sul Covid-19 e sulle dinamiche nazionali , risulta dunque una sfida impegnativa sensibilizzare le persone ai bisogni e alle richieste di aiuto di tante realtà del mondo, percepite come lontane. Sul sito www.insiemepergliultimi.it le due realtà ecclesiali pubblicano storie dal campo, materiali e approfondimenti per informare e coinvolgere le comunità cristiane. Su quest’ultimo aspetto stanno rispondendo meglio. Diverse Caritas diocesane hanno organizzato incontri di riflessione nei territori o partecipano ai webinar organizzati on line.

Ogni mese la campagna affronta un tema diverso: la sanità, la fame, il lavoro, la povertà educativa, le donne, la cura, i migranti. Da qui ad aprile si parlerà anche di coesione sociale e disuguaglianze, due aspetti che la pandemia sta mettendo fortemente in discussione. “Stanno aumentando le tensioni sociali e le difficoltà legate alla dimensione psicologico-relazionale – osserva Beccegato -. Inoltre le disuguaglianze continuano a crescere in maniera esponenziale, con la forbice tra ricchi e poveri che si allarga sempre di più: mentre la maggioranza della popolazione si impoverisce

si stanno arricchendo le case farmaceutiche, le imprese tecnologiche e informatiche, la grande distribuzione a domicilio”.

Gli appelli di Caritas e Focsiv. A marzo Caritas italiana e Focsiv lanceranno messaggi politici all’opinione pubblica, per poi concludere la campagna a Pasqua, con un invito alla speranza rivolto alla comunità ecclesiale. Anche ora l’appello è: “Non dimentichiamo i Paesi poveri – conclude Beccegato – e aiutiamo le Chiese locali a portare avanti progetti che nascono da bisogni concreti. Non sono soldi donati a pioggia ma esigenze reali a cui dobbiamo dare una risposta, anche solo con un piccolo segno d’appoggio”. Donazioni anche sul sito www.insiemepergliultimi.it

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