Per il consigliere pastorale teologico del coordinamento nazionale della Pastorale Carceraria, padre Gianfranco Graziola, sembra contraddittorio parlare di tortura in Brasile nel XXI secolo.
Soprattutto, oltre a tali situazioni, in tre quarti delle denunce (67 casi si 90) è stata segnalata negligenza nell’erogazione dell’assistenza sanitaria, o di cibo o di generi d’igiene personale.
Il referente della Pastorale carceraria, Lucas Gonçalves, ha spiegato che il rapporto, elaborato fin dal 2010, “rivela che la tortura non è una cosa del passato, ma qualcosa di presente nella vita delle persone detenute in Brasile”.
Delle 90 denunce ricevute, la Pastorale carceraria ne ha inoltrate 39 alla magistratura, 64 all’Ufficio del difensore pubblico e 38 al pubblico ministero. Nella maggior parte dei casi, secondo Gonçalves, lo Stato rifiuta di dare una risposta adducendo il sospetto che le accuse siano false. Solitamente, lo Stato si rifiuta persino di indagare sulle denunce, tanto che solo in 16 casi la Pastorale carceraria ha ricevuto notizie sulle denunce e solo in 8 casi è stata condotta un’ispezione nelle carceri.