Elvira Ragosta – Vatican News
Sarà una cerimonia ufficiale virtuale, alla quale prenderanno parte il ministro degli Esteri del Kosovo, Meliza Haradinaj-Stublla, e il suo omologo israeliano, Gabriel Ashkenazi, a dare il via oggi alle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. Lo ha annunciato la stessa Stubbla parlando di “momento storico”. Un avvenimento importante per tutta l’area balcanica e non solo, dice a Vatican News Mauro Ungaro, direttore di Voce isontina, settimanale della diocesi di Gorizia: “Lo scorso settembre era stato l’ex presidente degli Stati Uniti Trump ad annunciare che Serbia e Kosovo avrebbero normalizzato i rapporti con Israele. Un accordo – prosegue – molto articolato, che prevede, tra l’altro, lo spostamento dell’ambasciata di Belgrado da Tel Aviv a Gerusalemme. Ma anche il riconoscimento tra Kosovo e Israele, con l’impegno di Pristina ad aprire la sua ambasciata a Gerusalemme, e di fatto a diventare il primo Paese a maggioranza musulmana al mondo a farlo”.
Il Kosovo verso le elezioni anticipate
Intanto, dal punto di vista politico, il Kosovo andrà alle urne il prossimo 14 febbraio per le elezioni parlamentari anticipate, dopo che la Corte Costituzionale ha decretato che il governo in carica del premier Avdullah Hoti era illegittimo perché sostenuto da un deputato che era stato condannato in via definitiva per truffa. Le elezioni, spiega Ungaro, arrivano in un momento particolare e di apparente instabilità: “perché il leader di quello che potremmo definire come un movimento per l’autodeterminazione, attualmente all’opposizione e che i sondaggi vanno in netto vantaggio, ha a sua volta una condanna definitiva ricevuta nel 2018. Quindi già da oggi si pongono degli interrogativi su una sua eventuale elezione”.
Il dialogo con la Serbia
Per quanto riguarda il dialogo tra Kosovo e Serbia, per il direttore di Voce isontina ci sono speranze fondate sul fatto che, in questo momento, il presidente serbo Vucic gode di una maggioranza parlamentare notevole e potrebbe portare Belgrado e Pristina alla firma da tanti auspicata. “Sia Unione Europea che Stati Uniti – conclude Ungaro – stanno premendo per questo, soprattutto perché rappresenterebbe un punto di partenza ulteriore per una situazione di pacificazione e un futuro diverso, più certo, per tutta l’area balcanica”. Dichiaratosi indipendente dalla Serbia nel 2008, il Kosovo è stato riconosciuto da un centinaio di Paesi, ma non da Belgrado, né da Cina e Russia.