Il Covid-19 e l’assalto al Congresso americano hanno cambiato i programmi degli organizzatori, ma non lo spirito della 48° marcia per la vita che il 29 gennaio alle 12, ora locale a Washington, si è aperta online dal Mall che appena una settimana fa aveva visto il presidente Joe Biden e la vicepresidente Kamal Harris rendere omaggio alle vittime della pandemia. La vigilia della manifestazione di quest’anno è segnata dall’amarezza per un memorandum che il presidente Biden, cattolico, ha siglato ripristinando fondi per quelle organizzazioni operanti all’estero che si occupano della salute delle donne, inclusa quella riproduttiva, un aggettivo che non esclude le pratiche abortive.
Negli Stati Uniti, il titolo X del Public Health Services Act fornisce finanziamenti federali per i servizi di pianificazione familiare a beneficio principalmente dei pazienti a basso reddito. La legge specifica che i fondi del titolo X non possono essere utilizzati in programmi in cui l’aborto è un metodo di pianificazione familiare, ma non pone ulteriori restrizioni relative all’aborto ai destinatari dei fondi. Il promemoria siglato da Biden, sotto il titolo “Proteggere la salute delle donne a livello nazionale e all’estero”, abroga la cosiddetta “politica di Città del Messico”. Questa norma venne presentata per la prima volta dal presidente Ronald Reagan durante la conferenza internazionale sulla popolazione a Città del Messico nel 1984, e blocca i finanziamenti statunitensi a quelle organizzazioni non governative che praticano o promuovono attivamente l’aborto come forma di pianificazione familiare all’estero. I presidenti repubblicani hanno sostenuto la politica e i presidenti democratici l’hanno ribaltata, considerandola una legge bavaglio.
Biden ha seguito la linea dei predecessori democratici e questo nonostante il segretario alla salute dell’ex presidente Trump, in un rapporto sull’attuazione della politica di protezione della vita, aveva mostrato che la stragrande maggioranza delle organizzazioni non governative straniere – 1.285 su 1.340 – aveva rispettato le richieste più severe dell’amministrazione “con interruzioni minime dei servizi sanitari e nessuna riduzione dei finanziamenti”. E’ un’azione “grave” che “promuove attivamente la distruzione di vite umane nei paesi in via di sviluppo”, hanno tuonato l’arcivescovo Joseph F. Naumann di Kansas City, presidente del Comitato pro life della Conferenza dei vescovi e il vescovo David J. Malloy di Rockford, presidente della commissione Giustizia e Pace. “Noi e i nostri fratelli vescovi ci opponiamo fermamente a questa azione. E’ antitetica alla ragione, viola la dignità umana ed è incompatibile con l’insegnamento cattolico”, hanno continuato i due presuli, lasciando però la porta aperta alla collaborazione con il presidente Biden che proprio sul tema della vita era stato bacchettato dal presidente della Conferenza episcopale Josè Gomez, nel giorno del suo insediamento. “La Chiesa cattolica è pronta a lavorare con lei e la sua amministrazione per promuovere la salute globale delle donne in un modo che favorisca lo sviluppo umano integrale, salvaguardando i diritti umani innati e la dignità di ogni vita umana, a partire dal grembo materno “, hanno dichiarato l’arcivescovo Naumann e il vescovo Malloy, insistendo sulla necessità che il presidente usi del suo mandato per dare “priorità ai più vulnerabili, compresi i bambini non ancora nati ”.
Intanto un sondaggio sponsorizzato dai Cavalieri di Colombo e pubblicato proprio il 27 gennaio mostra che il 77% degli americani si oppone all’ “utilizzo dei dollari delle tasse Usa per sostenere l’aborto in altri paesi”, e questa percentuale include un 64% di intervistati che si identifica come “pro choice, a favore della scelta”. Complessivamente, il 58% degli intervistati “si oppone all’uso delle tasse per pagare l’aborto di una donna” .La scelta di Biden sembra antitetica anche a quanto richiesto dagli elettori è il tweet di Jeanne Mancini, presidente della Marcia per la vita, che ha definito il memorandum “una mossa profondamente inquietante, soprattutto quando il presidente dice che vuole l’unità nazionale”.
E la marcia di quest’anno vuole proprio essere all’insegna dell’unità già nel titolo “Forti insieme: la vita unisce”, ma gli organizzatori non pensavano che proprio un presidente di dichiarata fede cattolica potesse disattendere alla mission della manifestazione, che si terrà online per scongiurare i rischi del contagio. Solo un piccolo gruppo, guidato dalla stessa Mancini, si recherà al National Mall per i tradizionali discorsi e di seguito marcerà verso la Corte Suprema degli Stati Uniti, che il 22 gennaio del 1973 approvò la legalizzazione dell’aborto, a seguito della quale la marcia cominciò a prendere forma. Intanto 118 membri del Congresso hanno firmato una lettera in cui chiedono a Biden di riconsiderare la sua decisione sulla politica di Città del Messico. Il presidente non ha risposto.