Continua la lotta tra l’Ue e le aziende per la produzione dei vaccini contro il Covid-19 per assicurare il rispetto dei tempi previsti per la consegna delle dosi; al contempo sale la tensione nei Paesi membri che chiedono risposte all’Ue proprio sui ritardi nella disponibilità delle dosi. Nei giorni scorsi una delle aziende con cui l’Unione europea ha firmato un contratto, la britannica AstraZeneca, ha dichiarato che avrebbe dato priorità al Regno Unito per la distribuzione dei vaccini e che avrebbe posticipato la produzione del 60% dei vaccini concordati con l’Ue per il primo trimestre. Mentre si attende l’autorizzazione dell’Agenzia per il farmaco Ue (Ema) al vaccino di Astrazeneca, l’Unione europea valuta dunque la possibilità di bloccarla se l’azienda non rispetterà la produzione del numero di dosi già concordato.
Intanto si alzano le voci anche degli Stati membri. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, rispondendo a una lettera da parte dei governi di Grecia, Danimarca, Repubblica Ceca e Austria, ha annunciato che chiederà alla Commissione Ue di appellarsi all’art 122 del Trattato per utilizzare misure urgenti per garantire “un’efficace produzione e fornitura di vaccini alla nostra popolazione”. In queste ore, in risposta alle numerose richieste di una maggiore trasparenza nelle relazioni tra l’Ue e l’azienda farmaceutica, la Commissione Ue ha reso noto che, a seguito di una rinnovata richiesta da parte di Bruxelles, “AstraZeneca ha accettato di pubblicare il contratto redatto firmato tra le due parti il 27 agosto 2020”. La Commissione ricorda che questo è il secondo contratto ad essere pubblicato “dopo che Cure Vac ha accettato di pubblicare l’accordo di acquisto anticipato con l’esecutivo europeo”. Inoltre, la Commissione “spera di poter pubblicare in un prossimo futuro tutti i contratti nell’ambito degli accordi di acquisto anticipato”. Bruxelles precisa, comunque, che il contratto di oggi contiene “delle parti oscurate relative a informazioni riservate, come i dettagli delle fatture”. Secondo la Commissione Ue, la pubblicazione del contratto è un segnale fondamentale: “la trasparenza e la responsabilità sono importanti per contribuire a costruire la fiducia dei cittadini europei e per assicurarsi che possano fare affidamento sull’efficacia e sulla sicurezza dei vaccini acquistati a livello Ue”.
Nel tentativo di garantire un “accesso tempestivo” ai vaccini Covid-19 “per tutti i cittadini dell’Unione europea”, e “per affrontare l’attuale mancanza di trasparenza delle esportazioni di vaccini al di fuori dell’Ue”, la Commissione ha adottato oggi una misura che richiede che tali esportazioni siano soggette ad autorizzazione da parte di Stati membri. A questo proposito la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha dichiarato: “la pandemia sta avendo effetti devastanti in Europa e in tutto il mondo. La protezione della salute dei nostri cittadini rimane la nostra massima priorità e dobbiamo mettere in atto le misure necessarie per assicurarci di raggiungere tale obiettivo. Questo meccanismo di trasparenza e autorizzazione è temporaneo e ovviamente continueremo a mantenere i nostri impegni nei confronti dei Paesi a basso e medio reddito”. Il sistema di trasparenza e autorizzazione richiederà alle aziende di notificare alle autorità degli Stati membri l’intenzione di esportare vaccini prodotti nell’Unione europea, dichiarando dove intenderebbe esportarli e in quali quantità. Sono esentati i vaccini esportati a scopo umanitario.
Se la produzione delle dosi per i vaccini sta tenendo l’Europa con il fiato sospeso, anche la mappatura delle zone rosse nei Paesi Ue si è alternata in un balletto tra regioni. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (European Centre for Disease Prevention and Control, Ecdc) ha corretto la mappa inizialmente pubblicata sui contagi da Covid eliminando dalle zone rosso scuro, definite ad alto contagio, il Veneto e l’Emilia Romagna, che restano invece indicate come “solo rosse”. Mentre il Friuli Venezia Giulia e la provincia autonoma di Bolzano rimangono zone ad alto contagio, appunto rosso scure. Anche in Spagna, Portogallo, Irlanda, Paesi baltici, alcune regioni di Francia, Paesi Bassi, Svezia, Germania orientale e Repubblica Ceca sono aumentate le zone rosso scuro, mentre sono diminuite nel resto della Germania e nel sud della Svezia. In particolare questa nuova definizione di “rosso scuro” sta ad indicare in queste regioni l’elevatissima diffusione del virus, con una percentuale di casi positivi superiore a 500 ogni 100mila abitanti.
“Attualmente stiamo assistendo al deterioramento delle situazioni epidemiologiche nelle aree in cui si sono stabilite varianti più trasmissibili del virus SARS-CoV-2. – commenta al Sir, il direttore dell’Ecdc, Andrea Ammon –. Un numero crescente di infezioni porterà a tassi di ospedalizzazione e mortalità più elevati in tutti le fasce di età, in particolare per quei in gruppi di età più avanzata o con comorbilità (es. disturbi cardiovascolari, respiratori…). Per frenare efficacemente la diffusione delle nuove varianti, è necessaria una combinazione di misure, tra cui il distanziamento fisico, un maggiore livello di sorveglianza, il sequenziamento dei campioni e una rigorosa tracciabilità di contatti e quarantena”. Ammon aggiunge: “gli Stati membri sono inoltre incoraggiati ad accelerare la vaccinazione dei gruppi ad alto rischio e a preparare il sistema sanitario per la forte domanda” di interventi e cure.