COLONNELLA – Concludiamo il nostro viaggio alla scoperta delle varie sedi Caritas, incontrando i numerosi gruppi parrocchiali esistenti all’interno della vicaria di San Giacomo della Marca. “Tante sono le realtà che operano nel nostro territorio – afferma il vicario foraneo Don Anselmo Fulgenzi – Seppur con alti e bassi legati al periodo e alle singole situazioni, possiamo dire che tutte le parrocchie della nostra vicaria sono attive e perseveranti nella carità, incidendo in maniera determinante sul tessuto sociale delle comunità e fornendo loro un valido contributo per soddisfare i bisogni materiali e spirituali di molte persone in difficoltà.”

Le comunità guidate da don Dino Straccia, le parrocchie di San Cipriano e San Giovanni Evangelista di Colonnella, dove abbiamo incontrato il segretario della sede parrocchiale Caritas, Giuseppe Di Quirico, il quale ci racconta così la sua esperienza: “Siamo presenti sul territorio dal 2002. Non possediamo una sede di proprietà, ma abbiamo una sede che è gentilmente offerta dei soci dell’ex circolo cittadino. I nostri volontari sono 8, ma attualmente, per via delle restrizioni legate al Covid-19, abbiamo ridotto il numero a 4. In questi mesi, in cui siamo stati catalogati spesso come zona rossa o arancione, abbiamo sospeso la concessione del vestiario, ma di recente l’abbiamo ripristinata. A tal proposito voglio precisare che spesso abbiamo un’eccedenza di vestiti, soprattutto per bambini, e collaboriamo quindi con le altre sedi Caritas limitrofe della nostra diocesi che ne hanno maggiormente bisogno. Al contrario, la distribuzione mensile dei pacchi viveri è rimasta sempre attiva, anche durante il lockdown. Per quanto riguarda i beni alimentari, proviene quasi tutto dal Banco Alimentare. Inoltre possiamo contare sulla collaborazione con l’amministrazione comunale e con alcuni negozi locali, come, ad esempio, l’Iper Conad, che spesso ci aiuta nelle raccolte. Infine abbiamo anche qualche risorsa proveniente da attività di autofinanziamento (come la pesca di beneficenza) o dalle offerte fatte da alcuni fedeli (come, ad esempio, in occasione dei funerali). Attualmente sono 49 le famiglie fisse che vengono aiutate: si tratta di nuclei familiari particolari, o monoreddito o con persone anziane o con familiari che non lavorano; solo una decina di famiglie sono di provenienza straniera, mentre la restante parte è italiana. Il momento più bello della nostra esperienza è quando andiamo a recapitare il pacco di viveri nelle famiglie, quando entriamo nelle loro case e portiamo un po’ di calore. Quello è il momento dell’ascolto, del dialogo, dell’incontro con il povero. È quindi importante, molto importante, che l’ascolto sia sincero e privo di ogni giudizio: ecco perché è necessario che i collaboratori vengano scelti bene, per garantire comprensione e discrezione.”

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