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È in atto una campagna di criminalizzazione contro i medici obiettori

Esprimiamo la nostra solidarietà ai medici e ai sanitari messi sotto accusa perché in ottemperanza ai principi fondamentali della loro professione, fanno obiezione di coscienza, cosa garantita dalla legge 194.
È necessario tutelare la libertà dell’obiezione di coscienza come principio fondamentale di libertà, che deve essere garantita a tutti e in modo particolare a tutte le professioni sanitarie, le quali, secondo la loro stessa deontologia professionale, devono operare in scienza e coscienza, servitori della vita e mai della morte. La loro obiezione è un sì alla vita, quella nascente, quella che si avvia alla sua conclusione e quella che, nella malattia ha bisogno di qualcuno che con competenza e professionalità la curi. Il loro impegno è trovare rimedi alla malattia e assistere il malato in ogni condizione. Sarebbe uno stravolgimento drammatico della professione costringere i sanitari a diventare semplici esecutori di prestazioni, rinunciando a valutare con la propria coscienza ciò che si chiede loro. Non viene mai nulla di buono alla persona e alla società quando si costringe qualcuno a rinunciare alla propria coscienza. La coscienza va formata, non soppressa! La coscienza del sanitario non può che essere formata sul valore della difesa e della cura della vita, sempre e comunque. Noi glielo chiediamo anche in questi frangenti della pandemia, sapendo che così facendo mettono anche a rischio la propria stessa vita. Solo perché hanno obbedito alla loro coscienza moltissimi sanitari non si sono tirati indietro e hanno letteralmente donato la loro vita. Per questo tutti dobbiamo loro la nostra riconoscenza e gratitudine.
Vediamo con forte preoccupazione tentativi di abolire il diritto all’obiezione di coscienza in campo sanitario, quando non addirittura una vera e propria denigrazione di coloro che ad essa hanno fatto ricorso, o intendono farvi ricorso. Riteniamo che una società civile e che vuole veramente garantire la libertà, non possa che garantirla. Ciò significa, da una parte, riconoscere la dignità stessa della persona umana e, dall’altra, dare solide basi a una società che non intende manipolare i propri cittadini con costrizioni legali che ledono il fondamento stesso della libertà.

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