DIOCESI – Si è svolta Giovedì 11 Febbraio, alle ore 18:00, la celebrazione della XXIX Giornata Mondiale del Malato presso la Cattedrale di Santa Maria della Marina a San Benedetto del Tronto. La celebrazione, presieduta dal nostro Vescovo Carlo Bresciani, ha visto la partecipazione dei membri dell’Unitalsi Diocesana e delle altre associazioni che si occupano dei malati del nostro territorio e si prendono cura di loro o per professione o per missione: medici, infermieri, volontari, ministri straordinari dell’Eucaristia. Assenti purtroppo molti malati, per i quali si è ritenuto opportuno non farli partecipare, così da evitare il rischio di contagio da Covid-19.
Dopo la preghiera del Santo Rosario, Mascia Moretti, volontaria dell’Unitalsi, ha introdotto la celebrazione con queste parole: “Carissimi sorelle e fratelli, ci ritroviamo nel giorno dedicato alla memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes, in un particolare momento storico, segnato dalla pandemia, per cui molti nostri fratelli e sorelle malati sono lontani, ma comunque presenti col cuore. Siamo con quanti, ogni anno, li accompagnano in pellegrinaggio e santuari e, ogni giorno, si prendono cura di loro. Più che l’anniversario delle apparizioni, vogliamo celebrare il mistero di Maria, Madre Immacolata, Alba della Redenzione, Inizio della Nuova Umanità liberata dal peccato, nel tempo dell’attesa del regno che deve venire, e diventi segno che i tempi nuovi sono già iniziati. Affidiamo a lei tutti coloro che, provati dalla malattia e dalla sofferenza, faticano a vedere il volto misericordioso del padre. Il Signore ci faccia questo dono, ci ammorbidisca il cuore, si sciolga braccia e gambe, ci apra orecchie e occhi, ci faccia sentire fratelli tutti, ci snodi la lingua per dire a qualcuno: ‘Ti voglio bene’.”
Dopo la liturgia della Parola, animata dai volontari dell’Unitalsi, il Vescovo Bresciani, durante l’omelia, ha detto: “Maria è un grande dono, è un dono di Dio fatto a noi e all’umanità. Noi siamo grati di avere questa madre che Gesù ci ha affidato: nel momento supremo della sua vita, infatti, quando era sulla croce, affidandola a Giovanni, l’ha affidata a tutti noi. Mentre parlo, guardo la nostra Chiesa: in fondo c’è scritto ‘Mostrati, Madre, per tutti’. È questa la preghiera che noi facciamo a Maria, non tanto perché lei non voglia mostrarsi a tutti, ma affinché tutti possano riconoscerla come madre, perché anche in questa memoria di Lourdes, noi ricordiamo Maria che viene a noi, si presenta a Bernerdetta per parlare a noi, per venire incontro a noi come una madre che consola. E nella nostra vita sentiamo spesso il bisogno di essere consolati, soprattutto in questo momento, in cui molti anziani e ammalati vivono isolati e stanno pagando il prezzo più alto di questa pandemia. Pensiamo ad un bambino che, quando dà la mano alla madre, si sente sicuro, esce, va e cammina tranquillo. Così è Maria: è una madre che ci tiene per mano ed aiuta noi figli ad attraversare la vita, ad inoltrarci in essa; ci consola quando troviamo delle difficoltà, ci invita ad essere fieri e saldi, a non temere, a superare quelle paure che tendono a chiudersi dentro di noi. Questa madre ci accompagna verso Dio, verso il nostro padre che ci accoglie e ci aspetta. Questo venire di Maria verso di noi è un confermarci nella fede: noi non siamo soli; abbiamo accanto a noi una Madre che ci rende forti anche nelle avversità che il cammino ci riserva. Anche se a volte siamo isolati, soprattutto in questo particolare momento di pandemia, sappiamo di non essere soli, perché Maria non ci abbandona mai, Dio non ci abbandona mai. Quante persone, che sono state a Lourdes, tornano consolate?! È quella consolazione di cui abbiamo bisogno tutti noi. Quando ricorriamo a lei, sappiamo di avere un rifugio sicuro. Quando accorriamo con fede a Maria e da lei ci lasciamo dire le parole che porta nel cuore, noi non ci sentiamo più soli. Quando abbiamo un momento difficile, tutti noi – e così capita anche ai malati – invochiamo nostra madre, anche se non c’è più: quella stessa consolazione ci viene da Maria. E Maria, allo stesso tempo, ci invita a diventare strumenti di consolazione per gli altri. Sappiamo che la consolazione che cerchiamo noi è quella che cercano anche gli altri, coloro che ci sono vicino, coloro che sono nel bisogno. Proprio nel Vangelo che abbiamo ascoltato, Maria porta consolazione ad Elisabetta. A me piace leggere questo cantico del Magnificat, anche per la dinamica con cui avviene: Maria, dopo essere andata ad aiutare e sostenere Elisabetta, riceve la sua consolazione che viene mostrata nelle bellissime parole del Magnificat. Questo è il segno che la più grande consolazione non ce l’abbiamo quando ci ripieghiamo su noi stessi, bensì quando noi diventiamo strumenti di consolazione per gli altri: solo allora troviamo la vera gioia e la vera felicità. Come ha fatto lei, così invita a fare anche noi, ciascuno secondo le proprie possibilità. Per certi versi, il suo è un gesto semplice: Maria va solo a far visita ad Elisabetta, ma il gesto dice molto dell’atteggiamento che lei ha avuto in vita e che continua ad avere oggi verso di noi. È per questo che, quando ci rechiamo nella grotta di Lourdes, ci sentiamo toccati nel cuore prima ancora che nel corpo. Soltanto quando il cuore risana, noi siamo sani; se il cuore non è risanato e non trova questa consolazione, noi non siamo sani e sentiamo che ci manca qualcosa. Allora noi, questa sera, idealmente e spiritualmente, siamo ai piedi della grotta di Lourdes per chiedere a Maria di donarci questa consolazione che risani il nostro cuore e ci aiuti a riconoscere Gesù come maestro di vita e noi, tutti insieme, come il papa ci ha detto nella sua enciclica, fratelli tutti, figli dell’unico Padre e dell’unica madre, Maria, che è Madre di tutti.”
Dopo l’offertorio e le preghiere dei fedeli realizzati da alcuni volontari dell’Unitalsi, la celebrazione si è conclusa con il canto dell’Ave di Lourdes e la processione “aux flambeaux”: per ragioni di sicurezza, quindi per limitare al minimo il rischio di diffusione del coronavirus, la processione è stata effettuata solo dai prelati e limitata nello spazio, dall’altare per la navata centrale sino alla riproduzione della grotta di Lourdes all’interno della Cattedrale. Questa la preghiera che il Vescovo Bresciani ha rivolto alla Madonna: “Maria, aiutaci a rimanere nella tua luce per crescere nell’amore vicendevole e a farci prossimi di chi soffre nel corpo e nello spirito. Gesù mio, vero Dio, Tu che sei il nostro unico maestro, insegnaci a camminare nella speranza, donaci anche nella malattia di imparare da Te ad accogliere le fragilità della vita; concedi pace alle nostre paure e conforto alle nostre sofferenze. Spirito Consolatore, dona sollievo a chiunque sia afflitto dalla malattia e dalla pandemia, cura con il tuo amore le nostre ferite, donaci il perdono reciproco e converti i nostri cuori affinché sappiamo prenderci cura gli uni degli altri. Maria, testimone della speranza presso la croce, prega per noi.”