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Il primato della cultura per la ricostruzione post Covid19

Paolo Bustaffa

“A parte la considerazione che la massa di dati facilmente accessibili induce a ritenere inutile la fatica dell’apprendimento, sono le caratteristiche stesse degli strumenti di comunicazione – velocità e sinteticità – a spingere alla formulazione di opinioni apodittiche, non ragionate e non approfondite”.
In una lettera al direttore di un quotidiano nazionale il presidente della Corte Costituzionale, Giancarlo Coraggio, esprime perplessità e preoccupazione quando, anche nel tempo del Covid 19, l’utilizzo dei nuovi media è frettoloso e superficiale.
Coraggio, che ben conosce il valore e l’utilità del web, aggiunge: “Vi è l’illusione di una piena padronanza di materie di cui in realtà non abbiamo se non limitatissime e insufficienti cognizioni. Di qui la perdita di senso critico e autocritico: l’incapacità cioè di distinguere il vero dal falso e il disprezzo per la scienza e la specializzazione. Di qui la perdita della consapevolezza socratica di sapere di non sapere”.
Si potrebbe leggere in queste parole soprattutto un allarme per l’assopimento della coscienza di fronte alla tecnologia, in realtà c’è un appello a scoprire, rispetto alla velocità e alla sinteticità del web, il senso della lentezza e dell’ampiezza dello studio e del pensiero.
C’è, nelle stesse parole, un riferimento alla Costituzione che all’articolo 9 recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica” e rimanda agli articoli 33 e 34 circa il dovere della Repubblica di garantire, tramite la scuola, la crescita culturale del Paese.
Il presidente della Corte Costituzionale si sofferma in questo contesto sul fenomeno dell’“analfabetismo funzionale” provocato dalle nuove tecnologie informatiche e che non è meno grave dall’analfabetismo contro il quale la Repubblica lottò per dare il via alla ricostruzione dopo la tragedia della seconda guerra mondiale.
Oggi, per una “nuova ricostruzione”. da avviare mentre il virus ancora corre e muta, occorre rafforzare la lotta contro quell’analfabetismo moderno di cui sono vittime quanti hanno difficoltà a comprendere norme e criteri necessari per lo svolgimento ordinato della vita personale, familiare e pubblica. Norme e criteri che esigono un po’ di tempo e un po’ di pazienza per essere conosciute.
A fronte della dittatura della fretta sta però affiorando il desiderio di conoscere e di sapere. I giovani sono i primi portavoce di questo desiderio, sono i primi ad impegnarsi perché la sinteticità e la velocità delle nuove tecnologie informatiche si intreccino con la lentezza e la profondità dell’apprendere, del pensare e del dialogare. La strada verso una “nuova ricostruzione” parte da questo singolare intreccio.