Uno degli ultimi atti del presidente degli Usa Donald Trump è stato quello di inserire Cuba tra i Paesi sostenitori del terrorismo. Invece, il suo predecessore Barack Obama aveva dedicato l’ultima parte del suo mandato a porre un termine al lungo bloqueo e a stabilire relazioni con l’isola “della rivoluzione”.Questo per far capire che, per i destini di Cuba, non è per nulla secondario chi siede alla Casa Bianca.Così, uno dei dossier che il nuovo presidente Joe Biden si trova sul suo tavolo sarà proprio quello cubano. E c’è grande curiosità per gli orientamenti che prenderà il nuovo presidente, anche per il ruolo che l’isola, uno degli ultimi avamposti comunisti, riveste, a livello geopolitico, nell’intero scacchiere latino-americano.
Tuttavia, se questi sono gli interrogativi che vengono da “fuori”, chi vive a Cuba ha, al momento, altri pensieri.La situazione economica è al collasso, il turismo è bloccato a causa del Covid-19, mentre con il nuovo anno è stata posta fine alla cosiddetta “doppia valuta”.Finora esistevano il “peso comune” (Cup), usato dalla maggior parte della popolazione, e il “peso convertibile” (Cuc), ancorato al dollaro e usato soprattutto in ambito turistico; quest’ultimo è stato eliminato. Conseguenza: svalutazione della moneta, prezzi alle stelle, perdita del potere d’acquisto per i “fortunati” che usavano i Cuc. Gli altri provvedimenti del Governo che in teoria avrebbero dovuto aumentare il potere di spesa della popolazione, non si stanno rivelando efficaci.Il regime, poi, sembra aver rafforzato la repressione dei fermenti di libertàche, mescolati alla crescente protesta per la situazione economica, pure si stanno affermando, specie tra i giovani, anche grazie all’introduzione, negli ultimi due anni, degli smartphone e dei social network.
Insieme il peggio di socialismo e capitalismo. A fotografare tale situazione, interpellato dal Sir, è Dagoberto Valdés Hernandez, fondatore e coordinatore del Centro Convivencia, uno degli intellettuali cattolici più rappresentativi dell’isola, già componente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace.Secondo Valdés, anche se il momento è difficile, “questo 2021 sarà per Cuba un anno spartiacque”.Con lui parliamo della situazione complessiva del Paese. “Di fatto, la situazione economica si è aggravata e si registra il fallimento definitivo del progetto politico di equità sociale del Governo. Gli ultimi provvedimenti economici hanno portato diseguaglianza, con un aumento gigantesco dei prezzi e con l’introduzione di un’economia di mercato nel peggior momento, senza gradualità”. “Per questo – conclude – dico che, dopo sessant’anni trascorsi portando avanti un progetto di giustizia sociale, questo fallisce e il Governo mette insieme il peggio del socialismo e il peggio del capitalismo”.
Padre Rolando Montes de Oca, sacerdote della diocesi di Camagüey, impegnato, tra l’altro, nelle comunicazioni sociali, conferma“la tremenda crisi economica, con un rialzo tremendo dei prezzi: molte persone, anche impiegati, vivono della carità.C’è grande scarsità di prodotti di prima necessità, nonostante il Governo abbia istituito dei supermercati per prodotti di base. Ma di fatto, solo chi ha moneta straniera ha capacità d’acquisto”.
Valdés parla anche di un altro fattore, “ancora più grave del primo.Questi decenni hanno prodotto una sorta di ‘danno antropologico’, scontiamo il fatto che siamo ormai arrivati a 3-4 generazioni che non conoscono cosa sia la libertà.E da qui si comprende il ruolo fondamentale che può rivestire la Chiesa”.
Nuovi fermenti e il ruolo dei social. Questi ostacoli non impediscono la nascita di nuovi fermenti, assicura il coordinatore del Centro Convivencia: “Ci sono giovani che stanno facendo sentire la loro voce, ma non solo, ci sono vari settori della società civile che si stanno risvegliando, segno che nonostante la crisi economica e il danno antropologico, la persona umana ha sempre risorse per risollevarsi.Prima c’era una sola categoria di oppositori: i difensori dei diritti umani. Ora ci sono artisti, giornalisti, scrittori, professionisti”.L’altra faccia della medaglia di questo fenomeno è “l’aumento esponenziale della repressione governativa, che agisce attraverso gruppi informali che intimidiscono le persone”.
Un nuovo ambito di questo dibattito è costituito dai social network. Conferma padre Montes de Oca: “Da un lato c’è grande vivacità, anche tra i giovani cattolici”. Grazie ai social, aumenta la possibilità di interloquire, di confrontarsi, di darsi appuntamento, di denunciare. “Ma dall’altra parte – prosegue il sacerdote – esiste un vero e proprio esercito informatico che ricorre a insulti e notizie false, alla repressione reale si aggiunge quella cibernetica”. In questo clima, alla Chiesa spetta “il duplice compito di promuovere il dialogo ma anche di insegnare e in particolare di insegnare a dialogare, e di formare le coscienze, senza farsi strumentalizzare”.
La sfida di Biden. Tutte queste situazioni che portano Valdés ad affermare: “Il 2021 potrebbe costituire un punto di non ritorno. Non si potrà più tornare all’economia socialista e il totalitarismo è giunto alla sua tappa finale.È importante che dalla società civile ci sia una perseveranza pacifica e dialogante”.
Torna, così, d’attualità il possibile ruolo della nuova Amministrazione Biden in questo processo: “La mia convinzione è che il problema fondamentale sia all’interno di Cuba, non al suo esterno. Certo, il contesto internazionale influisce, ma non determina i cambiamenti più importanti. Resto convinto che qualcosa può mutare se ciascuno di noi cambia qualcosa”.
E aggiunge: “A distanza di anni dalle aperture di Obama, mi pare di poter dire che ha cambiato più lui di quanto speravamo cambiasse Raul Castro. Non possiamo dire che si sia realizzato l’auspicio espresso nella storica visita del 1998 da Giovanni Paolo II, che disse: ‘Cuba si apra al mondo e il mondo si apra a Cuba’.Qui, invece, è avvenuta un’apertura solo sul piano economico.E gli stessi Stati Uniti devono evitare l’errore di parlare solo a livello politico, avendo come preoccupazione principale le migrazioni. Gran parte del popolo cubano vive qui nell’isola, non a Miami, serve una politica di lungo respiro, non di partito, evitando il pendolo tra posizioni estreme.A Biden, ma anche all’Europa e agli Organismi internazionali, chiedo di ascoltare con tutte e due le orecchie anche la società civile.Da questo punto di vista, è stata importante l’audizione avuta da vari esponenti della società cubana al Parlamento europeo, nel novembre scorso, alla quale io stesso ho partecipato”.