“Non c’è amore più grande di chi dà la vita per gli amici: è il comandamento di Gesù e il messaggio che ho portato alla famiglia di Vittorio Iacovacci, un vero servitore dello Stato e della carità”: sono parole di padre Andrea David, della comunità dell’Istituto del Verbo Incarnato, che presta servizio nell’abbazia di Fossanova a Priverno (Lt). Nel territorio parrocchiale di Santa Maria Annunziata (questa la denominazione ufficiale), nella frazione Capocroce del comune di Sonnino (Lt), vive la famiglia del carabiniere rimasto ucciso ieri nell’attentato nella Repubblica Democratica del Congo. Dopo aver ricevuto la notizia della morte del giovane, padre Andrea racconta al Sir di essersi subito recato a fare visita ai genitori, d’accordo con il vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, mons. Mariano Crociata: “È stata una grazia poter pregare il Rosario insieme a loro e ho portato la vicinanza di tutta la comunità. Ho donato una coroncina benedetta alla mamma e al papà di Vittorio e alla fidanzata Domenica, con cui la prossima estate avrebbe dovuto sposarsi”. “Mi hanno detto che il figlio è morto da eroe e ci siamo abbracciati – prosegue padre David –. Quando poi ho messo una foto di Vittorio sul tavolo affianco alla croce, ‘Eccolo!’, hanno esclamato commossi”. Il religioso ha portato alla famiglia di Iacovacci, che ha un altro figlio in missione in Libia per la Marina militare, l’esempio del servo di Dio Salvo D’Acquisto: “Era più giovane di Vittorio, carabiniere come lui, e ha dato la vita per salvare altre persone. Nello slancio di Iacovacci ho visto lo stesso coraggio di Salvo D’Acquisto: ha dato la vita per salvare l’ambasciatore che stava proteggendo. I carabinieri fanno il giuramento di servire la patria fino a dare la vita e Vittorio ne era consapevole: si era preparato a livello professionale per fare quel lavoro ed è andato in Congo conoscendo la complessità di quella terra e i rischi che correva”. Padre David, ieri pomeriggio, ha poi celebrato la messa nell’abbazia di Fossanova in memoria di Vittorio Iacovacci e dell’ambasciatore Luca Attanasio, esponendo le loro immagini davanti all’altare. Racconta che ora la comunità è in attesa di sapere quando la salma del carabiniere tornerà in Italia e di capire quali saranno le disposizioni per la celebrazione dei funerali. “Vittorio e Luca, con i loro volti onesti, che infondono calma e protezione, possono essere paragonati a due missionari – sottolinea il religioso – come tanti che in Africa e in altre realtà, fertili di vocazioni ma anche martoriate dalla guerra, prestano servizio fino a perdere la vita. In loro comprendi anche il mistero della croce di Cristo. Bisogna avere valori alti per accettare di andare nella terra del coltan, delle miniere, dello sfruttamento e, pur nelle difficoltà, di fare la propria parte”. “In un tempo di paura come quello che viviamo a causa della pandemia, questi esempi sono una luce per il bene che hanno donato”, conclude padre David.
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