VATICANO – In occasione della XIV Giornata Mondiale delle Malattie Rare, che ricorre oggi, domenica 28 febbraio, il cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, esorta i responsabili politici e le istituzioni nazionali e internazionali “a garantire a tutta la popolazione il diritto alla salute, favorendo forme di cooperazione internazionale, di condivisione delle conoscenze e sistemi sanitari più sostenibili e resilienti che non dimentichino i bisogni dei più vulnerabili e non lascino indietro nessuno”.
Nel messaggio rivolto a tutta la comunità internazionale il porporato ricorda che le persone che vivono con una malattia rara sono tra i gruppi più vulnerabili della società. “La maggior parte di queste malattie – si legge nel testo del cardinale – non ha cura e generalmente si tratta di patologie croniche, progressive, degenerative e invalidanti; sono malattie eterogenee, a prevalente insorgenza pediatrica che richiedono trattamenti onerosi”.
Il prefetto del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale evidenzia poi che la condizione invalidante di queste persone è stata aggravata dall’insorgere della pandemia del Covid-19, che “ha esacerbato molte delle difficili sfide che questi malati affrontano ogni giorno, insieme alle loro famiglie e a coloro che se ne prendono cura”. Le limitazioni, i ritardi e a volte anche l’interruzione e la negazione alle cure, ai farmaci, ai test diagnostici, alle terapie riabilitative ha avuto e, continua ad avere, gravi ripercussioni sulla loro salute psico-fisica.
Il cardinale Turkson attinge quindi alle parole di Papa Francesco, affermando che è “indispensabile promuovere una cultura della cura che trova il suo fondamento nella promozione della dignità di ogni persona umana”. “Solo garantendo un accesso equo e inclusivo alla cura e all’assistenza sanitaria dei più vulnerabili – aggiunge ancora il porporato – si potrà costruire una società più umana, dove nessuno si senta solo, abbandonato ed escluso”.
In cardinale conclude il messaggio invitando tutti i fedeli ad offrire in tempo di Quaresima carità e parole di fiducia che facciano sentire “all’altro che Dio lo ama come un figlio” e affidando a Maria tutte le persone colpite da una malattia rara, le loro famiglie, coloro che se ne prendono amorevolmente cura.