VATICANO – “Un invito a ricordarci, specialmente quando attraversiamo una prova difficile – e tanti di voi sanno che cos’è attraversare una prova difficile – che il Signore è Risorto e non permette al buio di avere l’ultima parola”. Così il Papa, durante l’Angelus di ieri, ha definito l’episodio evangelico della trasfigurazione di Gesù. “A volte capita di attraversare momenti di oscurità nella vita personale, familiare o sociale, e di temere che non ci sia una via d’uscita”, ha proseguito Francesco: “Ci sentiamo spauriti di fronte ai grandi enigmi come la malattia, il dolore innocente o il mistero della morte. Nello stesso cammino di fede, spesso inciampiamo incontrando lo scandalo della croce e le esigenze del Vangelo, che ci chiede di spendere la vita nel servizio e di perderla nell’amore, invece di conservarla per noi stessi e difenderla”. “Abbiamo bisogno, allora, di un altro sguardo, di una luce che illumini in profondità il mistero della vita e ci aiuti ad andare oltre i nostri schemi e oltre i criteri di questo mondo”, la tesi del Papa, secondo il quale “anche noi siamo chiamati a salire sul monte, a contemplare la bellezza del Risorto che accende barlumi di luce in ogni frammento della nostra vita e ci aiuta a interpretare la storia a partire dalla vittoria pasquale”. “Dobbiamo guardarci dalla pigrizia spirituale”, l’appello: “Stiamo bene noi, con le nostre preghiere e liturgie, e ci basta questo. No! Salire sul monte non è dimenticare la realtà; pregare non è mai evadere dalle fatiche della vita; la luce della fede non serve per una bella emozione spirituale. No, questo non è il messaggio di Gesù. Siamo chiamati a fare esperienza dell’incontro con Cristo perché, illuminati della sua luce, possiamo portarla e farla risplendere ovunque. “Accendere piccole luci nei cuori delle persone; essere piccole lampade di Vangelo che portano un po’ d’amore e di speranza”, ha concluso Francesco: “Questa è la missione del cristiano”.