VATICANO – “Fratelli tutti”, anche e soprattutto nello sport. Athletica Vaticana intende applicare nella quotidianità degli sportivi le indicazioni di Papa Francesco nella sua enciclica sulla fratellanza universale “adottando uno stile di vita sobrio – anche attraverso un’alimentazione equilibrata, sana e senza sprechi – centrato sull’attenzione alla persona e sui valori umani e spirituali fondanti di ogni attività sportiva”. Si tratta, spiega un comunicato, di passare “dall’io al noi” e proprio su questo punto si sta sviluppando anche la “maratona spirituale” che, in Quaresima, le atlete e gli atleti della “squadra del Papa” stanno vivendo insieme. Allenandosi, ma anche scegliendo di restare accanto a chi sta vivendo un momento di difficoltà, andando “al passo del più debole” per “essere davvero fratelli tutti e tutti con la stessa dignità”.
Il progetto di Athletica Vaticana “guarda anche alla sobrietà dell’alimentazione. Scegliendo il pane – alimento povero e per tutti – come simbolo”. Da qui la collaborazione con Emanuele Simone, maestro fornaio, che “inventa” pane, anche a bassissimo indice glicemico, adatto per sportivi ma anche per le persone con diabete. Già il 26 gennaio 2018 Athletica Vaticana aveva dato vita con Simone – con la parrocchia romana di Santa Maria delle Grazie al Trionfale – a un seminario sulla corretta alimentazione con campioni come Fabrizio Donato, Andrew Howe e Claudio Licciardello.
E ora, proprio nello spirito di attenzione alla persona, Simone sta condividendo con i “runner del Papa” la sua esperienza per trovare l’equilibrio giusto nel rapporto con il cibo, “perché nulla vada sprecato e si possa condividere il pane con i più poveri”. Dando vita anche a iniziative per le famiglie bisognose, con bambini piccoli, assistite dal Dispensario pediatrico “Santa Marta”. Questa, conclude il presidente di Athletica Vaticana Giampaolo Mattei, “la nostra semplice proposta per provare davvero a essere ‘fratelli tutti’: vivere concretamente uno sport capace di passare dall’io al noi, di creare ‘squadra’ e ‘comunità’ per “essere ponte di pace e di speranza tra donne e uomini di culture e religioni diverse”.