Adriana Masotti e Fausta Speranza – Vatican News

A salutare per primo le organizzatrici, le donne che poi sono intervenute e tutti i partecipanti al webinar organizzato dall’Umofc, Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche, è il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura a cui è legata la Consulta femminile partner dell’iniziativa. Si dice lieto che questo appuntamento sia collegato alla prossima Giornata internazionale della donna e soprattutto che oggi siano tante e diverse le voci chiamate ad esprimersi, diverse non soltanto per la molteplicità delle esperienze umane ma anche per l’appartenenza religiosa, e anche per la presenza di sette ambasciatrici di altrettanti Paesi. Il cardinale Ravasi sottolinea che l’enciclica Fratelli tutti ha bisogno anche di uno sguardo al femminile per comprendere tanti suoi colori e sfumature. E conclude con le ultime parole dell’enciclica che, osserva, quasi riassumono lo spirito del magistero di Papa Francesco quando dice che solo identificandoci con gli ultimi si arriva ad essere fratelli e sorelle di tutti.

L’importanza dello sguardo al femminile

Le testimonianze di donne e di donne appartenenti a diverse tradizioni religiose ci offrono spunti davvero validi per leggere la Fratelli tutti, afferma il cardinale Miguel Angel Ayuso Guixot, prefetto del Pontificio Consiglio del dialogo interreligioso. Dice che Papa Francesco scrive chiaramente nella sua enciclica che “il messaggio della fraternità e dell’amicizia sociale, può essere accolto, compreso e condiviso anche da uomini e donne credenti di altre fedi o non credenti e che tutti sono coinvolti nel cammino della fratellanza. Ma, prosegue il porporato, “siamo consapevoli che ci sono ostacoli da superare, barriere da togliere e mi chiedo come fare un passo avanti”. Propone perciò di impegnarsi a cercare le parole condivise, soprattutto in un contesto di dialogo interreligioso. Un linguaggio comune, una lettura condivisa della realtà fa fare quel passo in più che è di vitale importanza per costruire un mondo di sorelle e di fratelli, afferma, e “sono convinto che le donne con le loro caratteristiche peculiari possono offrire un importante apporto alla ricerca di un linguaggio comune nel dialogo interreligioso, grazie alla loro capacità di aprirsi generosamente agli altri e di educare all’ascolto e al rispetto per il prossimo”. Cita infine le parole di Francesco nel 2017 ai partecipanti all’assemblea plenaria del Dicastero per il dialogo interreligioso: ‘In definitiva, tutti – uomini e donne – sono chiamati a concorrere all’educazione alla fraternità universale che è poi, in ultima analisi, educazione alla pace nella complementarità delle diverse sensibilità e dei ruoli propri. Così le donne, legate intimamente al mistero della vita, possono fare molto per promuovere lo spirito di fraternità, con la loro cura per la preservazione della vita e con la loro convinzione che l’amore è la sola forza che può rendere il mondo abitabile per tutti’.

Per la Consulta femminile del Pontificio Consiglio per la cultura è Consuelo Corradi a parlare descrivendo il cammino fatto dalle 20 donne che la costituiscono, che appartengono a molti ambiti della società e a varie religioni. Il webinar entra nel vivo e tramite un video, Irina Bukova, membro dell’Alto Comitato per la Fratellanza umana ripercorre quanto accaduto a partire dalla firma del Documento sulla fratellanza umana da parte di Papa Francesco e del Grande Imam di Al-Azhar e tutte le iniziative che ne sono seguite e definisce notevole la decisione dell’Onu di proclamare il 4 febbraio di ogni anno Giornata internazionale della Fratellanza Umana. Ma ricorda, ancora prima, il forte discorso del Papa nel 2015 alle Nazioni Unite quando lanciò un appello alla fraternità universale mediante un cambiamento radicale dell’economia. “Io credo – afferma Bukova – che tutte queste idee siano ancora più rilevanti oggi di fronte alla pandemia e alle sue conseguenze devastanti per il lavoro, ma anche per la messa a rischio di tanti accordi come quello di Parigi sul clima, ad esempio, o per la lotta alla fame o il diritto alla dignità per tutti. In questo contesto, osserva, la Fratelli tutti mostra tutta la sua rilevanza. Se ricostruire, ma ricostruire meglio è la parola d’ordine di questi giorni, prosegue, valori come solidarietà e empatia dovrebbe essere la base di ogni scelta politica. Ricorda poi che le Nazioni Unite hanno sancito il ruolo essenziale delle donne riguardo alla pace. “Quando – dice – le donne siedono ai tavoli dei negoziati la pace dura di più”. Ci sono molte domande che hanno bisogno di risposte oggi. Accetteremo di essere ancora divisi o l’umanità si alzerà come un’unica famiglia che sfrutta la sua diversità per promuovere la dignità umana? E’ la questione che Bukova pone a tutti, per concludere dicendo che le due encicliche di Papa Francesco, Laudato si’ e Fratelli tutti, contengono profondi richiami al rispetto della dignità umana e delle diversità. Nessuno nasce con la capacità di padroneggiare la “grammatica del dialogo”, come la definì Francesco nel discorso all’Università cattolica il 17 gennaio 2018 durante la sua visita in Cile, dobbiamo imparare e insegnare alle nuove generazioni a farlo. Come ha detto ancora il Papa, lo scorso 4 febbraio, la fraternità “è la nuova frontiera dell’umanità (…). Oggi non c’è tempo per l’indifferenza”.

Tante le donne intervenute come relatrici: leader di diverse comunità religiose, che hanno espresso qualcosa dell’eco suscitato dal messaggio di fratellanza del Papa nella propria comunità e a livello personale; ma anche diplomatiche, che hanno sottolineato l’importanza di guardare alla realtà concreta delle società e delle relazioni internazionali con la visione della Fratelli tutti.

La musulmana Shahrzad Houshmand ha parlato di straordinarietà del messaggio di Papa Francesco, “capace di far sognare un mondo di un’unica famiglia umana”, definendo l’enciclica Fratelli tutti “la Magna Carta per la civiltà del nostro tempo”. Si è soffermata in particolare su due immagini: la prima è quella di un “grido” contro l’individualismo, ha detto, e la seconda è quella di un ponte, perché “Papa Francesco non ha solo parlato di mano tesa, ha gettato un ponte e il suo messaggio crea altri ponti”. E in relazione in particolare alle donne, la teologa musulmana ha detto che “le donne, con la bellezza della femminilità accogliente, leggono, sognano e sono sensibilmente in grado di comprendere il sogno di un Papa di nome Francesco e il suo testo di grande e autentica saggezza”-

Nadine Iarchy, presidente del Comitato interconfessionale e interculturale del Consiglio internazionale delle donne ebree (ICJW) ha spiegato che “la lettura ecumenica e interreligiosa di Fratelli tutti è una rivelazione per i lettori non cattolici”, che le donne hanno un particolare diverso approccio al testo religioso e che quindi “organizzare un tale evento in occasione della Giornata internazionale della donna è un passo molto positivo”. In particolare, si è soffermata sul valore di alcuni termini coniugati dal Papa, come famiglia e fratellanza, ricordando che purtroppo per quanto riguarda gli ebrei si deve assistere in questo momento storico a nuovi fenomeni di antisemitismo e a diversi fanatismi, che fanno pensare quanto ancora ci sia da fare perché nel mondo prevalga il senso di fratellanza.

Elena Seishin Viviani, dell’Unione Buddista Italiana, ha ricordato l’importanza di “restituire il senso più profondo al proprio vivere” e ha spiegato di leggere l’enciclica Fratelli tutti come l’indicazione di “un percorso”, un “metodo”, aggiungendo che in realtà Papa Francesco non ha solo espresso la sua visione ma ha “messo in atto un metodo di fratellanza”. E ha poi spiegato che il messaggio del Papa “riporta la superiorità dell’umanità rispetto alla prospettiva imperante di individualismo e autoreferenzialità”. Ha citato il riferimento al pensiero buddista di “un interesse personale saggio” ricordando che Francesco riesce a spiegare al mondo il senso della responsabilità di ognuno nei confronti della “casa comune” in cui vive, perché la felicità di quella casa comune è anche la propria felicità. E Viviani in una sola espressione ha riassunto il valore dell’impegno di Papa Francesco affermando che il suo operato incarna un concetto importante: “Il sacro non equivale al silenzio della ragione”.

Svamini Hamsananda Ghiri, dell’Unione Induista Italiana, ha affermato, tra le altre cose, che la voce del Papa che è “sempre chiara, forte, plurale” si fa concretamente “eco per la voce dei deboli che hanno voce debole”. Ha ricordato che Ghandi insegnava che la civiltà non è nella moltiplicazione dei consumi ma nella riduzione dei bisogni e ha spiegato di apprezzare particolarmente l’invito di Papa Francesco a guardare in modo nuovo e responsabile alle risorse e ai bisogni di tutti gli esseri umani. E si è poi soffermata su un concetto particolarmente arricchente di Papa Francesco: “Prendersi cura del mondo è prenderci cura di noi stessi ma dobbiamo costruire il noi”. Il punto è che “noi siamo la casa e coloro che la abitano – insegna il Papa – ma possiamo vivere questa consapevolezza solo se ci pensiamo come unica famiglia umana”. A proposito del contributo delle donne, Ghiri ha messo in luce come si avvicini alla sensibilità più propriamente femminile quello che chiede il Papa: “un dialogo paziente e fiducioso”, punto di partenza per amare chi è diverso da noi.

Isabel Apawo Phiri, vice segretaria generale del Consiglio Mondiale delle Chiese, è tornata a parlare di un percorso, di un “movimento” verso il bene comune, che Papa Francesco ha avviato. In questo cammino, ha aggiunto, “leggere Fratelli tutti da una prospettiva femminile implica pensare a tutto ciò che impedisce e distorce la comune parentela e riflettere su come possiamo avanzare insieme verso una nuova realtà dove viviamo come fratelli e sorelle, e figli dell’unico creatore e in fraternità e amicizia sociale”.

Donne in diplomazia

Il concetto “politico” da recuperare – è stato detto dalla diplomatica francese Élisabeth Beton-Delègue e dalla britannica Carolina Gabriela Weijers – è che nessuno è inutile e nessuno è sacrificabile al mondo e che ogni azione dovrebbe partire dal presupposto del bene comune e della corresponsabilità di tutti su tutto.  E’ proprio quello che, è stato più volte sottolineato, Papa Francesco non esprime solo a parole ma attraverso fatti importantissimi, come la firma del Documento di Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 con il Grande Imam di Al Azhar Al-Tayyeb e con il viaggio in Iraq fortemente voluto in questi giorni.

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