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P. Zampini (Commissione vaticana Covid-19): “C’è bisogno di salute, lavoro e cibo per tutti”

Riccardo Benotti

A un anno dall’inizio della pandemia e nella Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di Covid-19 padre Augusto Zampini, segretario aggiunto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, fa il punto sul lavoro della Commissione vaticana Covid-19 di cui è membro della direzione fortemente e che è stata fortemente voluta da Papa Francesco.

Il 20 marzo 2020, a poche settimane dall’inizio della pandemia, il Santo Padre ha istituito una Commissione per preparare la società che uscirà dalla pandemia di Covid-19. Perché?

La Commissione nasce per rispondere a una preoccupazione del Papa, nonché per essergli di supporto nel suo tentativo di “ispirare” il mondo, dando una nuova speranza a un’umanità ferita e malata, nel corpo ma anche nell’anima.

Papa Francesco è stato tra i primi a capire che questa pandemia sta avendo drammatiche conseguenze non solo sulla salute, ma anche sull’economia, sulla società, sulla cultura, sull’antropologia, sulla politica; conseguenze che, lo vediamo benissimo, colpiscono in particolare le persone più vulnerabili e più povere.

Per questo ha voluto fortemente la nascita della Commissione nel marzo 2020: per studiare – assieme a tanti partner internazionali – quanto sta accadendo e provare a dare risposte reali, incidenti nella vita delle persone.

Com’è organizzata la struttura?

La composizione interna è fatta di cinque gruppi di lavoro interdicasteriali e multidisciplinari, che affrontano vari aspetti dell’attuale emergenza e delle competenze della Chiesa: aiuto e dialogo con le Chiese locali, infatti da poco abbiamo fatto un incontro con il card. Bassetti e la Cei in questo cammino di dialogo; riflessione, analisi e proposte per aiutare i leader globali in tutti i campi, ad esempio in economia, sicurezza, salute ed ecologia; comunicazione della speranza in mezzo a tanta sofferenza; relazioni con gli Stati e le organizzazioni internazionali per una nuova governance; sostegno economico.

(Foto ANSA/SIR)

Come si sta concretizzando l’attività della Commissione?

Dopo un periodo iniziale fatto di ascolto, di analisi delle diverse situazioni e problematiche nel mondo, oggi l’attività della Commissione si sviluppa in concreto attorno a tre riflessioni fondamentali, che seguono le domande: perché? Come? Cosa?

La Commissione esiste perché ci troviamo di fronte ad un mondo malato e diviso, che ha bisogno di guarigione, di comunione e di solidarietà.

Come possiamo generare dunque qualcosa di nuovo? Attraverso nuovi modi di lavorare e seguendo un approccio sinodale: ascoltare, connettere, ispirare, confrontarsi con tutti, dentro e fuori dalla Chiesa. Cerchiamo di essere parte del cambiamento. Cosa fare quindi? Rispondere alla realtà concreta che vive la gente, soprattutto il bisogno di salute, lavoro e cibo. È stato recentemente pubblicato un rapporto completo, 2020 Year in Review, dove si possono leggere non solo i risultati concreti del lavoro dei vari gruppi, ma anche – e soprattutto – i passi futuri da intraprendere, le linee guida di cui ci stiamo dotando. Perché parlare di salute oggi significa guardare il tema dei vaccini e dei sistemi di salute pubblica; parlare di lavoro significa prendere la crisi come un’opportunità per sviluppare posti di lavoro più degni e sostenibili; e parlare di cibo significa anche proporre un nuovo sistema agroalimentare. C’è bisogno di salute, lavoro e cibo per tutti, non solo per alcuni.

La crisi in cui è piombato il mondo intero è soltanto sanitaria o, invece, è l’ultimo anello di una più grande crisi di natura economica, ecologica e politica?

L’intero operato della Commissione si basa proprio su questo presupposto.

La crisi che stiamo vivendo non è una, ma una rete di crisi interconnesse: ecologica, politica, economica, sociale.

È caratteristica di ciò che Papa Francesco descrive nella Laudato Si’: che tutto è interconnesso, anche il sociale è ecologico e viceversa. Che la nostra salute dipende dalla salute dei nostri eco-sistemi, sia naturali che politici. Ed è per questo che la Commissione lavora in tutti questi ambiti, con uno sguardo verso la risposta immediata all’emergenza sanitaria attraverso l’ascolto alle Chiese locali e alla pronta comunicazione, ma anche con l’organizzazione di progetti che pensino ad ampio raggio. La priorità ora è – come ha chiesto il Papa – preparare il futuro, alla luce della pandemia, guardando a sfide come la sicurezza alimentare, il futuro del lavoro, la biodiversità e il disarmo, un rinnovato multilateralismo, nuovi sistemi per il bene comune. La pandemia, e tutte le crisi ad essa legate, sono crisi globali, comuni. Quindi, ogni risposta deve essere comune. Non possiamo salvarci da soli.

(Foto AFP/SIR)

Che mondo uscirà dalla pandemia?

Senza dubbio un mondo diverso. Ma sta a noi definire come sarà. Papa Francesco nella sua catechesi sulla pandemia “Guarire il Mondo”, in agosto e settembre dello scorso anno, ha ricordato che da questa crisi non usciremo uguali: o migliori o peggiori.

Ma attenzione alla retorica di “ripresa” che continuiamo a sentire. Riprendendo ciò che già era ingiusto e insostenibile, uscirà un mondo basato sulle ingiustizie già esistenti.

E come sempre, saranno i poveri e i più vulnerabili a subirne le conseguenze. Noi preferiamo invece il termine “rigenerare”: generare qualcosa di nuovo, qualcosa che porti vita e giustizia per tutti. E non è un’utopia, ma un sogno possibile. La nostra speranza è che attraverso il nostro lavoro e una ricca collaborazione con tanti altri enti ed organizzazioni, il grido della terra e dei poveri possa essere ascoltato come base per una rigenerazione.

La pandemia ha messo in luce anche la necessità di armonizzare il sistema sociale con l’ecosistema. I Governi saranno in grado di rispondere alla sfida?

La Commissione vuole aiutare i Governi a disegnare politiche per uscire dalla crisi che tengano conto dell’armonia tra i sistemi sociali e gli ecosistemi, armonia che siamo stati noi a destabilizzare. Però non è facile, perché per vivere in armonia con il Creato bisogna cambiare: una conversione ecologica, della radice, del cuore. E su questo le religioni, compresa la Chiesa, possono aiutare. Una spiritualità rinnovata e pronta a curare gli altri e la terra. Per questo, la Commissione sta seguendo i processi verso la COP26 sui temi ecologici, ma anche i temi socio-ambientali del G20 che quest’anno si tiene proprio in Italia, così come il Food System Summit delle Nazioni Unite la cui preparazione sarà anche a Roma, per coltivare e custodire la terra.

La mancanza di rispetto per la terra, la biodiversità e la creazione finisce sempre in problemi sociali, soprattutto per i più poveri. I nuovi modi di lavorare la terra, modi più sostenibili, non possono ricadere sulle loro spalle. Come fare una transizione giusta è un tema chiave del quale discutere a livello internazionale.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Qual è la posizione rispetto al vaccino anti-Covid?

Senza vaccino non sarà possibile uscire dalla pandemia. Per fortuna, oggi abbiamo la possibilità di sviluppare un vaccino nuovo per una malattia nuova, a tempo record. Dobbiamo essere grati.

Tuttavia, se il vaccino non è disponibile per tutti, non serve. E anche quando è disponibile, se la gente non lo vuole è inutile.

Con riguardo a quest’ultimo, la Congregazione per la Dottrina delle Fede ha pubblicato una Nota che affronta le domande circa gli aspetti morali dei vaccini, con particolare attenzione alla questione dell’utilizzo di feti abortiti nella ricerca e risaltando la responsabilità sociale di vaccinarsi. Inoltre, la Commissione ha pubblicato un’altra Nota, assieme alla Pontificia Accademia per la Vita: “Vaccino per tutti, 20 punti per un mondo più giusto e sano”. Il documento articola la posizione della Santa Sede rispetto al vaccino, ribadendo l’importanza di assicurare giustizia nell’intero processo di ricerca, produzione, distribuzione e somministrazione del vaccino, ma anche l’importanza di vaccinarsi e di far arrivare il vaccino a tutti velocemente. In questo senso entra in gioco la responsabilità di ciascuno così come di tutta la comunità: perché tutti siamo salvi, occorre che ciascuno, personalmente, faccia la sua parte nell’ottica del bene comune.

Come far arrivare il vaccino a tutti?

Non sarà possibile con una competizione nazionale, ma solo con una collaborazione internazionale. Non sarà possibile se è più costoso, ma se è accessibile ai Paesi poveri che non possono indebitarsi di più in mezzo a questa crisi. E il prezzo si relaziona con i brevetti, con la proprietà intellettuale, con le tariffe commerciali e così via. E non sarà possibile un vaccino per tutti se non abbiamo fiducia in questa soluzione. La scienza e gli organismi internazionali come l’Oms possono aiutare, però non è sufficiente. La gente si fida della propria religione. Perciò,

stiamo predisponendo una serie di risorse utili per le Chiese locali di tutto il mondo, in modo da sostenere le comunità nel processo di vaccinazione, rispondendo a dubbi e le domande della gente.

Non facciamo propaganda di nessun tipo, però c’è in gioco la salute di tutti, soprattutto dei più vulnerabili. E salute e salvezza sono sempre state collegate per i cristiani. Gesù guarisce e salva. Come discepoli di Gesù, lavoriamo per espandere le possibilità di guarigione e salvezza, senza esclusioni.