Andrea Casavecchia

È trascorso un anno e la stragrande maggioranza degli studenti si ritrovano nelle stesse condizioni di un anno fa. Sono a casa. La chiusura delle scuole, d’altronde, era una misura molto prevedibile, dopo l’incremento dei contagi dovuto all’arrivo della terza ondata di Covid.
Un documento de “L’alleanza per l’infanzia” ha denunciato il ritardo dell’elaborazione di un piano di sostegno educativo al momento in cui i bambini e degli adolescenti italiani è tornata alla didattica a distanza.
Seguire le lezioni da casa non è divertente. Gli studenti lo ricordano bene. E per insegnare a distanza servono metodologie e tecniche specifiche, come hanno compreso i docenti che un anno fa hanno dovuto improvvisare. Cosa succederà ora?
Per alcuni degli scolari le conseguenze rischiano di essere ancora più gravi, soprattutto per i più piccoli e per i più fragili. L’isolamento è uno scotto che dovranno pagare, perché la scuola è anche socializzazione, si impara anche stando insieme.
Meritano un’attenzione maggiore i più vulnerabili, perché il pericolo che le disuguaglianze aumentino – lo abbiamo imparato lo scorso anno – è chiaro. Alla povertà economica e sociale, ai disagi dovuti alla disabilità si potrà aggiungere lo svantaggio educativo.
Nel documento, l’Alleanza ha proposto alcune misure, tra le quali l’accelerazione delle vaccinazioni per educatrici, educatori e insegnanti; l’individuazione di presidi educativi nei quali piccoli gruppi di ragazzi possano essere seguiti, anche attraverso la definizione di Patti educativi territoriali (questo potrebbe essere anche un modo per valorizzare la quasi dimenticata autonomia scolastica); la formulazione di un Piano educativo per l’estate. Bisogna avere cura dei più vulnerabili, in questi periodi di crisi per i ragazzi non è solo un problema di mancata connessione o di vecchi device, per alcuni è una questione di disponibilità degli spazi nelle case, di atmosfera familiare, per altri c’è bisogno di figure adulte che accompagnino in presenza la proposta formativa.
Nel suo discorso di insediamento il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva sottolineato che: “non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà”. Per ora l’emergenza sanitaria ha prevalso. Però per andare incontro a quegli auspici occorrerà una maggiore disponibilità al cambiamento del sistema scolastico, altrimenti sarà difficile assolvere al compito educativo.

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