DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.
Gesù entra a Gerusalemme! Le folle degli ebrei, portando rami d’ulivo e stendendo mantelli lungo la strada, vanno incontro al Signore e acclamano a gran voce “Osanna nell’alto dei cieli!”.
E’ la Domenica delle Palme che, come ogni anno, segna l’inizio della Settimana Santa, l’inizio della celebrazione della Pasqua del Signore.
Un ingresso, quello di Gesù a Gerusalemme, che segna il compimento di quanto aveva preannunciato il profeta Zaccaria: «Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlia d’asina…».
Entra però in gioco, a questo punto, un equivoco. Da un lato la folla che vede in Gesù il Messia tanto atteso, il Messia venuto a liberare il popolo dall’occupazione romana, dall’altra parte Gesù che, pur capendo le aspettative del popolo, sa che non potrà esaudirne il desiderio. Perché altro è il suo modo di concepire la regalità, Messia sì, ma nella linea della debolezza della croce e non della potenza e del successo politici.
Infatti, lo stesso Gesù, salutato alle porte di Gerusalemme come il Messia, assume subito i tratti del Servo del Signore descritto in tutta la Parola che leggiamo oggi e che leggeremo in questi giorni, tratta dal profeta Isaia. Il “Benedetto che viene nel nome del Signore” diventerà, di qui a poco, il maledetto che pende dal legno della croce.
Ma qual è il senso di tutto questo per noi, oggi?
Quale significato hanno le palme nelle nostre mani? A prescindere dal fatto che, concretamente, forse non riusciremo ad averle visto il perdurare della situazione di emergenza per il Covid 19.
Che senso diamo a questa domenica?
E’ una domenica, è una celebrazione che ci chiede, anzitutto, di confessare che Cristo è nostro Re e nostro Signore. Le palme sono il “Sì” che noi diciamo al Signore, il proclamare il suo regno come scopo ultimo e contenuto della nostra vita. Le palme nelle nostre mani dicono, anzi, gridano che tutto nella nostra vita e nel mondo appartiene a Cristo, che nessun campo della nostra vita sfugge alla sua salvezza, alla sua azione di redenzione, al suo amore. Ma non vogliamo cadere anche noi nell’equivoco del popolo di Gerusalemme. Perché sappiamo bene che il Re che gli ebrei acclamavano allora e che oggi noi acclamiamo si incammina verso il Golgota, che questo breve trionfo terreno del Signore non è che il prologo della croce. Le palme nelle nostre mani significano allora la nostra prontezza e la nostra volontà a seguirlo nel cammino totale del dono di sé, a seguirlo nel cammino di totale fedeltà al Padre, a seguirlo nel suo cammino di totale fedeltà all’uomo. Non compiamo, oggi, quindi solo un gesto di lode ma vogliamo rinnovare il nostro impegno, la nostra responsabilità nel fare di Cristo l’unica misura di tutta la nostra vita!
Buona e vera Domenica delle Palme e un buon inizio di Settimana Santa a tutti!
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