DIOCESI – Nella serata di mercoledì 24 marzo si è tenuto in modalità streaming l’incontro del vescovo Carlo Bresciani con i membri della Consulta Laicale per scambiarsi gli auguri in occasione delle imminenti festività pasquali e per fare il punto della situazione su come le varie realtà ecclesiali stanno vivendo la pandemia. Alla riunione erano presenti don Gianni Croci, Delegato alla Pastorale, Mascia Moretti, Segretaria della Consulta dei Laici,  Pierluigi Cossignani (Fides Vita), Lorenzo Felici (Azione Cattolica),
Tonino Verdecchia (Rinnovamento nello Spirito), Aurora Vagnoni (Cursillos di Cristianità), Bertoni Mariemma (UNITALSI), Roberto Crescenzi (Equipe Notre Dame), Mariangela (Gloriosa Trinità),  Francesco Di Biagio (Compagnia dei Tipi Loschi del Beato Piergiorgio Frassati), Lorenzo e Giulia De Angelis (Gruppi del Vangelo) e Marco Laudi (Agesci).

Durante l’incontro sono stati letti alcuni passi della Lettera Apostolica Patris corde di Papa Francesco, promulgata lo scorso 8 dicembre in occasione della 150* anniversario della proclamazione di San Giuseppe quale patrono della Chiesa Universale da parte del Papa Pio IX.

A seguire il  vescovo Carlo ha tenuto una meditazione proprio sulla figura di San Giuseppe, sottolineando il fatto che il Papa con la Patris corde e con l’indizione dell’Anno Amoris laetitia ci sta spingendo a riflettere in modo particolare sul tema della famiglia.

A Giuseppe – ha proseguito il Vescovo –  è affidato il compito di essere custode della famiglia, di sua moglie Maria e di suo figlio Gesù. La Sacra Scrittura ci parla poco di lui ed egli stesso nei quattro vangeli non prende mai la parola. Tuttavia questo non sminuisce la grandezza della sua figura e il suo essere un uomo giusto. L’iconografia cristiana – anche se in buona fede – ci ha presentato Giuseppe come un anziano barbuto, più un nonno che un papà, abbiamo invece bisogno di rivalutare la sua figura all’interno della Storia della Salvezza.

Il vescovo Carlo ha riflettutto su Giuseppe come sposo di Maria. Giuseppe è uno sposo discreto e con sua moglie Maria forma una coppia il cui segno distintivo non è certo l’ostentazione. Non parla perché a parlare sono le sue azioni. Non è un uomo istintivo, ma al contrario è una persona che prova un affetto duraturo che gli permette di reggere alle prove della vita. Il suo non è un amore liquido che rende labile e instabile la relazione familiare e pertanto può essere preso a modello per gli uomini e per i padri di oggi. 

Mons. Bresciani ha delineato anche i tratti di Giuseppe come padre. La sua non è una paternità genetica, ma generativa in quanto ha contribuito insieme a sia moglie a plasmare l’umanità del Bambino Gesù. È toccato a lui introdurre il figlio Gesù nella vita senza trattenerlo, senza possederlo, ma rendendolo capace di scelte libere. Questo è avvenuto soprattuto grazie al lavoro di Giuseppe col quale Gesù ha compreso la fatica, la pazienza l’importanza del guadagnarsi di cui vivere. Giuseppe ha introdotto Gesù nella vita di fede, portandolo con sé nella sinagoga e possiamo dire con certezza che Gesù come uomo si è relazionato con Dio Padre vivendo il suo rapporto di figlio con Giuseppe: la paternità umana è pienamente tale quando rimanda a una paternità più grande, ovvero a quella di Dio. 

Dopo la riflessione del Vescovo Carlo i vari rappresentanti delle associazioni, dei movimenti e dei gruppi laicali hanno condiviso col Vescovo Carlo come stanno procedendo le varie attività nelle rispettive realtà. Tutti sono stati concordi nell’esprimere il desiderio di tornare alla normalità e quindi di vedersi in presenza, perché la modalità on line – anche se al momento l’unica possibile – limita certi gesti e certe peculiarità tipiche di ogni gruppo. Nonostante la difficoltà del momento è prevalsa la speranza e la voglia di ricominciare.

 

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