“Con la Vostra illustre presenza – si legge nel testo diffuso poco fa dal Patriarcato caldeo – avete toccato il cuore di tutti i cittadini iracheni, cristiani, musulmani e altri in tutta la nazione, nel centro, nella regione del Kurdistan e nella diaspora. Avete seminato la consapevolezza sull’importanza dell’accoglienza e del rispetto della diversità, trattandosi di fratelli differenti che devono amarsi vicendevolmente e aiutarsi per costruire situazioni in cui ogni uomo viva con dignità, libertà e uguaglianza di diritti e doveri. Speriamo che questa linea di condotta, come indicato nel Vostro discorso a Bagdad, ispiri anche le intenzioni delle grandi potenze mondiali”. Nella lettera il card. Sako sottolinea “la profonda risonanza” che hanno avuto gli incontri con leader politici e religiosi e le visita ai diversi luoghi. “Le vostre preghiere con noi e per noi e la vostra frase: ‘L’Iraq rimarrà sempre con me, nel mio cuore’ hanno lasciato un’eco profonda che si è impressa nella nostra memoria in modo indelebile”, così come le parole ‘Salàm, salàm, salàm’ (pace, pace, pace), al termine della messa a Erbil, sono state “un messaggio e un invito a preparare la via della pace e ad essere operatori di pace”. “La vostra visita – prosegue la lettera del patriarca – ha realizzato un grande sogno e ci ha dato un forte sostegno per rimanere, comunicare con gli altri, sperare e costruire la fiducia. Siamo immensamente grati per la Vostra frase ‘Siete una Chiesa viva e forte’, che ci ha incoraggiati alla speranza e ad andare avanti con entusiasmo”. Dal patriarca caldeo giunge anche un forte ringraziamento al Papa per il dono di “350mila dollari a favore dei poveri. Sarà nostra gioiosa premura aiutarli a Vostro nome, senza badare alle differenze di religione, etnia o altro”.