Venerdì nove aprile, alle ore 17.00, il nostro caro Don Giuseppe Bachetti ci ha lasciato ed è deceduto all’ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto a causa del Coronavirus che lo aveva colpito.
Don Bachetti era nato ad Ascoli Piceno il 31 marzo 1948. Apparteneva alla parrocchia di Maria SS. Assunta in Venagrande ed è qui che era nata la sua vocazione sacerdotale sulle orme di Don Mario Domizi, suo primo parroco, che per lui è stato la forza motrice della sua vocazione: il suo temperamento, il suo carattere, gli hanno dato la forza di essere fermo nelle cose in cui credeva. “Se sono sacerdote, diceva, lo devo a lui”.
A sette anni ricevette la Cresima e la Comunione. A otto anni, sentì la chiamata al Sacerdozio, ma il parroco, interpellato, gli rispose che era troppo giovane e per questa e per diverse altre motivazioni, la sua richiesta non fu accolta e, non avendo una famiglia sua, venne indirizzato agli studi e alla formazione umana e spirituale presso l’Istituto “Cantalamessa” nelle sedi di Ascoli e di Grottammare. Don Giuseppe racconta: “Ad una certa età, ho avuto la possibilità di lasciare l’azienda che avevo fondato ai miei dipendenti e di partire. Mi sono sentito un po’ come Abramo. Avevo 57 anni quando ho potuto realizzare il mio grande sogno”.
La vita di don Bachetti non è stata facile, ha dovuto affrontare molti ostacoli, e per prime le vicende di vita della sua famiglia. Il pensiero di diventare sacerdote era per lui una gioia, ma anche un dolore, specie, ogni volta che questo desiderio veniva ostacolato o respinto. Una vita passata tra un’attività e l’altra per trovare una sistemazione adeguata. Ha creato un’azienda di trasporti, ha provato a crearsi una famiglia, ma era infelice. Ha fatto il marinaio, l’infermiere militare, il circense, l’imprenditore, ma i successi professionali non gli tolsero il desiderio di diventare sacerdote, finché l’11 settembre del 2001 don Giuseppe lasciò tutto ed entrò nel convento dei frati cappuccini di Cesena per farsi frate.
Dopo un anno fu inviato a Bologna a fare da infermiere per accudire una comunità di 12 frati anziani e malati. Successivamente i suoi superiori decisero di fargli studiare teologia, ma non gli permisero di prendere i voti: un altro dolore. Finalmente nel 2007 Mons. Rabitti, suo professore, diventato Arcivescovo di Ferrara, gli permise di iniziare il suo percorso di preparazione al sacerdozio ed il 10 ottobre del 2009 fui ordinato sacerdote e incardinato nell’Arcidiocesi di Ferrara. Dopo alcuni anni di attività pastorale in detta diocesi, nell’aprile del 2014 don Giuseppe chiese ed ottenne di essere trasferito e incardinato nella Diocesi di Ascoli Piceno e poter tornare così nella sua terra natia. Mons. Luigi Conti, Amministratore Apostolico di Ascoli, lo accolse e lo nominò vicario parrocchiale della Cattedrale e più tardi direttore della casa del clero. Il primo settembre 2015 fu nominato addetto al santuario Madonna delle Grazie ed il 22 febbraio del 2016 assistente ecclesiastico della confraternita della Madonna delle Grazie. Altri incarichi gli sono stati affidati da Mons. D’Ercole, come cappellano del 235° Reggimento Piceno, assistente spirituale degli istituti religiosi femminili, cappellano della Casa Madre delle suore pie operaie dell’Immacolata Concezione, penitenziere della cattedrale e soprattutto, durante l’anno del giubileo straordinario della Misericordia, proclamato da papa Francesco, fu chiamato ad essere “missionario della Misericordia” e dedicarsi ad una peregrinazione in diverse diocesi italiane per assolvere a questo ministero, affidatogli direttamente dal Santo Padre Papa Francesco.
Nell’ultimo periodo, agli inizi dell’anno 2021 su proposta del Vescovo Mons. Pompili, ha accettato l’impegno di servire pastoralmente la parrocchia di San Giovanni Battista in Poggio di Bretta, cosa che ha svolto con entusiasmo e grande disponibilità, riscuotendo la simpatia e l’approvazione di tutti i parrocchiani. In questi ultimi giorni che hanno coinciso con le festività pasquali don Giuseppe ha contratto il coronavirus ed in pochi giorni, nonostante le cure, prima in casa, poi in ospedale, ha concluso il suo viaggio terreno. La sua morte lascerà un grande vuoto in tutti i suoi familiari, amici e parrocchiani, ma anche il conforto di aver conosciuto un uomo, un sacerdote, che ogni giorno ha dato testimonianza di sapere vivere la propria vocazione giorno per giorno nel segno della gioia. Ha raggiunto la casa del Padre proprio nella Ottava di Pasqua, nell’antivigilia della Domenica della Misericordia, per prendere parte alla risurrezione del Signore che ha servito ed amato in tutta la sua vita.
I funerali si svolgeranno lunedì 12 aprile in Cattedrale e saranno presieduti da Mons. Pompili e con la partecipazione dell’ordinario militare Mons. Santo Marcianò e dell’Arcivescovo di Ferrara Mons. Gian Carlo Perego e di innumerevoli Sacerdoti diocesani, Religiosi e Cappellani militari delle regioni di Marche, Abruzzo e Molise.
Don Giuseppe si definiva “il prete più felice del mondo”. Una felicità che derivava da un lungo percorso di vita laicale che diventò bagaglio prezioso di esperienze da spendere, nel suo essere sacerdote. “Una vocazione “adulta” – spiegava – entra nella vita della persona in modo pratico perché ci sono tanti episodi di vita che sono comuni tra il suo essere sacerdote e ciò che era stato prima. Lo ripeteva spesso don Giuseppe: “lo rivivrei tutto per arrivare all’oggi. Questo io comunico alle persone: di non perdere mai la speranza, perché io in prima persona l’ho vissuto. E quando mi dicono “Io prego il Signore, ma non mi ascolta mai”, rispondo “Abbi fede, anche io ho aspettato tanto”. La speranza è insita nella nostra esistenza, cammina con i nostri giorni minuto per minuto, se ho desiderio di arrivare “là” e quel “là” mi piace sono disponibile ad affrontare tutto e metto in gioco la mia vita giorno per giorno”. Come fece un giovane Giuseppe Bachetti che, partendo da Taranto dove aveva concluso il servizio militare, arrivò a Milano e lì, dopo varie traversie, approdò nel mondo del circo Togni. “Chiesi impiego per tre mesi, ci sono rimasto 10 anni – racconta – ho cominciato facendo l’operaio, ma il mio obiettivo era molto più alto. Negli anni sono diventato addetto alle “public relation”, responsabile della pubblicità, tecnico del suono e delle luci e persino presentatore dello spettacolo.