Patrizia Caiffa
I rifugiati siriani non possono rientrare nella loro terra perché hanno paura di essere perseguitati. E sono mal sopportati nei Paesi che li ospitano, a causa di crisi economiche e politiche che stanno destabilizzando tutta l’area. E’ sempre più dura la vita dei 6,6 milioni siriani che hanno trovato rifugio fuori dalla Siria, la maggior parte in Libano, Giordania e Turchia. Ma anche i libanesi non se la passano bene. “Migliaia di libanesi stanno partendo verso Cipro con documenti falsi, affidandosi ai trafficanti – spiega al Sir Danilo Feliciangeli, coordinatore per i progetti della crisi siriana per Caritas italiana -. Da Cipro ripartono via aereo verso la Grecia o il Nord Europa. Se ne parla solo con trafiletti, quando ci sono naufragi”. Si apre così una nuova fase per il Libano, molto grave e significativa: “Non succedeva dalla guerra civile.
Da Paese di accoglienza il Libano sta diventando Paese d’emigrazione. E per i rifugiati siriani è il disastro totale.
Contro di loro “si è creata una campagna di odio e notizie false, sono diventati il capro espiatorio di tutti i mali”. Le tensioni maggiori sono al nord, nella zona di Tripoli. Nell’ultimo anno ci sono stati attacchi, episodi di violenza e incendi anche nei campi.
Papa Francesco, durante la benedizione pasquale Urbi et orbi ha ringraziato “i Paesi che accolgono con generosità i sofferenti che cercano rifugio, specialmente il Libano e la Giordania, che ospitano moltissimi profughi fuggiti dal conflitto siriano”. E ha dedicato un pensiero particolare al “popolo libanese, che sta attraversando un periodo di difficoltà e incertezze”. Il Papa guarda al Libano come futura meta di viaggio apostolico (annunciata durante il volo di ritorno dall’Iraq), e la comunità cristiana libanese, guidata dal cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti, lo attende con fiducia, sperando che accada entro l’anno.
“La situazione è devastante, manca il cibo, l’inflazione è a livelli impressionanti, ci sono proteste contro la classe politica. Le banche sono al collasso e i problemi concreti ostacolano gli aiuti”.
Secondo il presidente di Caritas Libano padre Michel Abboud c’è addirittura “il rischio di una nuova guerra civile”: Hezbollah con i cristiani e i sunniti dall’altra. Cominciano infatti gli scontri tra fazioni, “c’è il pericolo che si torni alle armi”. La crisi politica in atto – da settembre non c’è un governo – ha provocato infatti uno stallo generale. “Un problema grande è l’approvvigionamento dei beni – spiega -. Caritas Libano aveva iniziato progetti di imprenditoria sociale, di sviluppo agricolo, la mensa per i poveri era stata trasformata in ristorante sociale. Poi con il Covid e la crisi economica c’è stato uno stop pesantissimo”. Caritas Libano ha dovuto addirittura aprire un centro sanitario per il Covid a Beirut perché gli ospedali sono al collasso: “Il Paese è sovraffollato e il sistema sanitario non regge”. La visita del Papa, secondo Feliciangeli, “potrebbe scardinare l’impasse attuale e avere una importanza politica”.
In Libano almeno 1 milione e mezzo di rifugiati. In Libano ufficialmente vivono ufficialmente 900.000 rifugiati siriani ma sono almeno 1.500.000 (compresi quelli non registrati). Questi ultimi non ricevono aiuti, che comunque sono stati tutti soggetti a pesanti tagli da parte dell’amministrazione Trump. Molti siriani sopravvivono come possono nelle baraccopoli verso nord, a Tripoli o nella Valle della Beqa’. I bambini non vanno a scuola. Già prima del Covid facevano tre turni (un turno con i bambini libanesi e due turni con i siriani) e tantissimi non erano scolarizzati.
I siriani non possono rientrare. Negli ultimi tempi la politica del governo libanese è di non incentivare le presenze e favorire i rientri. Secondo alcuni sondaggi tre quarti dei siriani in Libano e Giordania vorrebbero rientrare ma solo il 5% intende farlo entro l’anno. “Per ora i siriani non rientrano – precisa Feliciangeli -. Chi è uscito era oppositore per cui hanno paura di ritorsioni da parte del governo siriano, di essere incarcerati. Chi è tornato ha subito persecuzioni personali.
Finché non ci saranno condizioni di sicurezza e garanzie per l’incolumità personale sarà difficile”.
In più il governo ha approvato leggi che scoraggiano il rientro: “iniziano a sequestrare le proprietà, non fanno nulla per ritrovare i legittimi proprietari delle case bombardate o abbandonate”.