Nella sagrestia della chiesetta di S. Martino – che dà il nome al paese di circa 3.100 abitanti che sorge al centro della Val Passiria – Max Zipperle si sente a casa. Si districa con agilità tra i tanti stipetti dell’antico armadio in cui sono custoditi gli arredi sacri della parrocchia. E li riconosce a colpo d’occhio, uno ad uno. Sul bancone mette scrupolosamente in fila i calici e, li descrive nei minimi particolari, spiegando quale viene usato nelle celebrazioni feriali, quale in quelle festive, qual è quello per le solennità e quale quello generalmente impiegato nella festa del patrono della parrocchia.
Occhi azzurri e vispi che spuntano dietro la mascherina, capelli a spazzola,Max Zipperle ha compiuto in questi giorni 13 anni ed è il più giovane sagrestano della diocesi di Bolzano-Bressanone.Svolge il suo servizio due volte la settimana, il mercoledì e il sabato sera, alternandosi con gli altri quattro sagrestani della parrocchia. L’estate scorsa è entrato ufficialmente a far parte dell’associazione diocesana dei sagrestani.
Max nutre un grande interesse per tutto quello che ruota attorno alla Chiesa e alla liturgia. Ha respirato la vita della sagrestia fin dalla culla.La famiglia Zipperle, infatti, vanta una lunga tradizione di sagrestani.A svolgere questo servizio per molti anni nella parrocchia di Sant’Orsola (frazione di S. Martino in Passiria) è stato il nonno di Max, Anton. Ma non solo. “Anche il mio bisnonno era sagrestano”, racconta con orgoglio il giovane. A questo punto non c’è da rimanere sorpresi quando all’età di tre anni all’asilo con i mattoncini lego si è messo a costruire non una casa, ma una chiesa.
I nonni Anton e Rosa hanno avuto un ruolo importante nella vita religiosa di Max.“Sono molto credenti – racconta oggi il giovanissimo sagrestano – e io ho trascorso molto tempo insieme a loro. Spesso con loro andavo a Messa e a visitare le tombe al cimitero”.
Il suo ingresso “ufficiale” in sagrestia lo ha fatto nel 2016, a 8 anni. Il giorno dopo la sua Prima Comunione, è entrato a far parte dei chierichetti della parrocchia. Chierichetto Max lo è ancora oggi e fa parte del direttivo del nutrito gruppo che conta attualmente una settantina di ragazzi. Ma preferisce fare il sagrestano.
Mostra gli ostensori della parrocchia: quello barocco, e quello gotico, impreziosito da una decine di miniature di santi, che descrive ad una ad una riconoscendola dagli attributi che la tradizione iconografica assegna a ciascuno di loro. E poi ci sono i reliquiari, che prende in mano con grande cautela. In uno è conservata una reliquia di san Martino, patrono della parrocchia, che viene portata in processione per le vie del paese il giorno della festa patronale, e nell’altro è custodita una reliquia della Santa Croce.
Ci accompagna a vedere la chiesa parrocchiale, descrivendocela in ogni suo minimo particolare. Max è un vero e proprio fiume in piena di parole, storie, aneddoti.Molte cose le ha imparate dal diacono Thomas Schwarz, per diversi anni assistente pastorale della parrocchia. Si sofferma davanti all’altare maggiore, indicandoci le statue di san Benedetto e di santa Scolastica, due santi che hanno un posto particolare nel suo cuore, insieme – certo – a san Martino, il patrono della parrocchia. Poi lo sguardo si leva verso l’alto, seguendo il suo dito che indica la Trinità – raffigurata da Padre, Figlio e Spirito Santo – che è posta sulla sommità della pala d’altare.
Due volte la settimana – il mercoledì e il sabato sera – è Max ad occuparsi di preparare tutto per la celebrazione. Fa ogni cosa con meticolosa precisione e innata naturalezza.Sistema il lezionario sull’ambone e il messale sull’altare, accende le candele, riempie le ampolle con acqua e vino ed aiuta il parroco ad indossare le vesti liturgiche. A lui, poi, il compito di raccogliere le offerte. E fa suonare anche le campane. Davanti alla pulsantiera, con cui sono comandate elettricamente, ci spiega con dovizia di particolari a quale santo è dedicata ciascuna campana e la sequenza usata nel suonarle a seconda delle diverse occasioni.
Karl Lahner, il più anziano tra i cinque sagrestani della parrocchia, si dice soddisfatto della preparazione e dell’impegno di Max.“È un ragazzo preciso e diligente – racconta – ce ne vorrebbero tanti altri di ragazzi come lui”.Anche Vigil Raffl è sagrestano a S. Martino. “Tra noi sagrestani non c’è nessun ‘capo’ – spiega – i compiti vengono suddivisi all’interno del gruppo. Max ha una grande conoscenza storico-artistica: è un piacere ascoltarlo nelle sue spiegazioni e imparare da lui”.
Fin da piccolo Max con la sua famiglia ha viaggiato molto. “Ogni volta che abbiamo visitato una nuova città – racconta la mamma, Rosmarie Pamer, che di S. Martino è la sindaca – la prima tappa è stata una chiesa e poi un museo”. Quella per la storia dell’arte e per la storia della Chiesa è per Max più che una semplice passione e non di rado a in cerca di nuovi documentari e contributi video su Youtube. Quest’anno frequenta la terza media e già pensa di andare a Bolzano e frequentare il liceo classico dei Francescani, per poi continuare all’università e specializzarsi in filosofia, storia dell’arte e della Chiesa.
A differenza della stragrande maggioranza dei suoi coetanei, Max detesta il calcio. Nella sua cameretta non ci sono i tradizionali poster dedicati ai campioni del pallone. È possibile, invece, ammirare una collezione di statuette lignee di santi e una ricca raccolta di rosari. Cose sicuramente insolite al giorno d’oggi, per la stanza di un adolescente. “Max è così profondamente convinto – commenta la mamma –, che è bello vedere con quale cura ricerca nuove informazioni e cerca di arricchire le sue conoscenze. Ed è altrettanto bello vedere come i suoi amici e compagni accettino senza alcun problema e con grande naturalezza questa sua particolare passione”. Per il compleanno i suoi amici gli hanno già regalato in passato una statuetta raffigurante un santo o un buono per acquistare un oggetto liturgico che gli possa essere utile nel suo servizio come sagrestano.
Proprio in questi giorni Max ha festeggiato il suo 13° compleanno. Per regalo ha chiesto un abito da indossare quando svolge il suo servizio di sagrestano.Ma Max ha anche un altro sogno nel cassetto.Gli piacerebbe tanto incontrare e conoscere Papa Francesco,magari al termine di un’udienza generale. Per ora il coronavirus rende questo sogno impossibile. Max però non ha alcuna intenzione di arrendersi. Non appena le disposizioni nazionali lo consentiranno, insieme alla sua famiglia andrà a Roma. E San Pietro è la prima tappa che ha già fissato nel suo programma di viaggio.