“Promuovere la salute pubblica e realizzare il diritto di ogni persona alle cure mediche di base, anche mediante un accesso universale ai vaccini”. È una delle sfide più urgenti da affrontare per uscire dalla pandemia, secondo quando dichiara il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, in un’intervista rilasciata a Vatican news. Il cardinale si sofferma inoltre sulla “necessità trovare nuove forme di lavoro che siano davvero capaci di soddisfare il potenziale umano e che al tempo stesso affermino la dignità di ogni persona”. In questo senso, il ruolo della Segreteria di Stato – ricorda Parolin – “è quello di continuare a ricordare instancabilmente alla comunità internazionale ed ai singoli attori politici, le esigenze del bene comune e il rispetto della persona umana”. “La scelta di Papa Francesco di nominare la dottoressa Di Giovanni sottosegretario per il Settore multilaterale – afferma inoltre Parolin a proposito della recente nomina di Papa Francesco – costituisce un indubbio riconoscimento del ruolo della donna, non solo all’interno della Segreteria di Stato, ma anche nella missione stessa della Chiesa”. Nel complesso, il personale della segreteria di Stato è composto da persone di varie nazionalità e di varie provenienze, laici, sacerdoti e religiosi, che si adoperano con dedizione e spirito di sacrificio. Nelle tre Sezioni lavorano complessivamente, in varie mansioni, 103 laici di cui 55 sono donne, 25 delle quali religiose, provenienti da tutti i continenti. Tale impegno, si poggia oggi su una rete di 128 Nunziature Apostoliche per i 174 Paesi che hanno relazioni diplomatiche con la Santa Sede, 12 Delegazioni Apostoliche presso le Chiese locali e 17 Organizzazioni Internazionali. Quanto ai costi della diplomazia pontificia, informa il segretario di Stato vaticano, “le spese ordinarie e straordinarie del 2020 sono state complessivamente circa 23,8 milioni di euro, di cui 20,1 milioni spese ordinarie e 3,7 milioni spese straordinarie: la più cospicua ha riguardato i lavori di costruzione della nuova sede in Timor Est. Se i dati relativi alle spese del 2020 venissero confermati, si avrebbe una riduzione di costi di circa 3,8 milioni di euro rispetto al 2019”.

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