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FOTO Martinsicuro, l’Architetto Tucci ci svela i segreti della Chiesa della Madonna della Consolazione

Foto di Pasquale Tucci

MARTINSICURO – Prosegue il viaggio a spasso per la nostra diocesi alla scoperta delle chiese più antiche. Conosciamo oggi l’edificio sacro più antico di Martinsicuro, la Chiesa della Madonna della Consolazione, una chiesa padronale risalente al 1842, donata nel 1988 dalle sorelle Teresa e Livia Feriozzi alla Parrocchia Sacro Cuore di Gesù.

Imboccando via Po, lungo la quale si erge il fabbricato sacro ai cristiani, tutto si pensa meno che di trovare, a pochi metri, una chiesa storica! Il luogo, infatti, si trova in periferia ed ospita, all’inizio della strada, alcune costruzioni moderne. Solo verso la fine della via, ci si imbatte, all’improvviso, in tre edifici storici, tra cui la nostra chiesa. Dalle linee architettoniche molto semplici, la facciata si presenta in pietra e mattoni, con lesene e cornicioni in laterizio, sovrastati da un timpano incorniciato ed un campanile a vela in laterizio. Il portone d’ingresso, maestoso ma sobrio, in legno di noce nostrana, è arricchito da tre finestre: ai lati vi sono due finestrelle di forma quadrata su cui sono dipinti il pane ed il vino, mentre centralmente, sopra al timpano, vi è un ampio finestrone con su dipinto un arcangelo.

Internamente l’edificio sacro si presenta con un’aula unica a pianta regolare. Il presbiterio, delimitato da un’abside semicircolare coperta a semicupola, è separato dal resto della chiesa dal classico arco trionfale, che però qui risulta scarno, semplice, senza decorazioni. La volta a botte è arricchita da quattro lunette laterali, ciascuna delle quali ospita una particolare finestratura. L’illuminazione è quasi tutta naturale: le quattro appliques presenti, infatti, non aumentano di molto la luce proveniente dall’esterno tramite le sei finestre laterali (quattro delle lunette e due della facciata) e l’effetto che ne consegue è quello di un luogo raccolto, immerso nella massima spiritualità. Anche le pareti sono intonacate senza particolari affreschi, quasi a ribadire l’essenzialità dell’edificio. La pavimentazione della navata, rinnovata nel 1989, povera, in cotto, a tratti è impreziosita da lastre di travertino. Anche il basamento dell’altare è completamente in travertino, sorretto da un sostegno in ferro battuto.

Ad accompagnarci in questo viaggio abbiamo avuto una guida speciale, l’Architetto Pasquale Tucci, che da quasi trent’anni si occupa di tutela e valorizzazione dei beni archeologici storici nel Comune di Martinsicuro e da sette anni è Presidente del “Gruppo Archeologico del Medio Adriatico“, un’associazione culturale di volontariato che ha come obiettivo principale la salvaguardia di tutti i beni archeologici, ma anche architettonici ed artistici presenti nel nostro territorio, attraverso la collaborazione con varie amministrazioni comunali (Martinsicuro, Tortoreto, Sant’Omero, Giulianova) e con la Sopraintendenza Archeologica d’Abruzzo.

La Chiesa, oggi intitolata alla Madonna della Consolazione – spiega Tucci – inizialmente non si chiamava così. Nel 1837 il re di Napoli, Ferdinando II, soggiornò a Colonnella (di cui Martinsicuro all’epoca era una frazione), mentre tornava da Venezia, dove era andato per incontrare la sposa Maria Teresa d’Asburgo, figlia dell’imperatore d’Austria. In quell’occasione il sindaco Felice Castagna chiese al sovrano la possibilità di costruire una chiesa nella zona bassa del territorio, l’attuale Martinsicuro. Per ingraziarsi la benevolenza del re, il sindaco propose di dedicare la chiesa alla Vergine Santissima e a Santa Teresa, in onore della novella regina che portava questo nome. L’autorizzazione a costruire la chiesa fu concessa e, nonostante il superamento di ogni scoglio burocratico, il comune di Colonnella non poté sostenere i costi di realizzazione in quanto troppo elevati e l’iniziativa quindi fu lasciata ai privati. Giuseppe Cesarini, uno dei proprietari terrieri più facoltosi di Colonnella, offrì il suolo sul quale costruire la chiesa. Il fratello, Aldobrando Cesarini, vicario generale della Curia Vescovile di Ripatransone e pievano di Colonnella, si offrì di pagare tutte le spese di costruzione e di mantenimento della stessa. Nacque così la Chiesa di Santa Teresa. Solo una cinquantina di anni dopo, e precisamente nel 1878, la chiesa cominciò ad essere appellata diversamente dai fedeli del luogo. La signora Agnese, vedova Cesarini, era rimasta sola, dopo aver perso l’unico figlio maschio, destinato ad ereditare il nome della famiglia e tutte le proprietà, e successivamente anche il marito, morto di dolore per la perdita dell’amato figlio. Unica consolazione per lei era la preghiera che faceva regolarmente, ogni giorno, nella sua chiesetta. Un giorno decise di porre una statua lignea della Madonna mentre stringe al seno il suo Bambino, alla quale rivolgeva quotidianamente le sue preghiere per riceverne conforto. La consolazione che sembrava partire dalla sacra immagine della Madonna e placare l’affanno che opprimeva il cuore alla signora Agnese fu tale che tutti ne rimasero meravigliati e cominciarono a chiamare quel luogo sacro Chiesa della Beata Vergine della Consolazione.”

L’edificio – prosegue Tucci – si trova in area archeologica. Questa via, infatti, è quella in cui si è sviluppato il primo nucleo della città di Martinsicuro. Nelle cartografie storiche, che ci sono state tramandate, risalenti al XVI – XVII sec., il primo nucleo di abitazioni compare nel 1600 ed è proprio questo: in alcune carte viene denominato “Segura”, in altre “Torre Sicura”, successivamente “Martinsicuro”. Il nome deriva dal capitano spagnolo Martin De Segura che fece costruire la Torre di Carlo V, l’edificio che attualmente ospita il museo archeologico “Antiquarium di Castrum Truentinum”. Nelle carte risalenti fino al XVII sec., il mare arrivava fin dove attualmente c’è la ferrovia, quindi queste prime case appartengono al nucleo più antico di Martinsicuro e sono le più vicine alla vecchia spiaggia esistente a quei tempi. I palazzi di questa via, così come la chiesa, sono dunque i più antichi della nostra città. Questa è definita area archeologica perché negli anni 90 del secolo scorso sono stati eseguiti degli scavi che hanno portato alla luce i resti dell’antica città romana di Castrum Truentinum, che fu abitata nel periodo che va dall’Età Repubblicana fino al Tardo Antico e che, nel periodo paleocristiano, fu anche sede vescovile. Si parla di un vescovo Vitale che fu mandato come legato del papa a dirimere alcuni problemi eretici in Medio Oriente. Esiste ancora nella nomenclatura cattolica il titolo di Vescovo di Truentum, un titolo che viene dato a qualche monsignore, chiaramente senza sede. Attualmente è vescovo di Truentum Monsignor Benoni, nominato di recente da Papa Francesco.”

L’architetto Tucci infine ci spiega: “Tre sono gli elementi degni di nota che troviamo all’interno. Prima di tutto le tre nicchie che accolgono ciascuna una statua lignea: lateralmente di due santi, mentre al centro dell’abside quella della Madonna della Consolazione. Poi di particolare pregio sono le icone della Via Crucis apposte sulle pareti laterali, risalenti alla prima metà del 1900 che in passato erano state esposte nella chiesa del Sacro Cuore e poi portate in questa chiesa periferica. Infine il crocifisso dell’artista Mauro Crocetta, un commissario di polizia di origini pugliesi che, come ultimo incarico, è stato ad Ascoli Piceno e, quando è andato in congedo, si è dedicato a scolpire ed ha voluto donare alla Chiesa una delle sue opere più espressive. Realizzato in bronzo con l’antichissimo procedimento della fusione a cera persa, il crocifisso vuole rappresentare tutta l’umanità che non è più oggetto di supplizio, ma albero vivente su cui Cristo non è inchiodato alla sua disperazione, bensì è sostenuto dalle braccia e soprattutto dai piedi discosti, liberi, nel momento di ascendere verso il Padre.”

Carletta Di Blasio: