COLONNELLA – C’è stato un po’ d’Abruzzo, un po’ di Teramo e soprattutto molto di Colonnella nella puntata di “Striscia La Notizia” appena andata in onda stasera su Canale 5. Per la rubrica ‘Capolavori Italiani in Cucina’, curata da Paolo Marchi, è stata ospite la Chef Patrizia Corradetti del Ristorante Zenobi con i suoi maccheroncini alla chitarra con le pallottine ( cioè polpettine), un piatto tipico della cucina abruzzese ormai noto in tutta Italia.
Patrizia, come è nata e come ha vissuto questa esperienza a Striscia?
Per me è stata una grande emozione. Sono una fan della rubrica di Paolo Marchi, uno dei primi giornalisti italiani ad occuparsi di enogastronomia, ideatore anche di ‘Identità Golose’. Sono stata contattata per un servizio sulla cucina teramana. Inizialmente mi hanno chiesto informazioni sulle virtù, ma poi si sono resi conto che, per riprendere integralmente tutte le fasi della preparazione, sarebbero dovuti restare con me una settimana! Così abbiamo pensato ad un altro piatto tipico che piace molto ai clienti e che fa parte della tradizione culinaria abruzzese: la chitarra con le pallottine. Tra l’altro questo è uno dei miei cavalli di battaglia: nel 2017, infatti, la Federazione Italiana Cuochi Abruzzo mi ha nominata ‘Cavaliere dei maccheroncini alla chitarra con le pallottine”. Sono stata la prima donna nella storia del premio ad aver ottenuto questo riconoscimento. Per quanto riguarda Striscia, devo dire che durante le riprese mi sono sentita molto a mio agio. La troupe è stata qui a Colonnella sabato 17 aprile, dalle 9 del mattino fino a sera, e sono state effettuate moltissime riprese, anche se poi il servizio è durato solo 3 minuti! Ma si tratta di 3 minuti preziosissimi, perché andati in onda in prima serata sulla tv nazionale: la mia ricompensa consiste nella promozione dell’immagine.
Come è iniziata la sua passione per la cucina?
Da dove cominciare?! Nel 1976 ho perso mio marito a causa di un incidente con la moto e all’improvviso mi sono ritrovata sola con i miei figli piccoli. Così ho ereditato una proprietà agricola qui a Colonnella con una casa colonica. Io all’epoca facevo la ragioniera ed ho continuato a farla, riuscendo così ad essere autonoma, ad andare avanti e, nel giro di qualche anno, a sistemare la casa colonica trasformandola nella mia abitazione. Purtroppo, però, nel 1994 ho perso il lavoro perché l’azienda, presso la quale lavoravo da 23 anni, ha deciso di chiudere. All’epoca avevo 45 anni ed ho capito che non potevo rimanere con le mani in mano: avevo una famiglia da portare avanti. Così ho pensato di sfruttare quello che avevo, cioè la proprietà agricola e la casa, e ci ho realizzato un ristorante. Per essere precisi, si trattava di una trattoria, non di un ristorante pentastellato, anzi è ancora una trattoria, che però sta facendo la sua parte in questo territorio. Io all’epoca non sapevo cucinare granché, quindi all’inizio mi ha assistito mia madre che era bravissima; poi, però, sono andata a scuola e mi sono messa a studiare. Essendo originaria di Offida, io conoscevo unicamente la Cucina Marchigiana; nel giro di poco tempo mi sono fatta una cultura sulla Cucina Abruzzese e Teramana in particolare. Da allora sono passati 27 anni in cui ho trascorso più tempo in cucina che fuori: ancora oggi, che ho 72 anni, passo in cucina dalle 14 alle 16 ore al giorno. In questi anni ho imparato un sacco di cose e soprattutto a cucinare i piatti tipici della tradizione abruzzese, cosa di cui vado molto orgogliosa. Tutta la cucina italiana, infatti, è bella e non la metto in discussione, ma poche altre cucine italiane vantano la completezza e la vastità della cucina Teramana.
Quali sono le sue specialità?
Sono tutte incentrate sulla cucina Teramana. Oltre ai maccheroncini alla chitarra con le pallottine, penso al timballo alla teramana, alle scrippelle mbusse (frittelle bagnate), alla capra alla neretese, fino ad arrivare alla pizza dogge (torta dolce). Del resto in ogni periodo dell’anno l’80% dei piatti presenti nel mio menu sono tipici della cucina abruzzese, e teramana in particolare.
Quali sono i maggiori riconoscimenti che ha ricevuto negli anni?
Per me il riconoscimento maggiore è essere presente su tutte le guide italiane più importanti, come, ad esempio, ‘L’Espresso’, ‘Gambero Rosso’, ‘Trova Abruzzo’ o la chiocciola di ‘Slow Food’, che – come gli esperti di settore sanno – è un importante apprezzamento che indica la presenza di una cucina del territorio che rispetta i canoni della tradizione. Se proprio devo citare un riconoscimento specifico, voglio ricordare il premio conferitomi da Slow Food nel 2019 come ‘Migliore Interpretazione della Cucina Regionale’.”
Come sta vivendo questo periodo così difficile per il mondo della ristorazione?
Prima di tutto lo viviamo con molta preoccupazione. Queste continue chiusure e riaperture sono deleterie. Sarebbe stato meglio restare chiusi per sei mesi filati! In questo modo, invece, chiudere non equivale a bloccare i costi, perchè ci sono alcune spese fisse che devono essere comunque sostenute, come le bollette delle varie utenze o la tassa sui rifiuti che risulta piuttosto onerosa.
In secondo luogo, stiamo vivendo la situazione anche con tanta paura. Finora ci siamo attenuti scrupolosamente a tutte le regole ed abbiamo applicato tutte le indicazioni che ci sono state date, ma il timore che qualcosa possa non andare storto c’è sempre.
Inoltre viviamo anche con dolore alcuni momenti, come quando abbiamo dovuto comunicare ad alcuni nostri dipendenti il loro licenziamento. Essendoci il coprifuoco, siamo aperti solo a pranzo ed abbiamo dovuto temporaneamente lasciare a casa il personale della sera. Non è stato facile allontanare persone con cui lavori da una vita.
Infine viviamo con l’ansia perché siamo consapevoli che un’azienda ha futuro solo se riesce ad avere un guadagno e, in questo momento, purtroppo questo non avviene. Se dovessero richiuderci n, non so davvero come riusciremo a prenderla. Sinceramente noi non abbiamo affitti da pagare e possiamo contare anche sui prodotti che la nostra azienda agricola ci regala, come l’olio ed il vino; ma la terra non dà mai un introito sicuro. La nostra vera attività, invece, è rappresentata dal ristorante, quello su cui abbiamo scommesso tutto e nel quale ha lavorato e continua a lavorare tutta la nostra famiglia: io e i miei figli, Cristina, Sandra e Marcello a cui ho intestato l’attività per avere una continuità nel nome. Ho insegnato loro che la vita è sì sacrificio, ma deve essere anche gioia e felicità: spero quindi che questa terra e questa attività possano tornare a rappresentare per loro un solido futuro.
Per concludere che messaggio vuole dare ai nostri lettori ed in particolare ai suoi concittadini colonnelllesi?
Il ristorante Zenobi e Colonnella sono un binomio imprescindibile. I nostri clienti vengono informati da noi sulle opportunità che la nostra cittadina offre, perché nel mio piccolo cerco sempre di promuovere, oltre che questo ristorante, anche questo paese, questo territorio, proprio come ho fatto stasera a ‘Striscia la Notizia’. In questo dovremmo migliorare come comunità: dovremmo viverci di più tra noi, scambiarci favori, interessi, prestazioni lavorative, collaborazioni. Ci auguriamo che tutti i Colonnellesi diventino più solidali ed uniti. Noi stiamo facendo la nostra parte: Zenobi è, infatti, un posto che in questo paese ha fatto qualcosa ed io ne vado molto orgogliosa.
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