SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Se ne parla già da un po’, soprattutto tra i giovani ma anche tra gli adulti. L’associazione “Questione Natura” è sempre più presente ed incisiva sul territorio piceno. Abbiamo perciò incontrato il suo presidente, Roberto Cameli, per conoscerla meglio.

Come è nata la vostra associazione e quanti siete attualmente?
È nata da un sogno, da una sensibilità condivisa con un mio amico e da un po’ d’audacia. Con lui ero solito girovagare per boschi e parchi, sia quelli nazionali (come il parco dei Monti Della Laga ad Acquasanta Terme) sia quelli locali (come i parchi della zona tra San Benedetto del Tronto e Monteprandone). In queste lunghe passeggiate li trovavamo sempre ricoperti da immondizia di tutti i tipi e soprattutto coperti dall’indifferenza di adulti e coetanei. All’epoca ci siamo chiesti cosa spingesse le persone a buttare un oggetto a terra, anziché nel cestino: in fondo i tempi per compiere l’azione sono gli stessi, non cambia poi molto. La risposta condivisa tra me e il mio amico è stata la stessa: è solo una questione di abitudine. Ed abbiamo capito che la chiave sulla quale bisognava lavorare per cambiare le cose era proprio questa: fare tanta sensibilizzazione per cambiare le cattive abitudini di molti. Così abbiamo pensato di ripulire la zona della Sentina a Porto d’Ascoli insieme ad un gruppo di amici: abbiamo creato un invito pubblico su Facebook, così da far conoscere la nostra iniziativa anche ad altri, qualora volessero unirsi a noi. E così è stato: oltre alla nostra comitiva di amici e compagni di scuola si sono aggiunte altri conoscenti e si sono radunate una ventina di persone. Visto che il progetto stava prendendo piede, abbiamo fatto una scrittura privata tra noi per accordarci su un progetto comune e condiviso, ma poi a Dicembre dello stesso anno abbiamo deciso di iscriverci all’Agenzia delle Entrate di Ascoli Piceno per essere riconosciuti. Questa ufficialità non aggiunge nulla al nostro fine, se non la possibilità di muoverci più liberamente nel fare iniziative o prendere accordi con altri enti, pubblici o privati.

Nell’arco di due anni siamo cresciuti tantissimo: attualmente siamo poco più di 40 persone e tantissimi seguaci. Io, che ho 26 anni e sono di San Benedetto del Tronto, sono il Presidente dell’associazione e Tiziano Lovisolo, che ne ha 21 ed è di Monteprandone, è il vice-presidente.

Di cosa si occupa la vostra associazione?
La nostra è una APS, cioè un’associazione di promozione sociale. Ci occupiamo di molti progetti che hanno a che fare con l’ambiente, gli animali, i giovani, il volontariato e – non ultima – la cultura. Dal nome che ci siamo dati ben si comprende come per noi la natura sia al centro del nostro interesse: tutti i giovani ed i ragazzi che si associano partecipano ad eventi in cui sono a stretto contatto con la natura e che hanno a che fare con la rivalutazione del nostro territorio.

Le prime attività che abbiamo organizzato erano esclusivamente eventi di raccolta rifiuti a cui abbiamo dato il nome di “Ambientiamoci insieme”: li facciamo dal 2019, da quando ci siamo. Da Gennaio 2021, però, ne facciamo anche uno al giorno, tutto dipende dalla disponibilità dei tesserati. Oltre a questa attività, in questi due anni abbiamo creato anche molto altro. Abbiamo, ad esempio, partecipato ad un concorso proposto ed organizzato da due associazioni, una internazionale che si chiama “Ashoka Italia” e una provinciale che si chiama “La Bottega del Terzo Settore” di Ascoli Piceno che racchiude al suo interno numerose associazioni del territorio. Questo concorso, chiamato “Noi al centro”, aveva l’obiettivo di proporre un’idea per rivalutare il nostro territorio. Io e Tiziano abbiamo proposto un’idea che ha preso il nome di “Happy Borghi” che mirava a preservare i borghi terremotati che abbiamo nell’entroterra. Noi stavamo partendo con la realizzazione di un orto comunitario a Santa Maria, frazione di Acquasanta Terme. Abbiamo preso spunto dagli orti sociali, quelle proprietà pubbliche, appartenenti ai Comuni, che vengono messi a disposizione di anziani, disabili o indigenti. L’orto comunitario ha lo stesso principio, ma viene affidato all’intera comunità che può lavorarlo e raccoglierne i frutti per uso personale, familiare o magari anche commerciale, rivendendo i prodotti al mercato. Insieme al parroco di Santa Maria, padre Giovanni, e con il supporto del sindaco e dei cittadini, abbiamo individuato un bel terreno vicino a “Lu Vurghe” (un percorso che i cittadini hanno realizzato riscoprendo un’antica sorgente termale con pozze per fare il bagno ed un lago. Qui abbiamo iniziato a ricavare un orto a favore della comunità. In queste zone, dopo il terremoto, sono rimaste poche persone che, per giunta, hanno anche poche opportunità di attività ricreative. Successivamente, nello stesso luogo, abbiamo organizzato anche il Carnevale 2020. In queste realtà non esistono aperitivi, eventi culturali; noi quindi abbiamo cercato di ridare una opportunità di socialità laddove ormai era andata persa. Purtroppo, a causa della pandemia, ci siamo dovuti bloccare; ma, appena possibile, riprenderemo.

Che riscontro avete dalla comunità?
Abbiamo registrato un grande interesse da parte delle persone, interesse che si è manifestato in aiuto concreto. Durante la pandemia, ad esempio, abbiamo inaugurato una nuova campagna chiamata “Mask Free” che consiste nella raccolta di mascherine, in quanto ci siamo resi conto che in giro ce n’erano tantissime sparse ovunque, quindi abbiamo deciso di raccoglierle. Non solo hanno partecipato moltissime persone a questi eventi, ma molti hanno iniziato a prendere esempio e, muniti di mascherina e sacchetto, hanno iniziato momenti di raccolta anche separati da noi. Nella nostra Community molti ci segnalano alcuni eventi di cui si sono resi protagonisti. Siamo molto seguiti. Da parte nostra c’è molta gioia nel vedere che, tramite queste semplici iniziative, siamo riusciti, da una parte, a far arrivare il messaggio alle persone e quindi a risvegliare l’interesse verso l’ambiente e, dall’altra, a conoscere molti Comuni del Piceno, dalla costa fino alla montagna, scoprendo e riscoprendo il nostro territorio che è stupendo. Abbiamo anche potuto osservare le abitudini dei diversi borghi e città, confrontare le differenze tra chi è abituato a vivere dentro ad un parco nazionale e chi vive sulla costa. I primi hanno un maggiore rispetto con la natura che li circonda perché sono nati e cresciuti in luoghi in cui la sintonia con la natura è una realtà con cui si confrontano fin da piccoli. Vorremmo che anche sulle città più grandi dell’entroterra o sulla costa fosse diffuso il sentimento del saper vivere con la natura, un aspetto importantissimo che oggi quasi tutti hanno dimenticato.

Grazie ai nostri 14 eventi di raccolta rifiuti “Ambientiamoci insieme” e ai 43 eventi di raccolta mascherine “Mask free”, abbiamo toccato in tutto 22 Comuni: Monteprandone, San Benedetto del Tronto, Grottammare, Cupra Marittima, Ascoli Piceno, Ripatransone, Offida, Acquasanta Terme, Spinetoli, Monsampolo del Tronto, Montemonaco, Acquaviva Picena, Colli del Tronto, Castorano, Montegallo, Castel di Lama, Appignano del Tronto, Maltignano, Folignano, Venarotta, oltre a due Comuni abruzzesi, Valle Castellana e Cortino. Essere riusciti ad essere operativi in tutti questi territori e a coinvolgere i cittadini di queste realtà è, per noi, motivo di grande orgoglio.

Quali sono i progetti per il futuro?
Tra gli obiettivi principali della nostra associazione c’è anche la promozione della cultura tra i più giovani. Ci sono in particolare due membri dell’associazione che, per me, sono la prova vivente del fatto che ciascuno di noi possa diventare la copia migliore di se stesso. Questi ragazzi, che a scuola avevano difficoltà ed avevano perso fiducia in loro stessi e negli altri, grazie alla nostra associazione hanno ritrovato se stessi, compreso chi vogliono diventare da grandi ed hanno ripreso gli studi anche con successo. Un ragazzo, che si è unito all’associazione a soli 15 anni, è diventato attentissimo all’ambiente, è sempre in prima linea con noi quasi ad ogni evento e ha ritrovato un grande interesse nella scuola. Un altro giovane, che aveva lasciato la scuola perché era timido e si trovava male in classe perché non riusciva a legare con i compagni, ha ripreso un percorso di crescita culturale asciato a metà: all’inizio ho cominciato a correggerlo con la grammatica, poi gli ho insegnato un po’ di inglese e soprattutto qualche trucco sulla respirazione per gestire meglio la sua ansia ed il suo imbarazzo nel parlare davanti ad un pubblico. Ora, quello stesso ragazzo insicuro e timido, è in grado di guidare da solo un gruppo di persone in escursione.

Ovviamente tutti i progetti di pulizia del territorio proseguono. Ad esempio, per festeggiare i due anni dalla nostra fondazione, lo scorso 25 Aprile, siamo tornati a pulire la Sentina, cioè la dove eravamo partiti. Oppure ieri siamo stati a pulire il cammino francescano della Marca a Venarotta. Tuttavia, oltre a proseguire le varie attività ambientaliste, per il futuro abbiamo pensato di occuparci ancora di più dei giovani i quali, con questa pandemia, si trovano messi all’angolo, soli, a casa, con tante domande alle quali non sanno rispondere. Noi ci prefiggiamo di guidarli in un percorso a contatto con la natura, che è anche un percorso di crescita, in un momento storico molto delicato in cui si dà valore ad oggetti (come i cellulari) o a strumenti (come i social network), che valore non hanno. Noi cerchiamo di far riscoprire loro gli ideali che magari tengono nascosti per timidezza o insicurezza o fragilità emotiva e di farli vivere con serenità, senza omologarsi ai pari – come spesso accade – e senza vergognarsi di ciò che sono. Oggi noi giovani abbiamo bisogno di essere ascoltati, però siamo i primi a non ascoltarci tra di noi. La nostra associazione è anche questo: un luogo in cui ascoltarsi e condividere esperienze; un luogo in cui vincere la solitudine e stare in un gruppo di coetanei; un luogo in cui fare cose diverse dal solito, sempre rivolte al bene comune, come, ad esempio, un’escursione nella natura o la pulizia di un territorio; un luogo in cui soprattutto ragazzi di 16/20 anni, sconosciuti tra loro, diventano amici che, anziché stare al telefonino o a fumare e farsi una birra, hanno la possibilità di vivere una realtà dove stanno insieme, fanno del bene, aiutano qualcuno e si confrontano tra coetanei.

Che messaggio vuole dare ai nostri lettori?
Prima di tutto voglio ringraziare i miei genitori e mia nonna che sono i primi sostenitori della nostra associazione, ci aiutano in tutti i modi sia concretamente, con la partecipazione agli eventi, sia economicamente, rinunciando spesso ai loro sogni per finanziare i nostri. Mi hanno sempre spronato, incoraggiato e sostenuto e non è cosa da poco.
Poi voglio lanciare ai lettori un messaggio attraverso le parole di Benedetto XVI, il papa emerito: “L’amore non è un romantico senso di benessere. Redenzione non è wellness, un bagno nell’autocompiacimento, bensì una liberazione dall’essere compressi nel proprio io.” Ecco: se non siamo capaci di liberarci dell’io che ingombra la nostra mente e la nostra anima, non possiamo assaporare le nostre sensazioni e non saremo mai capaci di amare noi stessi. E senza amare noi stessi, non potremmo mai amare il prossimo e fare del bene. Io, invece, vorrei che, nel cuore di ciascuno, amare il prossimo e fare del bene fosse sempre una priorità.

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