DIOCESI – La cattolicità della Chiesa si esplica anche in progetti di solidarietà fra le diocesi più fortunate del mondo e quelle dove invece il dramma della povertà è una piaga per larga parte della popolazione. È proprio quello che è accaduto fra la nostra diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto Marche e quella di Uvira (Repubblica Democratica del Congo). Infatti, grazie a un progetto missionario, presto nella diocesi africana saranno terminati i lavori per la ristrutturazione di una edificio denominato “Casa dei Poveri”. Don Nicola Spinozzi – che, oltre a essere parroco delle parrocchie Santi Gregorio Magno e Niccolò e Santi Benigno e Michele Arcangelo in Ripatransone, è Responsabile Diocesano della Cooperazione Missionaria fra le Chiese, delle Pontificie Opere Missionarie e Segretario della Commissione Missionaria Regionale della Conferenza Episcopale Marchigiana – ci spiega i dettagli di questo progetto.
«Il progetto di collaborazione con la diocesi di Uvira (Repubblica Democratica del Congo) nasce da una circostanza molto semplice, ovvero che la nostra diocesi ospita due sacerdoti di Uvira per motivi di studio: don Joseph che si trova nella mia parrocchia e don Juvénal che da diversi anni svolge il suo ministero presso la parrocchia Sacra Famiglia. Essendoci questa esperienza pregressa di collaborazione fra le nostre diocesi, cioè del Vescovo di Uvira che ci manda questi due sacerdoti e il nostro Vescovo che li accoglie, all’interno di questa amicizia e di questo rapporto fraterno fra le nostre chiese abbiamo pensato di realizzare un progetto missionario a favore di questa chiesa sorella nella Repubblica Democratica del Congo.
Sentendomi col Vescovo di Uvira, con l’Ufficio Pastorale e soprattutto con il Centro Missionario di Uvira abbiamo individuato, nei limiti delle nostre risorse economiche, la possibilità di realizzare un progetto di cooperazione sovvenzionato dalla nostra diocesi. Nello specifico si tratta di ristrutturare un edificio al fine di realizzare una “Casa per i Poveri” che funga da luogo di accoglienza dove le persone disagiate possano trovare un rifugio.
I lavori sono già stati posti in essere e pertanto fra agosto e settembre la casa sarà pronta per accogliere le persone bisognose. L’edificio era abbandonato e grazie al nostro progetto tornerà a essere un luogo ospitale chiamato, appunto, “Casa per i Poveri”. Il problema di comunicazione dovuto alla lingua è stato superato grazie alla mediazione di don Joseph. Al di là del progetto, per me la sua presenza nella nostra parrocchia è stata motivo di arricchimento pastorale, culturale e umano.
L’inizio del progetto è coinciso cronologicamente con l’uccisione del nostro ambasciatore Luca Attanasio lo scorso marzo, avvenuto a circa 200 km dal luogo dove la “Casa dei Poveri” è stata edificata. Anche se l’ambasciatore non era direttamente legato al nostro progetto, la sua morte ci ha colpito particolarmente, perché non molto distante da dove abbiamo dato il nostro contributo, praticamente nella regione confinante, lui stava agendo nella stessa direzione. Diversa era la modalità, perché l’ambasciatore Attanasio agiva tramite le organizzazioni non governative, mentre il nostro progetto è di tipo ecclesiale con il coinvolgimento delle Pontificie Opere Missionarie, ma unico era l’obiettivo e cioè quello di portare un po’ di sollievo alla popolazione, particolarmente colpita da dramma della povertà».
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