Lo scorso 12 maggio, ad Haifa, un gruppo di ebrei radicali ha aggredito con sassi e bastoni tre ragazze arabe di fede cristiana costringendole a ricorrere alle cure dei sanitari. A denunciare il fatto è lo stesso padre delle ragazze, Wadie Abunassar, portavoce della Assemblea degli ordinari cattolici in Terra Santa (Aocts). La notizia, già uscita nei giorni scorsi, viene oggi rilanciata dallo stesso portavoce con una riflessione, pervenuta al Sir, su quanto sta accadendo a Gerusalemme, a Gaza e in altre città di Israele. Abunassar ricostruisce nel dettaglio l’aggressione alle sue tre figlie maggiori, denunciando il mancato intervento della polizia, chiamata ripetutamente durante l’aggressione sia dalle ragazze sia dallo stesso portavoce. Addirittura, riferisce Abunassar, un agente che era nelle immediate vicinanze si è rifiutato di aiutarle.

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“Ci era stato promesso che esperti di impronte digitali sarebbero venuti a controllare la nostra macchina distrutta” così da rintracciare gli autori dell’aggressione, spiega Abunassar, “ma fino a questa mattina (sabato 15 maggio, ndr.) non si è fatto vivo nessuno”. Atteggiamento, quello della polizia e delle forze di sicurezza israeliane, che pone delle domande: “Perché i sistemi di sicurezza non sono riusciti a fermare gli ebrei radicali quando già si stavano radunando, prima del raid? Perché il poliziotto non è intervenuto quando mia figlia è corsa da lui a chiedere aiuto? Perché i poliziotti non sono riusciti a fornire alcuna protezione alle mie figlie? Perché nessuno degli aggressori ebrei è stato arrestato o detenuto nonostante il fatto che diverse altre auto di proprietà araba siano state danneggiate? E – soprattutto – come si sarebbero comportati i poliziotti se fossimo stati una famiglia ebrea?”. Per Abunassar, “la realtà più pericolosa che Israele sta affrontando al giorno d’oggi è far perdere la fiducia a molti nel sistema e consentire ad altri di comportarsi come se il sistema funzionasse per loro!”. “Molti arabi – rimarca il portavoce – credono che la polizia miri ad allontanarli dal Paese. Ma noi non andremo da nessuna parte. Questa è la nostra patria e crediamo che la stragrande maggioranza delle persone, di ogni estrazione etnica e religiosa, siano persone di buona volontà. Cercheremo di riorganizzare la ‘maggioranza silenziosa’ per fermare la ‘minoranza rumorosa e violenta’, sostenuta da massimi esponenti politici del Paese. Noi non perderemo la fede in Dio e nelle persone di buona volontà. Non fuggiremo ma resteremo saldi nella nostra patria per evitare che questo circolo vizioso ci porti – Dio non voglia -, se non proprio alla guerra civile, ad un accresciuto odio tra le varie componenti del nostro amato Paese. Aiutateci a proteggere non solo Israele, ma la possibilità di pace e di convivenza tra i popoli in Terra Santa e in Medio Oriente”.

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