Com’è la situazione attuale nel suo reparto?
Purtroppo l’attuale situazione pandemica ha costretto noi, come altre Unità Operative, ad un ridimensionamento del numero di attività ambulatoriali e chirurgiche. Basti considerare che nel 2019 abbiamo eseguito circa 800 interventi chirurgici, mentre nel 2020 il numero delle prestazioni chirurgiche si è dimezzato. Naturalmente abbiamo dato piena disponibilità e il nostro personale ha contributo alla situazione di emergenza sanitaria fornendo 3 unità mediche di supporto ai reparti COVID di San Benedetto del Tronto, oltre a rendersi disponibile per l’esecuzione delle tracheotomie chirurgiche richieste dai colleghi Rianimatori per i pazienti COVID.
Nonostante queste difficoltà ho fortemente insistito con la Direzione Sanitaria e Generale dell‘ Area Vasta per mantenere la nostra presenza e la nostra attività h24 su entrambi i Presidi Ospedalieri di Ascoli Piceno e SBT. È ormai noto come la pandemia abbia allontanato i pazienti bisognosi di cure dall’Ospedale procrastinando così interventi o terapie necessarie, in tal senso ho avvertito l’esigenza di continuare a garantire un’assistenza continuativa.
Come è cambiata la vita in reparto da quando è iniziata l’emergenza coronavirus?
La vita di reparto è cambiata radicalmente, dato che gli spazi a noi assegnati sono stati occupati da altre attività COVID e le sedute operatorie presso l’Ospedale di San Benedetto del Tronto sono state soppresse per la carenza del personale sanitario.
Come riuscite a gestire la paura del paziente e a mantenere un rapporto di umanità, nonostante le restrizioni?
Abbiamo sempre spiegato al paziente che i percorsi ospedalieri sono sicuri: inizialmente, infatti, il personale sanitario era costantemente sotto controllo mediante tamponi, mentre attualmente è vaccinato. Inoltre abbiamo sempre cercato anche di mantenere un contatto telefonico con i familiari dei pazienti aggiornandoli costantemente sulle condizioni cliniche dei loro cari.
C’è qualche paziente di questi mesi che le è rimasto nel cuore più di altri? Perché?
Soprattutto i pazienti anziani che sono costretti a vivere il disagio della loro malattia in una condizione di assoluta solitudine.
Come ha vissuto la vaccinazione?
In completa serenità. Peraltro personalmente non ho avuto alcun tipo di effetto collaterale.
Nonostante le restrizioni a cui siamo tutti sottoposti e la maggiore fatica quotidiana che la sua professione richiede, c’è qualcosa di positivo che l’esperienza della pandemia le ha lasciato?
Come sempre accade, da ogni esperienza di vita c’è soltanto da imparare. In questa condizione – più che in altre – il mio team si è dimostrato compatto e disponibile nell’affrontare una situazione nuova e di difficile gestione. Abbiamo imparato ad apprezzare quello che prima era scontato e adesso è un lontano ricordo.
Come è cambiata la sua vita personale da quando è iniziata l’emergenza coronavirus?
Sostanzialmente, essendo stato sempre sotto controllo mediante tamponi e ora con vaccinazione, ho potuto vivere serenamente sia la mia vita lavorativa che il contatto con i miei cari.
Che messaggio si sente di dare ai nostri lettori?
Che presto torneremo alla normalità. Un Ospedale come il Madonna del Soccorso merita di tornare ad essere polo di riferimento sanitario Pubblico sulla costa.